Ecco un altro autore che leggo per la prima volta e che ho già destinato allo scaffale dei preferiti.
Sono solo a pagina 72 e tecnicamente non c’è trama: questo farebbe diventar calvi molti a furia di strapparsi i capelli. Io no, i capelli me li tengo.
Vita di cittadina di provincia americana, famigliola media, divorziati con figli (non si capisce neanche bene quanti). Non succede nulla, tranne:
- evacuazione della scuola per esalazioni non meglio identificate;
- un figlio che tiene una corrispondenza epistolare con un pluriomicida;
- vecchi che spariscono all’improvviso, con tanto di parapsicologa al seguito;
“Per il resto rimanemmo in silenzio, a guardare case che scivolavano nell’oceano, interi villaggi che si frantumavano e ardevano in una massa avanzante di lava. Ogni disastro ce ne faceva desiderare ancora un po’, qualcosa di più grosso, di più grandioso, di più travolgente.”
E chissà che altro.
Una società allo sbando i cui membri vivono giorno dopo giorno, tra supermercati e consumi, nel sovraffollamento di oggetti, rumori, persone, gesti.
E’ una totale immersione nella cultura consumistica americana. Dunque un memento per noi, visto che arriviamo sempre qualche anno dopo gli americani: siamo già sulla buona strada (e lasciatemi sfogare: con tutti questi outlet di cacca che nascono come funghi!!!)