Pillola In una sorta di transfert da delirio fantapolitico, qualche tempo fa ci capitò di riesumare la torbida figura di Tano Cariddi, l’emblema in doppioppetto della nuova mafia raccontata nella “Piovra” di Damiano Damiani. A chi non lo ricorda diciamo che il personaggio interpretato da Remo Girone rappresentava l’evoluzione della coppola e della lupara di Cosa nostra: poche estorsioni molti affari in borsa, stretti contatti con la politica, appropriazione di appalti pubblici, speculazioni edilizie, riciclaggio di denaro sporco e di rifiuti tossici e, soprattutto, il campionario di tutti gli intrecci possibili presenti nel mondo dell’alta finanza. Per non usare eufemismi o giri di parole, paragonammo Tano Cariddi a Marcello Dell’Utri tante e tali erano le analogie da non potere, neppure per un acclarato senso del pudore, non essere colte e denunciate. Ad anni di distanza la Corte d’Appello di Palermo, depositando la sentenza che condanna Dell’Utri a sette anni di galera, ha confermato tutto quello di cui avevamo parlato anche se Dell’Utri, più perfido e “sottile” di Tano Cariddi, invece di esporsi in prima persona ha mandato avanti il suo Capo. Travestitosi da rispettabile uomo di cultura, proprietario di un teatro, bibliofilo, editore, Marcello si è ritagliato il ruolo del mediatore, dell’intermediario silente fra la mafia e Silvio Berlusconi, del procacciatore di denaro contante per le sanguinolente casse della Edilnord prima, di Fininvest poi. E questa non è più una impressione, è un dato di fatto sancito da una corte di giustizia; non è più una nostra elucubrazione ma il risultato di indagini scrupolose condotte negli anni. Per non smentirsi, dimostrando come sempre una sicumera da boss (defilato), Marcello Dell’Utri ha detto: “Nella sostanza sono le stesse accuse del primo processo. Non c'è nulla di nuovo: è una materia trita e ritrita. Io non posso fare altro che attendere fiducioso la sentenza finale della Cassazione, dopo 15 anni di processi su fatti di 36 anni fa”. Insomma, in attesa della sentenza della Corte suprema, Marcello smentisce di essere stato tramite di nessuno. Ma Corrado Carnevale non è andato in pensione?PillolinaBerlusconi le ha parlato per più di un’ora. Lui a Lisbona, lei a Roma. Abituato a far aspettare il mondo intero mentre è al telefono, Silvio ha ripetuto nella capitale portoghese quanto gli era già accaduto con la Merkel. Con la leader tedesca doveva risolvere la crisi turca, con Anibal Cavaco Silva quella delle ventilate dimissioni di Mara Carfagna da ministro e dal Pdl. È accaduto che fra i deputati campani sia scoppiata una lite furibonda per il termovalorizzatore di Salerno. Per la serie “non è vero che la monnezza porta solo monnezza ma anche un pacco di euro”, il casino è sorto sul nome del soggetto al quale affidarne la gestione. Mentre la Carfagna, che è di Salerno, ha individuato nel sindaco pidino della sua città, De Luca, il soggetto più adatto, gli altri deputati campani, con il plurindagato Nicola Sorrentino in testa, propendono invece perché il termovalorizzatore venga dato in affidamento a Edmondo Cirielli, presidente del Pdl della Provincia. Ma il rimprovero più aspro che i falchi del partito dell’amore le stanno rivolgendo in queste ore, è quello di essere “troppo amica” di Italo Bocchino tanto che si divertono perfino a fotografarla quando gli parla e adoperano lo scatto come arma di ricatto. Questa storia conferma quanto da tempo è sotto gli occhi di tutti. Nel partito dell’amore è consentito solo l’amore, l’amicizia è di sinistra.SuppostaMaroni ce l’ha fatta, le note d’agenzia hanno battuto la notizia che il ministro dell’interno terminerà la sua tournée televisiva da Fazio e Saviano, lunedì prossimo. Dopo essere stato dappertutto, perfino su Rai Cartoon, Roberto Maroni avrà il palcoscenico più desiderato, quello di Vieni via con me, quello dal quale è partito lo scoop che le mafie hanno trovato casa al Nord. Maroni non terrà un comizio, come ha fatto in tutte le trasmissioni alle quali ha partecipato, ma leggerà un elenco. Di cosa ancora non si sa però si vocifera che farà l’appello di tutti i mafiosi, camorristi e figli di ‘ndrina arrestati e di tutti i beni confiscati. Impossibilitato a intavolare il benché minimo ragionamento, Maroni preferisce leggere nomi, qualcuno risponderà “presente” mentre altri, ad esempio la signorina Vergogna, no.
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SATURDAY POST. Marcello, Mara, Maroni. Manca solo Mangano
Creato il 20 novembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Pillola In una sorta di transfert da delirio fantapolitico, qualche tempo fa ci capitò di riesumare la torbida figura di Tano Cariddi, l’emblema in doppioppetto della nuova mafia raccontata nella “Piovra” di Damiano Damiani. A chi non lo ricorda diciamo che il personaggio interpretato da Remo Girone rappresentava l’evoluzione della coppola e della lupara di Cosa nostra: poche estorsioni molti affari in borsa, stretti contatti con la politica, appropriazione di appalti pubblici, speculazioni edilizie, riciclaggio di denaro sporco e di rifiuti tossici e, soprattutto, il campionario di tutti gli intrecci possibili presenti nel mondo dell’alta finanza. Per non usare eufemismi o giri di parole, paragonammo Tano Cariddi a Marcello Dell’Utri tante e tali erano le analogie da non potere, neppure per un acclarato senso del pudore, non essere colte e denunciate. Ad anni di distanza la Corte d’Appello di Palermo, depositando la sentenza che condanna Dell’Utri a sette anni di galera, ha confermato tutto quello di cui avevamo parlato anche se Dell’Utri, più perfido e “sottile” di Tano Cariddi, invece di esporsi in prima persona ha mandato avanti il suo Capo. Travestitosi da rispettabile uomo di cultura, proprietario di un teatro, bibliofilo, editore, Marcello si è ritagliato il ruolo del mediatore, dell’intermediario silente fra la mafia e Silvio Berlusconi, del procacciatore di denaro contante per le sanguinolente casse della Edilnord prima, di Fininvest poi. E questa non è più una impressione, è un dato di fatto sancito da una corte di giustizia; non è più una nostra elucubrazione ma il risultato di indagini scrupolose condotte negli anni. Per non smentirsi, dimostrando come sempre una sicumera da boss (defilato), Marcello Dell’Utri ha detto: “Nella sostanza sono le stesse accuse del primo processo. Non c'è nulla di nuovo: è una materia trita e ritrita. Io non posso fare altro che attendere fiducioso la sentenza finale della Cassazione, dopo 15 anni di processi su fatti di 36 anni fa”. Insomma, in attesa della sentenza della Corte suprema, Marcello smentisce di essere stato tramite di nessuno. Ma Corrado Carnevale non è andato in pensione?PillolinaBerlusconi le ha parlato per più di un’ora. Lui a Lisbona, lei a Roma. Abituato a far aspettare il mondo intero mentre è al telefono, Silvio ha ripetuto nella capitale portoghese quanto gli era già accaduto con la Merkel. Con la leader tedesca doveva risolvere la crisi turca, con Anibal Cavaco Silva quella delle ventilate dimissioni di Mara Carfagna da ministro e dal Pdl. È accaduto che fra i deputati campani sia scoppiata una lite furibonda per il termovalorizzatore di Salerno. Per la serie “non è vero che la monnezza porta solo monnezza ma anche un pacco di euro”, il casino è sorto sul nome del soggetto al quale affidarne la gestione. Mentre la Carfagna, che è di Salerno, ha individuato nel sindaco pidino della sua città, De Luca, il soggetto più adatto, gli altri deputati campani, con il plurindagato Nicola Sorrentino in testa, propendono invece perché il termovalorizzatore venga dato in affidamento a Edmondo Cirielli, presidente del Pdl della Provincia. Ma il rimprovero più aspro che i falchi del partito dell’amore le stanno rivolgendo in queste ore, è quello di essere “troppo amica” di Italo Bocchino tanto che si divertono perfino a fotografarla quando gli parla e adoperano lo scatto come arma di ricatto. Questa storia conferma quanto da tempo è sotto gli occhi di tutti. Nel partito dell’amore è consentito solo l’amore, l’amicizia è di sinistra.SuppostaMaroni ce l’ha fatta, le note d’agenzia hanno battuto la notizia che il ministro dell’interno terminerà la sua tournée televisiva da Fazio e Saviano, lunedì prossimo. Dopo essere stato dappertutto, perfino su Rai Cartoon, Roberto Maroni avrà il palcoscenico più desiderato, quello di Vieni via con me, quello dal quale è partito lo scoop che le mafie hanno trovato casa al Nord. Maroni non terrà un comizio, come ha fatto in tutte le trasmissioni alle quali ha partecipato, ma leggerà un elenco. Di cosa ancora non si sa però si vocifera che farà l’appello di tutti i mafiosi, camorristi e figli di ‘ndrina arrestati e di tutti i beni confiscati. Impossibilitato a intavolare il benché minimo ragionamento, Maroni preferisce leggere nomi, qualcuno risponderà “presente” mentre altri, ad esempio la signorina Vergogna, no.
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