Forse qualcuno non ha ancora afferrato l’immensità dello scandalo pedofilo nella chiesa cattolica. Per quanto numerosi, i casi che affiorano alla luce del sole sono solamente la punta dell’iceberg. Quando un pedofilo in calzoni viene smascherato, rischia il linciaggio. Ma se il pedofilo porta una sottana nera, rossa o bianca, la stessa madre cerca di far tacere il bambino e si mette in moto un sofisticato meccanismo già rodato nei secoli per soffocare la faccenda sul nascere. E anche se l’affare riesce miracolosamente a progredire fino al livello giudiziario, i fedeli si “stringono” intorno al prete accusato di pedofilia. Anche se le autorità hanno trovato il suo computer imbottito di immagini pedopornografiche. Anche se il prete è stato sorpreso con la sottana alzata e le mani negli slip del suo pupillo. Anche se le piccole vittime descrivono con dovizia di particolari la sua casa, la sua camera, i suoi indumenti intimi e perfino i suoi organi genitali. Niente da fare, abituati dalla religione a credere contro ogni prova, i fedeli fanno quadrato attorno al reo. Considerata la situazione, i preti giudicati e condannati sono soltanto una parte infinitesimale del totale. Per un religioso condannato, quanti la fanno franca? Cento? Mille? Diecimila? In Italia, che la propaganda religiosa vuole “risparmiata” dallo scandalo pedofilia, negli ultimi 2 anni sono stati arrestati o condannati 130 preti per affari legati alla pedofilia (Il Fatto Quotidiano). Nonostante queste cifre impressionanti, perché in Italia lo scandalo non è ancora esploso? Semplicissimo, perché in Italia l’apparato repressivo della chiesa è più efficace che altrove. Uno solo dei fatti italiani, per esempio quello degli oltre 200 piccoli sordomuti violentati da preti a Verona, sarebbe bastato a far esplodere uno scandalo di proporzioni immani in Germania, in Francia, in Austria o in Svizzera. In Italia la cosa passa quasi sotto silenzio, business as usual. Il governo fa finta di niente. E questo prova che, qualunque sia lo scopo ufficiale della sua esistenza, la chiesa è essenzialmente un’organizzazione di pedofili. Non sto generalizzando, riconosco che forse c’è qualche prete non pedofilo. Ma quanto i massimi vertici di una qualsiasi organizzazione coprono un crimine, questa organizzazione diventa automaticamente una banda criminale. Il papa ha coperto i crimini pedofili, cosi la chiesa cattolica è un’organizzazione pedofila. E non è giusto che se la cavino con 4 avemarie e un patenoster, come stanno cercando di fare. I pedofili e i favoreggiatori in sottana devono pagare come i pedofili e i favoreggiatori laici, con anni di galera, obbligo di cure ed eventualmente castrazione chimica.
E tutto questo riguarda i paesi occidentali. In Africa e in generale nei paesi del Terzo Mondo, dove per evidenti ragione le occasioni di pedofilia sono infinitamente più numerose, lo scandalo non è ancora esploso. E sapete perché? Perché da quelle parti la chiesa fa il bello e il brutto tempo, soffocando ogni affare sul nascere come in Italia, (un paese che in questo particolare caso può essere considerato parte del Terzo Mondo). Chiunque abbia vissuto in Africa sa che questi casi sono numerosi, ma ufficialmente nessuno ne parla perché vige la legge del silenzio. In Congo i preti pedofili sono chiamati in lingala popolare «sango bidoba », ossia preti fornicatori. Tramite i missionari di Bukavu, l’espressione si è diffusa in Rwanda e nel vicino Burundi.
Malgrado il formidabile apparato repressivo della chiesa, qualche altarino si è ugualmente scoperto. Fra i casi più noti c’è quello di un prete francese, François Lefort des Yolouses, che ha imperversato in Sénégal negli anni Novanta. Nel 2005 la corte d’assise di Nanterre lo ha condannato a 8 anni di prione e a un’ammenda di 134 mila euro per aggressione sessuale, stupro e tentativo di corruzione su 6 senegalesi minori di 15 anni. In Uganda nel 2009 il prete Anthony Mlusaala è stato accusato di sodomia su minori. In Kenya, nello stesso anno, il prete Renato Kizito Sesana, un italiano responsabile del centro comunitario Koinonia è Nairobi, è stato ugualmente accusato di sevizie sessuali su minori. In Congo sono stati soffocati vari casi nel quali le vittime principali erano bambine. Sì, perché a differenza dei loro colleghi bianchi, i preti neri sembrano propendere per minorenni di sesso femminile. Nella missione cattolica di Kamponde, del Kasai Occidentale, verso il 2005 il prete Mandanda Nzambi, per giunta malato di AIDS, ha abusato di una minorenne che lavorava per lui come domestica. Oggi sono morti entrambi. A Kinshasa un prete ha cercato di far abortire una minorenne che aveva messo incinta, provando che, quando le fa comodo, la chiesa non soltanto è contraria al celibato dei preti ma è anche favorevole all’aborto. A Bukavu, nel Sud-Est Kivu, una giovane donna che voleva farsi suora afferma che certi preti hanno abusato di bambini. Invitavano i pupilli a fare “ritiri spirituali” nei pressi di Bukavu e se li portavano a letto. Questi minori non hanno mai osato sporgere denuncia.
Sono episodi isolati che rivelano l’esistenza di uno scandalo di proporzioni inimmaginabili. Esploderà un giorno? Nel lontano 2007, nel post “Ma quanti sono i preti pedofili?” Dragor scriveva: “Ma la pedofilia è una spada di Damocle che pende sulla cupola di San Pietro. Prima o poi cadrà e il mondo sarà migliore.” Come tutte le previsioni di Dragor, anche questa si è avverata. Nel mondo occidentale la spada è caduta e la chiesa cattolica è mortalmente ferita, praticamente un capitolo chiuso. La spada cadrà anche in Africa, è solo questione di tempo. E questo sarà il colpo di grazia.
Dragor