Scioperi. Scioperanti.
Scioperati.
Li odiavo quando studiavo, ed erano travestiti da inutili sit-in, poco più che scuse travestite da protesta sociale, per cambiare un mondo che non andava poi tanto male (a confronto di oggi??).
Li odiavo quando lavoravo, e mi costringevano ad alzate folli e giri di trottola per evitare di rimanere imbottigliata nel caos e nel panico da sciopero dei mezzi.
Li odio ora che non lavoro, per partito preso. Perché vorrei proprio prendermi il lusso di avere un lavoro per scioperarne. Oh si, eccome se lo vorrei!
Gli scioperi, non si sa come, sono diventati la regola, non l’eccezione. Sono diventati la prassi e la normalità, paragonabili all’urlare sempre e interrompere la conversazione degli altri per farsi notare, per farsi ascoltare. E proprio per questa normalità ormai, gli scioperanti non se li fila più nessuno.
Hanno mi ottenuto qualcosa di buono, io mi chiedo, o in tutti questi anni ci hanno solo creato fastidio? Insomma, sono 10 anni almeno che vivo o vengo qui a Milano, e non ricordo che ci sia mai NON stato uno sciopero dei mezzi. Ma è mai possibile?
Pare che questa gente che abbia più diritto di tutti di chiedere (cosa? Condizioni di lavoro migliori? Uno stipendio più alto?), ma non si accorgono che stanno diventando ridicoli, e addirittura offensivi per gente che davvero, VORREBBE scioperare dalla disoccupazione per chiedere un lavoro?
Ah, se avessimo avuto la palla di cristallo al liceo, per mostrare ai nobili cazzeggioni che indicevano un sit-in per “okkupare” la scuola e poi starsene a fumare erba e bere birra come se non ci fosse un domani… allora si, che gli avremmo insegnato come sarebbe andato il mondo! Li avremmo presi a calci nel didietro da qui a Damasco e ritorno, i politicanti in erba, i sinistroidi puzzoni in kefiah e pantalone voncio che cercavano di agitare le masse dei poveri studenti sgobboni, che desideravano solo farla finita il più in fretta e con meno spargimento di sangue (il proprio) possibile con liceo e università, per poi tuffarsi “finalmente” nel mondo del lavoro.
Ah, se potessimo ora scendere in massa nelle metropolitane a prendere a calci nel didietro questi scioperanti che hanno l’ardire di sbatterci in faccia il loro lavoro, ed i loro diritti, e nelle calde giornate di giugno ci costringono ad andare a piedi, o a ricordare che no un lavoro e i diritti pur minimi non ce li abbiamo da un pezzo..ah, che soddisfazione, vacua e sfuggente come un calcio nel didietro, sarebbe!
Ricordare a questa gente che ormai l’Italia, anche grazie a loro, è una Repubblica fondata sullo sciopero, altro che lavoro!
(vi ho detto che li ho sempre odiati, mica cambio abitudini proprio ora! E mi dispiace… ma anche il mio bon ton e la volontà di comprendere si sono mesi in sciopero oggi… )
Ultimamente non mi sento che ripetere che “la liberta di uno finisce dove termina quella dell’altro”… e allora io dico: se qui qualcuno ha il diritto, in nome di chissà quale protesta legalizzata, di scioperare e far quello che vuole per un giorno, perché non posso prendermi lo sfizio anche io di sognare, solamente sognare, almeno per un giorno?
…
Ripensandoci, se proprio devo sognare: al diavolo gli scioperanti e i calci nel sedere… io sogno di andare al mare e godermi il sole! Di salire in treno, e andare… andare…
Certo.
Purché non sia proprio quel giorno, giorno di sciopero.