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Rwanda, la morte sconfitta dal preservativo

Creato il 10 giugno 2012 da Dragor

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   Chi ha detto che gli africani sono contrari all’uso del profilattico? Si tratta soltanto di fare una campagna intelligente. Da noi, in Rwanda, si ricorre alle popstar. Nella foto qui sopra potete vedere Liza che tira il profilattico per far capire che è elastico e si adatta alle taglie più grandi, in quella sotto Masamba che lo mostra nella condizione originale per far capire che si adatta alla taglie più piccole. La didascalia dice : «Io utilizzo il preservativo. E’ mio dovere proteggermi.»   

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Rwandan condom billboard 2

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   Sull’efficacia della campagna non ci sono dubbi. Ai tempi dell’ancien régime, quando comandavano i razzisti e i preti, i sieropositivi erano il 30 per cento della popolazione, praticamente 1 persona su 3. Adesso la percentuale è scesa al 13 per cento e i morti sono diminuiti in proporzione. Quanto ai marmocchi, da una media di 6 per famiglia (avete letto bene, 6), si è passati a 3. Sempre troppi, ma meno di prima.

   I profilattici si vendono dappertutto. Mia moglie, che gestisce una boutique, li vende come il pane. Spesso chi compra una cassetta di birra compra anche una scatola di profilattici, segno che le due cose vanno di pari passo: ci scoliamo un paio di bottiglie da buoni amici e poi facciamo l’amore senza rischiare l’AIDS o gravidanze indesiderate. Oh, le belle serate rwandesi!

   Qualcuno potrebbe chiedere: come la mettete con i preti, almeno con quelli non ancora scappati perché implicati nel genocidio, non denunciati per pedofilia e non rispediti al mittente come persone non grate? In fin dei conti il Rwanda è il paese più cattolico dell’Africa (non è colpa nostra, si sono imposti con la forza) e il papa proibisce l’uso del profilattico. Semplicissimo: devono rispettare la legge come ogni cittadino, senza nessuna deroga. Due mesi fa uno ha tentato il colpaccio, dicendo che il profilattico non protegge dall’AIDS, fa piangere il papa, spedisce all’inferno e cosi’ via. Denunciato dai parrocchiani, è finito nella nostra famosa «1930» con l’accusa di «intralcio ai piani dello Stato», una tunica rosa al posto della sottana nera, un taglio di capelli alla Yul Brynner e una condanna a 3 anni. Vi sembra eccessiva? Allora pensate a quante vite si sono salvate.   

Dragor

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   Pubblicità di profilattici per uomini e donne nel Rwanda profondo. Speriamo che le vacche non le prestino attenzione, loro devono riprodursi e non soffrono di AIDS.


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