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Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno tutto il diritto di pretendere che i parlamentari del M5S desistano da ogni iniziativa volta a modificare la Bossi-Fini: da candidati hanno assunto l’onere di rispettare il vincolo di mandato e sottoscrivendo il Codice di comportamento degli eletti si sono impegnati all’attuazione del programma presentato agli elettori, che all’immigrazione non dedica neanche un rigo. Questo, in quanto al metodo. In quanto al merito, invece, c’è da dire che solo chi si ostina a considerare il grillismo come una mutazione in seno al popolo della sinistra può concedersi il lusso di stupirsi per il solenne cazziatone che Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno riservato ai senatori del M5S che in Commissione Giustizia hanno votato in favore di una revisione del reato di clandestinità. È che il grillismo pesca elettori ed eletti nel popolo della sinistra, ma ha poco o niente da spartire col tradizionale patrimonio di valori della sinistra, se non con quella sinistra che un secolo fa fu espulsa dal Partito socialista italiano per farsi fascista di lì a qualche anno.Rinnovo l’invito di qualche mese fa a comparare il programma del M5S e quello di CasaPound, soprattutto ai punti relativi a Economia, Welfare ed Europa: il minimo comune multiplo sta nel «socialismo» mussoliniano del 1919. A scanso di fraintendimenti, però, sarà il caso di ribadireche quel «socialismo» non è ancora il fascismo del 1922, per quanto sia già lontano migliaia di anni luce dal solidarismo internazionalista di Turati, Albertelli, Treves & c., e non è ancora il fascismo del 1936, ma è già nazionalista, sciovinista e revanchista, e non è ancora il fascismo del 1938, ma già ha un’idea di nazione che fonda sullo ius sanguinis. D’altra parte, quando Mussolini è prossimo all’espulsione dal Partito socialista italiano, fa parte dell’opposizione interna che viene detta della «sinistra estrema»: il salto che spicca a destra prende lunga ricorsa da quel massimalismo che ha vocazione più facinorosa che rivoluzionaria. Una banda di pericolosissimi cialtroni che nella crisi dello Stato liberale troveranno il terreno fertile per reclutare rabbia e paura.È la stessa strada che tentano i sansepolcristi 2.0 del M5S, dunque non c’è affatto da stupirsi, tanto meno da scandalizzarsi, che al momento siano costretti a lisciare il pelo alla bestia: la Bossi-Fini non si tocca, i sondaggi dicono che alla gente piace.
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