Artista/Gruppo: Roy Orbison
Titolo: Mystery Girl
Anno: 1989
Etichetta: Virgin
Inizio questa recensione con una brevissima premessa: non mi ero mai trovato così in imbarazzo nell’avvicinare la descrizione di un album e del suo artista come stavolta con Mystery Girl di Roy Orbison. La spiegazione è semplice: non ho ancora capito di che stiamo parlando. Cos’è Roy Orbison, cosa è stato per la musica? Che genere è Roy Orbison? Per molti – anzi praticamente per tutti – è rockabilly, country rock, rock’n'roll. Con un po’ di onestà intellettuale anche pop rock. Mystery Girl appartiene molto più a quest’ultimo genere che non ai primi, ma gli influssi del passato in bianco e nero dell’Orbison di Crying si percepiscono ancora, grazie alla presenza di Tom Petty e Jeff Lynne tra gli strumentisti principali del disco.
Mystery Girl è un’immensa illusione, un sogno tra il profetico e l’incubo. Chi conosce già la storia di Roy Orbison avrà capito subito di cosa sto parlando. Provo a rinfrescare la memoria con pochissimi passaggi che sono come macchie indelebili nella biografia di questo artista. Si parte dalla perdita della moglie Claudette in un incidente stradale dopo due mesi di matrimonio nel 1966, e si prosegue con la morte di due dei suoi tre figli nel 1968 in un incendio che distrusse la sua casa a Nashville mentre era in tournée in Inghilterra. Due circostanze che segneranno per sempre Orbison, che se già era particolarmente predisposto alla depressione di lì in poi cavalcherà per sempre il cavallo dell’artista solitario e psicodrammatico.
Perché dico che Mystery Girl è un’illusione? Perché la prima traccia al contrario si presenta come un inno all’ottimismo. Si tratta della celeberrima You Got It, forse la hit più famosa di Orbison assieme a Pretty Woman: «Anything you want, you got it, Anything you need, you got it». Tutto ciò che vuoi ce l’hai, l’hai preso. Ecco il messaggio che voleva trasmettere Orbison. Ma poi il resto del disco? Si piega a un melancolico pessimismo musicale, alla Orbison appunto. Con colori sfocati, cupi, tristi.
Ho ascoltato Mystery Girl soltanto dopo aver mangiucchiato qua e là negli ultimi anni, ogni tanto, un The Very Best of Roy Orbison pubblicato dalla Virgin nel 1996. Inizialmente pensavo che anche Mystery Girl fosse una raccolta, ma di quelle di seconda fascia: le tipiche ristampe già uscite, da bancarella. Suonerà come blasfemo alle orecchie dei fan di Orbison, ma c’è anche un motivo. Questo perché sostanzialmente il best of di cui sopra portava almeno 4 o 5 brani di Mystery Girl. Praticamente mezzo album in un quarto di raccolta ufficiale di una carriera di oltre 40 anni. Occorre specificare che Mystery Girl viene pubblicato postumo nel 1989, un anno dopo la morte dello stesso Orbison avvenuta nel 1988. E’ quindi l’ultimo album di Orbison, in quel periodo attivo anche con il supergruppo dei Traveling Wilburys, di cui facevano parte oltre ai già citati Petty e Lynne, anche Bob Dylan e George Harrison.Mystery Girl uscì in concomitanza con il loro primo album, Traveling Wilburys Vol.1, e fu subito recepito dal pubblico e dalla critica schizzando nella top 5 Billboard e facendo di Orbison l’unico assieme a Elvis Presley e Michael Jackson ad aver avuto due dischi nella top 5 contemporaneamente.
La Virgin non deve averci riflettuto molto e ben 8 anni dopo la morte dell’artista (quindi ampiamente digerita dalla storia) ha deciso comunque di eclissare gran parte dei primi 20 anni della sua carriera puntando tutto sulla scia dei recenti successoni. La morte di Orbison ha fatto il resto congelandolo nell’alveo del pop-rock. In realtà ne era incline in modo quasi naturale, basti notare le più vecchie Pretty Woman o In Dreams. Il movimento è rock, ma all’ascolto è quasi dance. Per farla breve: Orbison è nato al fianco di Elvis Presley ed è morto all’ombra di Bono Vox. È Bono infatti l’autore di una delle canzoni più belle di Mystery Girl e che dà anche il titolo all’album: She’s a Mystery to Me. Bono l’ha concepita appositamente per Orbison, ascoltando un’intera notte la soundtrack di Blue Velvet. La sera successiva ha incontrato Orbison nel backstage di un concerto degli U2 e ha ottenuto da quest’ultimo il placet a comporre un testo tutto per lui.
She’s a Mystery to Me e You Got It sono le due hit da classifica pesante di Mystery Girl, anche considerando il periodo musicale in cui va contestualizzato l’album. Siamo a fine anni ’80 e la musica attraversa un momento di completo abbandono alle sonorità pop e soul. Come In The Real World per esempio. Mystery Girl è un crogiuolo di fasi e inspirazioni, addirittura nella musica lirica. Orbison, Petty e Lynne (ma anche George Harrison ospite speciale qui con l’acustica) forse non se ne accorgono ma con A Love so Beautiful sfiorano il plagio del Nessun Dorma di Puccini, compresa la sezione di fiati tra un intermezzo e l’altro. E attenzione, non si tratta di un’operazione alla Elvis in It’s Now or Never, dichiaratamente ‘O Sole Mio, melodia comunque ripescata dallo stesso Orbison (sicuramente con maggiore inventiva stavolta) nella ballad California Blue.
Infine, mentre con Dream You (All I Can Do Is) emerge una vena più rock e le chitarre elettriche di Lynne si divertono in timide distorsioni sovra incise, con The Comedians (video sopra) emerge una maggiore fantasia negli arrangiamenti, e in In The Only One torna l’Orbison classico vagamente ispirato a Neil Young anche per via dell’enorme potenziale vocale nelle note alte che lo accomuna al canadese. Windsurfer e Careless Heart chiudono il disco e suonano come riempitivi per arrivare a una durata minima per un lp che altrimenti avrebbe sfiorato la mezzora scarsa.
Detto questo, ovvio che all’inizio non ho tratto da Mystery Girl una grande suggestione, se non fosse che poi è diventata quasi una scalata contro me stesso cercare di capirci qualcosa. Insomma, somiglia tanto a un’accozzaglia di brani senza filo conduttore se non la passione di Orbison e dei musicisti che lo affiancano. Il problema in questo caso è la mancanza di un vero produttore dietro i la costruzione dei brani: a parte Bono per She’s a Mystery to Me e Elvis Costello in The Comedians, nelle altre tracce gli stessi musicisti si auto producono oppure si alternano Barbara Orbison, moglie di Roy, T-Bone Burnett e Mike Campbell. Nel 2007 la Virgin pubblica lo stesso disco in una reissue contenente un brano aggiuntivo: si tratta di You May Feel Me Crying. In questo caso il produttore è Brian Eno. Voto 5,9.
Track listing
1. “You Got It”
2. “In the Real World”
3. “(All I Can Do Is) Dream You”
4. “A Love So Beautiful”
5. “California Blue”
6. “She’s a Mystery to Me”
7. “The Comedians”
8. “The Only One”
9. “Windsurfer”
10. “Careless Heart”
Personnel
Roy Orbison – vocals, backing vocals, acoustic guitar, electric guitar
Jeff Lynne – electric guitar, acoustic guitar, keyboards, piano, bass, backing vocals
Tom Petty – acoustic guitar, backing vocals
Mike Campbell – electric guitar, acoustic guitar, bass, mandolin
Jim Keltner – drums
Howie Epstein – bass, backing vocals
Benmont Tench – piano, organ, cheap strings
Additional personnel
Phil Jones
Michael Utley
Barbara Orbison
Roy Orbison, Jr.
Al Kooper
Rick Vito
Tom “T-Bone” Wolk
Buell Neidlinger
Billy Burnette
Mickey Curry
George Harrison
Ray Cooper
Louis Clark
Ian Wallace
Bono
David Rhodes
T-Bone Burnett
Mitchell Froom
Jerry Scheff
David Miner
Gary Coleman
Steve Cropper
The Memphis Horns