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Scacchi – L’italiano Caruana è il n. 1 al mondo tra gli juniores

Creato il 01 gennaio 2011 da Sport24h

Un tempo, molto lontano, gli italiani erano maestri di scacchi. Alcune parti teoriche di una partita di scacchi hanno denominazioni italiane, come “siciliana”, “gioco piano”, “partita italiana”. Un tempo, ora non più. Almeno fino ad oggi. Con l’anno nuovo la Federazione Internazionale di scacchi (FIDE) ha aggiornato i raking, compreso quello degli U20 (categoria juniores). Sorpresa per molti, ma era nell’aria per gli addetti ai lavori, in vetta a questa troviamo Fabiano Caruana, ufficialmente il numero uno degli scacchi italiani. Ufficialmente, perché nella sostanza la figura di Fabiano è una di quelle destinate a far discutere. Fabiano è nato a Miami (Florida – Usa) il 30 luglio del 1992, figlio di Lou e Santina. Il papà di origini (nonni) italiana, mentre la madre è italiana. Il piccolo Fabiano ottiene due cittadinanze, quella italiana e, per nascita, quella statunitense, prima ancora di scoprirsi, a 5 anni, talento degli scacchi. Il padre percepisce che si tratta di una dote, quella del piccolo Fabiano, da coltivare e così, tra maestri e grandi maestri come insegnanti, un’infanzia a New York proprio nel quartiere che ha visto crescere il piccolo Bobby Fisher, Fabiano raccoglie diversi record di precocità scacchistica. Tra questi quello sicuramente più appariscente è quello di aver ottenuto il titolo di Grande Maestro all’età di 14 anni, 11 mesi e qualche giorno, molto prima di quanto seppe fare il prodigioso Fisher. Insomma le stimmati del campione Fabiano le ha tutte. Il riconoscimento attuale è un’altra perla della sua luminosa carriera e gli auguriamo di riuscire a ripetere le orme di molti suoi grandi predecessori. Però il movimento scacchistico italiano si interroga ancora sull’effettivo valore di un simile testimonial, ovvero di un campione che dopo aver lasciato gli USA per crescere scacchisticamente si è trasferito prima a Madrid, poi in Ungheria e infine a Lugano. Come ebbe a dichiarare lui stesso in una delle tante interviste rilasciate quande scelse l’Italia come Nazionale per cui competere, è italiano solo perché il livello Usa è sicuramente più alto e pertanto gareggiare con la nostra Nazionale gli avrebbe assicurato la convocazione sicura fin da subito. Inoltre negli scacchi, per una originale regolamento internazionale, è possibile militare per diverse nazionali, pertanto il ritorno sotto la bandiera stelle e striscie in molti la danno per certa, soprattutto quando il giovane Fabiano vorrà impelagarsi in una lotta serrata con le nazioni dell’Est per il successo alle Olimpiadi o nelle competizioni a squadre. Per adesso Fabiano gareggia, con onore visti i risultati, sotto il tricolore, anche se gli altri componenti della Nazionale spesso mal sopportano il suo essere “diverso”. In effetti della scuola italiana scacchistica nel fenomeno Caruana c’è ben poco, a meno che non si voglia annoverare tra i gli istruttori italiani anche quel Pandolfini che per primo prese in consegna l’allora bambino Caruana e che è diventato un personaggio cult della filmografia sugli scacchi, perché impersonato da Ben Kingsley nel film del 1993 “In cerca di Bobby Fischer”. Però il presidente della Federazione Italiana Pagnoncelli giustamente non si fa tanti problemi sull’utilizzo dell’oriundo, convinto che i successi di Fabiano possano accendere la passione e l’attenzione del grande pubblico. I fatti, in questo senso gli stanno dando ragione, visto che nel nostro paese di scacchi si parla soltanto per esaltare i successi e i progressi di Caruana, e non si spende invece una parola sul gruppo di giovani talenti che stanno crescendo alle spalle di Fabiano. Ma proviamo a fare un parallelo con il calcio (sport dove, però, siamo talmente bravi che un innesto per quanto forte non cambia gli equilibri); se Kakà decidesse di diventare italiano volesse giocare con la maglia della nazionale, se i regolamenti glelo permettessero, secondo voi non verrebbe convocato?
Fabiano chi lo conosce lo descrive ragazzo impegnato nel ruolo di star degli scacchi. Studioso e serio, diplomaticamente educato con i colleghi in nazionale, abbastanza a servizio della Federazione Italiana in occasione degli eventi politici (tra cui la visita a Petrucci per perorare il passaggio della Federazione da disciplina a federazione nazionale), quel tanto che basta per giustificare il costo dell’allenatore privato (circa 40.000 euro l’anno) che ufficialmente si paga lui, ma che nella sostanza è a carico della federazione nazionale.
La conquista della leadership nel ranking FIDE Juniores ha un grande valore simbolico. Prima di lui in testa c’era il norvegese Carlsen (di due anni più grande di Fabiano), talento cristallino e ormai lanciato verso la conquista del mondo. Se, ma molti giurano che sarà molto presto, il nordico dovesse liberarsi in uno scontro mondiale, dell’indiano Anand, attuale campione del mondo di un titolo unificato e vero erede del mai dimenticato Kasparov, il nostro Fabiano potrebbe diventare, vista l’età di entrambi i contendenti, il più credibile antagonista di Carlesn nei giorni futuri. Magari riuscendo a rinverdire i fasti di scontri epici come quelli tra Capablanca-Alechine, Fisher-Spassky. Infondo sognare non è vietato e poi un duello USA Norvegia non avrebbe alcun fascino, per cui si potrebbe sperare (ed illudersi) che il talendo apolide di Fabiano resti in Italia.
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