A Gaetano Testa
non più che un girello impazzito con lui su
sbatte or sì or no sugli scaffali rompe
il ginocchio della serva roberto ormai
funziona a caso impossibile fidarsi
additare prospettive franche
un’autobiografia?
più neppure un ricordo come dio manda
abita qui dietro potrei sentirne il respiro
malgrado la ressa di questi giorni di mercato
michele non so come sia accudito
se ha prurito si gratta a due decimetri dal punto
ecco la sua massima astrazione
in fondo non è poco
poteva andare peggio molto peggio
giuliani ai quattro canti lo diceva
un pezzo d’infinito è infinito
il miele è nella gola del leone
dopo espulso il po’ di mondo
secreto l’ultimo muco
dicono che tuttora non parli né lo vuole un tubicino
gli ciccia in petto due cerotti sul dorso della mano
li cambiano ogni sei giorni puntuali
ridendo dell’ultima puntata
lui li saluta chiudendo l’occhio destro
par che indichi il sax tenore dei bei tempi
qualcuno lo lucida a sua insaputa
sa il mistero e non lo dice ché dirlo non importa
per il resto
sta immobile come Murphy
ventott’ore di séguito al centro della stanza
seduto sui suoi libri tivvù accesa
certi strati del silenzio certi bagliori
sulle corazze
le tartarughe si armano
il busto si sguaina dal gesso
gl’inquilini fanno petizioni
l’indovina del quarto piano scaglia strali
c’è un limite a tutto perdio
l’amministratore è in procinto di
non credere che non me ne curi
so che le cose vanno come devono andare
tutto è corpo e il corpo dura finché deve
ribellarsi a questo è oratoria
al telefono negli ultimi tempi non risponde nessuno
un trio scomposto gli strombazza in capo
tano l’unico sano posa il pennello li spia
dall’oblò senza stupore storpia la grammatica
per non bestemmiare tutto un fiorire di kappa
doppie vu acuti sulle aperte omissioni
rispunta il verso del nemico
di molte e sparte una sola e bella
ah mettigli un sorriso in viso
rincalzali di nuovi fragori
che prima di cena li punga
la dolce trafittura d’uno squillo