Nei giorni scorsi ho visitato per la prima volta – ammetto la mia mancanza, dopo tanti anni di residenza nei pressi della Capitale – il roseto comunale di Roma, che apre solo da aprile a giugno, ha chiuso infatti i suoi cancelli il 14 giugno. E’ un giardino situato nei pressi del Circo Massimo, e ha ospitato dal 1645 il cimitero ebraico fino al 1934 ;il sito era per ciò detto “Ortaccio degli Ebrei”.
Il cimitero ebraico fu spostato nel 1934 in un settore del cimitero del Verano, e la zona fu occupata da “orti di guerra”, per poi rimanere incolta. Nel 1950 il Comune, con l’accordo della Comunità ebraica decise di ricreare il roseto nell’area attuale. L’antica destinazione non fu però dimenticata: i vialetti che dividono le aiuole nel settore delle collezioni formano in pianta il disegno di una menorah, il candelabro a sette braccia, e ai due ingressi venne posta una stele con le Tavole della Legge di Mosè che ne ricorda la passata destinazione.
Nel settore più grande sono ospitate le varietà che permettono di tracciare l’evoluzione della rosa dall’antichità ad oggi, suddivise tra “rose botaniche”, “rose antiche” e “rose moderne”.
Di particolare importanza la collezione di “rose botaniche” e “rose antiche”, la cui diffusione iniziò a declinare dopo l’inizio delle ibridazioni con le rose cinesi importate a partire dagli inizi del 1800, e che diedero l’inizio alle numerosissime varietà delle “rose moderne”.
Nella seconda sezione, più piccola, vengono ospitate le nuove varietà di rose appena create, inviate qui da tutto il mondo, che dopo una permanenza di due anni partecipano al concorso internazionale “Premio Roma” per nuove varietà.
Una delizia per la vista e l’olfatto, un angolo di paradiso nel paradiso della zona più bella di Roma, quella situata tra il Colosseo e il Circo Massimo.