Il 6 nazioni, gran bella invenzione per noi Italiani schiacciati dal peso della nostra “insana” passione per la palla rotonda! Beh, schiacciata anche la palla, abbiamo scoperto che ci si può giocare ed abbiamo anche imparato che il tempo passato a guardare chi gioca non è proprio buttato (soprattutto nell’ottima prova data dalla nostra nazionale). Certo quella palla schiacciata, ovale, non rotola come l’altra a terra verso una direzione certa ed è il motivo per cui in questo gioco (“gioco” e spero che lo rimanga sempre!) si usano anche le mani e soprattutto la testa, perché per domare l’ingovernabile ci vuole l’eccellenza del gesto tecnico, del calcio come della presa. Ricordo serate novembrine avvolte da una nebbia che ostinatamente se ne stava ad una decina di metri da terra in cui io e l’altra ala, posizionati vicino alle rispettive linee di touch, calciavamo indefessamente il pallone per migliorare il tiro, forza e precisione, e la presa, salda e decisa. Palla presa a due mani, leggermente obliqua rispetto all’asse del corpo, lasciata cadere verso terra ed impattata da un forte calcio con il collo del piede in un movimento in cui il corpo teso come una balestra scattava in un baleno.
Il siluro calava dal nulla come un’ombra ed il cervello, in un attimo, doveva compiere calcoli balistici e garantire freddezza e perfezione a quella presa, ovviamente per il destino della partita, ma anche per quello delle proprie dita! Una bella frattura scomposta delle prime due falangi del dito medio della mano destra hanno messo fuori uso il mio compare per il resto della stagione! Controllo ed uso del cervello in un gioco dove sembra che la differenza possa essere fatta solo dalla forza e dalla velocità… sembra una vera baggianata. Eppure è proprio così, quando per poter avanzare verso la meta avversaria, devi passare la palla indietro, una palla che, fatta per essere accolta e protetta come un bambino in fasce, incassata tra il gomito flesso e le tue costole, sembra progettata da un folletto celtico dispettoso che l’ha pensata per farti impazzire.
La testa ben sulle spalle allora ed anche e soprattutto nella mischia, cioé quel mostro mitologico dotato di forza sovrumana che pare aver ingoiato uomini come un Belzebù, ma che in realtà è un organismo in cui tutto è studiato alla perfezione ed il bilanciamento della forza espressa è basato su calcoli che ciascuno dei suoi componenti deve elaborare in pochi secondi per non far crollare immediatamente la struttura. Tutti devono fare la loro parte al meglio senza velleità da primedonne e con estrema fiducia gli uni negli altri e questo significa “fare squadra”! La mischia è composta dagli avanti e nel dettaglio, secondo la numerazione e classificazione attuale, dal: 8 – Number 8 – Terza linea centro, 7 – Openside flanker – Terza linea ala (flanker destro), 6 -Blindside flanker – Terza linea ala (flanker sinistro), 5 – Lock (2nd row) – Seconda linea, 4 – Lock (2nd row) – Seconda linea, 3 -Tighthead Prop – Pilone destro, 2 – Hooker -Tallonatore, 1 – Loosehead Prop – Pilone sinistro.
Le prime linee, cioè i due piloni ed il tallonatore sono gli uomini di contatto, sono quelli che impattano con i loro dirimpettai e sui quali si concentra quell’enorme esplosione di forza controllata che scaturisce dall’incontro con gli avversari. I piloni in particolare sono teste d’ariete con licenza di “farsi valere” (qui habet aures audiendi audiat!), tori da combattimento manovrati dal tallonatore che bilancia la testa della mischia e, dopo averlo conquistato, spinge il pallone con i talloni verso le seconde e terze linee che a loro volta lo fanno uscire dalla mischia a disposizione del mediano di apertura.
Le seconde linee sono solitamente i giocatori più alti, anche due metri ed oltre, destinati alla spinta ed alla stabilità della prima linea e, soprattutto nelle touch, a svolazzare sollevati dai piloni alla ricerca del pallone lanciato dal bordo del campo, mentre le terze linee hanno varia conformazione fisica e sono il legame fisico tra gli avanti (1-2-3 linea) e i tre quarti. Sono solitamente molto resistenti e sono, grazie anche a questa caratteristica, supporto anche nelle fasi di difesa e rientro, garantendo quando possibile, sicurezza all’estremo.
Ricordo chiaramente una terza linea che dopo avermi schiantato a terra, mentre puntavo dritto verso la meta e l’estremo della squadra avversaria, ha passeggiato inavvertitamente sulla mia schiena. Uno dei motivi per cui mio padre smise di venirmi a vedere! Ma l’emozione impagabile di saettare tra i colossi degli avanti avversari e quel vento che ti passa tra le orecchie, val bene la collisione e lo schianto contro i titani! Nella prossima puntata il resto della squadra: mediani e trequarti.