Si può dire di tutto del Festival della canzone italiana che è vecchio, noioso, scontato, lontano dal mercato, sordo al progresso, ma di fronte a 12 milioni di spettatori le critiche rimangono al palo, perché di fatto è un fenomeno televisivo in grado di radunare ancora il pubblico davanti al piccolo schermo. Bisogna quindi affidarsi ad un atto di fede o semplicemente riconoscere l’ipnosi collettiva in quella natura ostinatamente nazionalpopolare che il Festival racchiude.

In nessun paese europeo una manifestazione di canzoni nata come un programma radiofonico con tre soli cantanti (Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano) ha svolto la funzione nazionale che dal 1951 è stata assolta dal Festival di Sanremo. In sessant’anni di vita, il festival è diventato una sorta di patrimonio nazionale e di annuale istantanea degli italiani che, esercita la sua egemonia sul piano della cultura di massa. Lo sfarzo, i successi, gli insuccessi, le delusioni e i trionfi dei giovani e dei big si traducono nelle parole e nei suoni che raccontano la nostra storia. Ogni anno arriva puntuale il nostro “Natale Televisivo canoro”. La settimana che, volenti o non, tutti aspettano, perché diciamolo, chiunque, anche solo per curiosità gira su Rai 1 per dare un’occhiata alla kermesse musicale più importante dell’anno. Si è detto e scritto tanto su questo programma, che ad ogni edizione si trasforma in un evento mediatico di proporzioni colossali.

Pertanto buon Festival di Sanremo a tutti!