Responsabile comunicazione del PD, renziano di ferro
Il nuovo premier parla al senato. Illustra il suo progetto di governo, chiede la fiducia, come si suol dire. Parla di rivoluzione, di cambiamento, di una paese che deve uscire dalla palude in cui è finito. Di fianco a lui c’è il ministro dell’Interno, lo stesso del governo precedente. Lo ha riconfermato. Ne aveva chiesto le dimissioni un anno prima. Vicino c’è il ministro della cultura: il nuovo premier lo aveva chiamato “vice-disastro”. C’è un qualcosa di folle in tutto questo, ci deve essere qualche potente allucinogeno finito negli acquedotti italiani in questi giorni. Renzi è l’espressione di un trip collettivo che gli italiani si stanno facendo tutti insieme.
Questa nuova droga va a colpire i centri del cervello in cui risiedono i circuiti logici. Capita di sentire, dalle stesse persone, giudizi diversi su due fatti uguali. L’Ucraina ad esempio: il premier Yanukovich è un tiranno, spara sui manifestanti. Sacrosanto. Una pagina davvero triste della storia europea, con gli alberghi di Kiev trasformati in obitori. Gli stessi che si indignano per Yanukovich dicevano – dicono ancora! – che Carlo Giuliani se l’era cercata, fece bene il governo a far sparare, a mettere Genova a ferro e fuoco. Diaz compresa. Se spara il governo italiano, ha fatto bene, se spara quello ucraino, è una dittatura. Ma stiamo scherzando?
I marò, riportiamo a casa i marò. Tutti a chiedere di far tornare a casa i marò. Quando i militari americani uccisero venti persone in Trentino, tutti indignati perché gli americani col cavolo che si fecero processare in Italia (in America li hanno assolti). Gli indiani fanno coi marò quello che noi avremmo voluto fare con i militari americani, eppure c’è ancora – e sono tanti – chi vuole riportare a casa i marò, per processarli qui. Quindi: militari stranieri uccidono in Italia, “lasciateceli!”. Militari italiani uccidono all’estero: “ridateceli!”.
La droga è una brutta bestia ragazzi.