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Saggi al posto del governo

Creato il 02 aprile 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Logo-TgLa7C’è un problema che il capo dello Stato deve risolvere e lo sta facendo con le carte che ha. Così potremmo riassumere i tempi in cui i nodi vengono al pettine, che riguardano la vicenda dei saggi.

Tg La7  spiega che il Presidente della Repubblica ha voluto uscire dall’impasse in cui ci ha messo la rigidità dei partiti. Dopo il tentativo del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, finito sul binario morto,  di accaparrarsi i voti del M5S che non ha voluto sentir ragioni. Dopo che il PdL che ha detto no, al governo tecnico e a quello del presidente. Ci siano trovati in un cul de sac, dove ognuno ha giocato la sua partita e gli interessi del paese sono restati senza un titolare evidente. Fallito dunque il tentativo di formare un nuovo esecutivo, Napolitano ha accarezzato l’idea di rassegnare le dimissioni e finire in anticipo il suo mandato poi invece, ha pensato di instaurare una commissione di saggi ovvero  due gruppi di esperti incaricati di individuare linee programm

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atiche su cui possano convergere le forze politiche, rendendo possibile la formazione di un nuovo governo.

Un gruppo di lavoro formato da: Enrico Giovannini (Istat), Giovanni Pitruzzella (Antitrust), Salvatore Rossi (Bankitalia), Giancarlo Giorgetti (Lega), Filippo Bubbico (Pd) e il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi. Alle 12,00 toccherà ai quattro responsabili dei temi istituzionali: l’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida, Luciano Violante (Pd), Mario Mauro (Scelta civica) e Gaetano Quagliarello (Pdl), chiamati a fare il lavoro che il governo dovrebbe fare.

Forse la scelta dei saggi non è stata perfetta.

Forse le delimitazioni dei loro ruoli non è stata centrata.

La scelta di Giorgio Napolitano di affidare a dieci saggi il compito di presentare delle proposte programmatiche sui temi economici e sulle riforme istituzionali dapprima ha ricevuto molte critiche, trasformate nel giro di 24 ore in sospetti e timori. Il capo dello Stato ha cercato di smussare e di riassorbire la pioggia negativa, chiarendo il ruolo della task force che da oggi si riunirà al Quirinale con una missione “di carattere assolutamente informale”, un fine “puramente ricognitivo” e con “ovvi limiti temporali”. Il presidente della Repubblica ha voluto così cacciare le accuse di voler scavalcare il Parlamento e prendere tempo. “Paure del tutto infondate”.

Le rassicurazioni del Colle non sono bastate al PdL, la forza politica  che ha attaccato a testa bassa,  la strada aperta da Napolitano. Berlusconi sospetta che serva soltanto a prendere tempo, così da arrivare all’elezione del presidente della Repubblica prima della formazione del nuovo governo. È questo il motivo che ha portato il segretario Alfano a tuonare:”La casa brucia, non possimo perdere tempo o si trova la strada per un governo di coalizione o bisogna andare subito al voto”. Una forzatura che tradisce il timore che un nuovo presidente farebbe evaporare le chance del Cavaliere e dei suoi.

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Ma anche il Pd è diviso:  i bersaniani, dopo il fallimento del segretario, sono tentati dal puntare tutto sull’elezione del nuovo capo dello Stato, senza alcuna concessione o dialogo col Pdl. I renziani si schierano compatti al fianco di Napolitano.

Così il materiale incandescente ruoterebbe attorno alla diplomazia del Quirinale mentre l’incertezza politica italiana rischia di tornare a far volare lo spread.  Nessun golpe o tentativo di forzare la mano, la commissione dei saggi è chiamata a sbloccare lo stallo post elettorale. Una situazione determinanta dal caos dei partiti dalla quale non  si riesce ad uscire e visto che i partiti rimandano alle calende greche il Presidente della Repubblica ha voluto consegnare la decisione di metter mano alla riforma elettorale e alle urgenze economiche e istituzionali ad un gruppo neutro. A loro il compito di affrontare le priorità del paese. A mali estremi…


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