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Schiavi della finzione, schiavi dell'ignoranza

Creato il 13 gennaio 2011 da David Incamicia @FuoriOndaBlog

Schiavi della finzione, schiavi dell'ignoranza.
di David Incamicia
Gli internauti ed i lettori più attenti di certo ricorderanno quali e quanti interventi, sulla carta stampata come in televisione, hanno animato nei mesi scorsi il dibattito seguito all'uscita di un interessante volume scritto dal Presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky: "Sulla lingua del tempo presente". Il libro, una feroce requisitoria contro gli aspetti anticulturali del berlusconismo, tenta di interpretare un lungo tratto della storia civile del nostro Paese indicando come linee guida alcune decine di vocaboli, motti d'autore e urla da comizio. Insomma, una breve ma intensa indagine politologica che prende spunto dall'approfondimento di quella che è stata definita "la neolingua" berlusconiana e che, a parere di Zagrebelsky, rende bene la sofferenza dei tempi che viviamo, caratterizzati come sono dal timbro (volutamente) assordante di chi ci governa.
L'officina dalla quale escono le parole della nuova lingua italiana ha un marchio di fabbrica assolutamente e inconfondibilmente personale, appunto quello di Berlusconi. Che nel pamphlet viene di volta in volta definito "il grande comunicatore", "il salvatore", "il benefattore", "il seduttore", "cotanto amante" e così via, o con giaculatorie che non possono non apparire immeritate conoscendo i costumi libertini del fiero peccatore di Arcore: colui che "descendit de coelis" venendo a "habitare in nobis propter nostram salutem". Ma al di là delle metaforiche (e sovente ironiche) definizioni e delle azzardate attribuzioni salvifiche, a suscitare maggiore attenzione è il vocabolario "minimal" evocato da Zagrebelsky.
Tanto per citare alcune molto ricorrenti, si può cominciare ovviamente dalla parola "scendere". Perchè in politica non si entra ma si scende. Da dove? Da una vita superiore, quella dell'azienda dove fioriscono "virtù, purezza, capacità di buone opere...". Siamo poi al "contratto", parola che esprime "un legame mistico fra il salvatore e i salvati". Ancora, irrompe un termine dal forte richiamo emotivo: "amore". "Chi gli resisterebbe?", si domanda Zagrebelsky. E in effetti per Berlusconi è gioco facile far passare i suoi avversari come "le armate dell'odio", dato che "noi non abbiamo in mente un'Italia come la loro, che sa solo proibire ed odiare".
L'amore presuppone il "dono", "una di quelle parole buone di cui non si può dire che bene", annota perfido l'autore, lasciando intendere che non esiste tramite più naturale fra corrotto e corruttore (specialità che oggigiorno convivono spesso nella medesima persona). Il destinatario del regalo elargito dall'alto, da chi detiene il potere, è però esposto a un "pericolo": il ricatto perpetuo. Quello fondato sulla vergogna di farsi mantenere, sul terrore della minaccia di subire "particolari trattamenti" in caso di emancipazione o, peggio, di ribellione.
Ci sono poi espressioni di viscerale disprezzo. Ad esempio, nominare la "Prima Repubblica" con metodico disgusto o trattenere un conato di vomito nel riferirsi al "teatrino della politica". Altri gruppi di parole assumono, di contro, i crismi della sacralità e dell'inviolabilità. Fra tutti, "le tasche degli italiani" che indicano un bene supremo e intangibile da quel virus maligno chiamato "tasse". Ma anche "fare", inteso quale atto emblematico del decidere e del governare, altro verbo (ben intriso di propaganda ma purtroppo senza molta sostanza) assai in auge dalle parti di Arcore.
Gli undici paragrafi del libro di Zagrebelsky (uno per ogni parola nuova) compongono una sorta di libretto d'istruzioni per evitare effetti mentali indesiderati, "un vaccino che va iniettato sulla lingua, allo scopo di mantenerla presentabile". La "neolingua", tuttavia, non è l'unica forma di moderna degenerazione politico/lessicale. In questi giorni di forte instabilità (a dire il vero già dalla scorsa estate) si stanno riaccendendo i toni e rimestando i temi che hanno animato il calderone pubblico/mediatico degli ultimi 15 anni: giustizia, tasse, riforme, tradimento e sesso. E allora succede che molti osservatori, ingenuamente, continuino a meravigliarsi con sdegno per le boutade del Presidente del Consiglio, bollate come infime barzellette o vuoti proclami.
In realtà, ogni sortita del Premier italiano risponde a un'accurata macchinazione logica il cui fine principale è quello della provocazione. A spiegare questo meccanismo, definito della "neurolingua" e a cui fanno ricorso molti uomini di potere, è il noto studioso di linguistica Noam Chomsky, che nel suo saggio "Armi silenziose per guerre tranquille" ha stilato una lista di 10 regole utilizzate dal potere per drogare e confondere le menti della gente attraverso il rimescolamento fra realtà e illusione ed una informazione fraudolenta. Ecco quali sono:
1 – La strategia della distrazione. L'elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l'attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. "Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali".
2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato "problema – reazione – soluzione". Si crea un problema, una "situazione" che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3 – La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
4 – La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come "dolorosa e necessaria" guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E' più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che "tutto andrà meglio domani" e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all'idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.
5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno.
6 – Usare l'aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l'inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti.
7 – Mantenere la gente nell'ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. La qualità dell'educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall'ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori.
8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti.
9 – Rafforzare il senso di colpa. Far credere all'individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l'individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!
10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il "sistema" ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell'essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l'individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su se stessa.
Chomsky, a differenza di Zagrebelsky, propone riflessioni generali ma è come se parlasse proprio di noi italiani e del fascinoso potere che da tempo subiamo. Il potere del carisma dell'uomo che ci governa e delle sue regole fintamente auree basate sulla propaganda subliminale. Una forza subdola e irresistibile, che continua pervicacemente a distorcere la nostra percezione della realtà, appropriandosi di termini e formule il cui significato serve sovente a definire situazioni, emozioni, azioni e reazioni esattamente opposte alla rappresentazione che invece viene imposta.   Al punto che i termini "moderato", "liberale", perfino "cattolico" o "credente", accanto al già citato concetto di "amore" e a quelli di "bene", "popolo", "libertà" ed ora anche di "Italia" divengono categorie relative e liberamente interpretabili, stravolte e svuotate, addirittura violate ed espropriate. E stando alle eminenti analisi degli scrittori citati, da me pienamente condivise, oggi non è più sufficiente conoscere la nostra lingua, saperla parlare e scrivere, per non essere degli analfabeti: bisogna pure essere in grado di decodificarla. Ecco perchè superare il berlusconismo, che non coincide col più semplice atto di liberarsi dell'uomo Berlusconi ma con la presa di coscienza definitiva di una condizione di mediocrità indotta, per gli inconsapevoli italiani appare sempre più una missione impossibile...


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