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Roma svenduta: l’invasione dei negozi di souvenir cinesi al centro storico

Creato il 19 maggio 2012 da Wally26

Fonte: La Repubblica

Dal Vaticano a piazza Navona invasione di gadget cinesi. I residenti: “Patrimonio da tutelare”. Laddove c’erano panetterie, piccoli negozi ora ci sono cartoline e armature da gladiatore

L’esercito dei “little Pinocchio” avanza inesorabile. Matite, portachiavi, magnetici e pupazzetti. Il falso made in Italy spopola, sotto forma di burattino di Collodi, nei quartieri più frequentati dai turisti e soppianta, nelle vetrine e negli scaffali, gli oggetti di autentico artigianato. L’invasione dei negozi di souvenir, spesso di provenienza e proprietà cinese, ha ormai cambiato il tessuto commerciale della città, sostituendosi ai negozi di vicinato e alle botteghe storiche.  Un fenomeno che si è consolidato nel corso degli anni e che giorno dopo giorno assume sempre più le connotazioni di una “rivoluzione” che va di pari passo con la crisi del commercio tradizionale. “Gli affitti dei negozi sono ormai insostenibili – spiega Adriano Angelini, presidente dell’associazione Tridente  -  e non appena nel quartiere si sparge la voce della chiusura di un’attività, subito arriva l’offerta di qualche commerciante che intende acquistare il locale per aprire un punto vendita di souvenir”.  E in effetti laddove c’erano tintorie, panetterie, piccoli negozi di casalinghi ed elettrodomestici, ora ci sono solo grembiuli da cucina tricolore, cartoline, armature da gladiatore, magnetici e riproduzioni in miniatura del Colosseo. Souvenir di ogni tipo, venduti a pochi euro, che spiccano nelle vetrine di ogni quartiere, dal centro al Vaticano. Il tour tra le chincaglierie per turisti inizia nel rione Trevi e parte da via della Panetteria, dove in poco più di 300 metri ci sono cinque negozi di souvenir. Svoltando a destra, su via del Lavatore, i punti vendita sono addirittura otto, mentre da via di San Vincenzo a via dei Lucchesi se ne contano altri otto. Due in via della Stamperia, sei in via dei Crociferi. In pratica, ogni due vetrine c’è un negozio di souvenir. E lo stesso avviene in via in Arcione, dove cavatappi a forma di cupola di San Pietro e magliette con scritto “I love Roma” hanno sostituito le piccole boutique di quartiere.

Non c’è alcuna tutela per i negozi di vicinato  -  attacca Viviana Di Capua, presidente dell’associazione abitanti centro storico  -  negli ultimi anni la situazione è peggiorata, le attività di bassa qualità proliferano e nessuno vigila su queste nuove aperture. Esistono i regolamenti, ma né il municipio né il Comune si preoccupano di applicare le norme”.

Il che è evidente percorrendo strade tutelate come via Sistina, un tempo regno delle boutique di lusso e ora, nella parte che confina con piazza Barberini, terra di conquista degli scaffali colmi di cappellini con il Colosseo. Un assedio che non ha risparmiato neanche le strade che conducono a piazza di Spagna: in via Sant’Andrea delle Fratte i punti vendita di monumenti in miniatura sono due, in via del Nazareno tre. E mentre tra via della Palombella, via del Seminario e via di Pietra, al Pantheon, i negozi di souvenir sono otto, in via dei Canestrari, vicino a piazza Navona, i locali che vendono gadget sono quattro, uno attaccato all’altro. L’emergenza botteghe storiche ormai è senza quartiere. In zona Vaticano, ad esempio, i negozi di vicinato non esistono più. Via del Mascherino è il quartier generale dei souvenir, con ben 10 punti vendita che attirano i turisti e scontentano i residenti alla ricerca, magari, di un semplice negozio di alimentari.


Filed under: Cina, Politica Italiana, Societa'

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