Mentre a Ravello fervono i preparativi per il matrimonio del secolo fra Renatino Brunetta e la versione femminile dei corazzieri a cavallo Titti Giovannoni, nella Sala del Mappamondo di Montecitorio era possibile assistere alla madre di tutte le farse: Silvio Berlusconi che presentava l’ultima fatica letteraria di Domenico Scilipoti (“dodici ne ho scritti, minchia!”) dall’illuminante titolo “Il re dei peones”. Ma andiamo per ordine. A Ravello, Brunetta è letteralmente di casa. Il sindaco Pd lo ha nominato addirittura cittadino onorario al pari di altri illustri ospiti della perla della costiera amalfitana come Hillary Clinton, Placido Domingo, Gore Vidal e perfino la ex first-lady Jacqueline Kennedy Onassis. Quali siano i meriti di Renatino, oltre quelli di aver wi-fivizzato il territorio comunale e metanizzato in men che non si dica la sua villa (mentre quella del vicino continua ad andare a carbone) non si sa, quello che invece tutti sanno è che il sindaco del Pd ha voluto a tutti i costi che il Ministro della Unzione Pubblica diventasse cittadino onorario di Ravello contro il parere del 50 per cento del suo stesso partito e di Sel. Che poi Secondo Amalfitano (il sindaco Pd) sia diventato consulente del ministro a 100mila euro l’anno e “direttore” di Villa Ruffolo (sede del matrimonio e residenza momentanea della coppia reale) a 60mila, possono essere particolari di scarsa rilevanza. A rovinare le nozze del ministrino non hanno ancora provveduto i precari che si stanno riunendo su Facebook per una scampagnata guastatrice a Ravello, ma nientepopodimeno che il suo ministro antagonista per antonomasia, quel Giulio Tremonti che ha scippato a Renato la possibile nomination al Nobel per l’Economia. In un gustosissimo fuori campo “rubato” durante la conferenza stampa per la presentazione della manovra economica, Tremonti prima ha dato dello “scemo” a Brunetta poi, rivolto al Ragioniere Generale dello Stato, Mario Canzio, lo ha apostrofato con un “cretino” destinato purtroppo a cambiare profondamente la vita di Renatino al quale tutti ora si sentiranno autorizzati a urlarglielo. Ma Brunetta, che possiede evidentemente un invidiabile self-control, a chi gli domandava cosa ne pensasse degli apprezzamenti del collega, ha risposto: “Quali apprezzamenti? Non so cosa sia accaduto, non so perché tutte queste domande. Io so solo che in consiglio dei Ministri, Giulio mi è venuto incontro chiedendomi scusa. Ma ancora non ho capito perché”. Si è scoperto poi che il Nobel in pectore Tremonti pur di non vedersi annullato l’invito al matrimonio (anche per svagarsi un po' dai guai nei quali lo ha messo il suo fido Marco Milanese), ha preferito chiudere lì l’incidente: rinunciare a un favoloso pranzo da 300 euro (65 per il ministro e non si sa perché), non era il caso vista l’abboffata di squallide salsicce padane dalla quale era reduce. “Signore e signori: Scilipoti è un eroe”. Lo ha detto Silvio alla presentazione del “Re dei peones”, l’opera ultima di quel grandissimo scrittore, mago del copia-incolla, che si chiama Domenico Scilipoti. Quella che si è tenuta presso la Sala del Mappamondo di Montecitorio, lontana dall’essere la presentazione di un libro, si è trasformata in un happening dagli inarrivabili spunti comici. Scilipoti: “...ho operato milioni di bambini in Brasile...ho agopunturato centinaia di milioni di africani...ho fatto il missionario in Cina sulle orme di Matteo Ricci...ho girato l’India a togliere i chiodi dai culi dei fachiri...ho salvato giraffe e pantere, elefanti e ippopotami...sono un paladino della medicina omeopatica...credo fermamente nei poteri medicamentosi dello sterco di vacca...ho una collezione di unghie di pipistrello che nessuno al mondo possiede”. Berlusconi: “...Domenico è un eroe...l’Italia si è salvata dall’attacco dei poteri forti grazie a lui...è un paladino del senso della giustizia...lui vota tutte le leggi pro me che gli altri baluba del parlamento contestano sotto sotto...mi ha curato un’unghia incarnita...peccato che ho promesso ad Alfano che sarà lui il mio successore, e io quando prometto mantengo, altrimenti Mimmo sarebbe stato un ottimo premier...Tutti sapevano della legge pro-Fininvest e, quando è venuta fuori, ne hanno preso le distanze...la riproporrò subito dopo la sentenza d’appello...perché è una legge giusta ed equa...per me”. Mimmo, come lo chiama affettuosamente il Capo acquisito, era davvero in estasi. Per una mattinata tutte le televisioni hanno trasmesso l’avvenimento e la richiesta di accrediti di giornalisti da tutto il mondo, ha superato di gran lunga quella per il processo Ruby. Mai Scilipoti era stato al centro di tanta attenzione, men che meno quando era un semplice onorevole dell’Idv. Da peones di Di Pietro a salvatore dell’Impero berlusconiano, il salto in avanti di qualità è stato davvero grande e Domenico si sta rendendo conto di quello che significa essere famosi. Nel prendere atto che a Silvio è rimasta solo la fedeltà di Scilipoti, non possiamo non riferire il siparietto della telefonata che Mimmo ha fatto alla mamma finita la conferenza stampa: “Mammuzza bedda, mi vidisti co’ o presidente? Beddo sugnu?”. “Ma che beddo e beddo, sei sempre ‘na testa di minchia”. Clic.
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