Non solo e non tanto perché, a valle delle macerie rimaste sul campo dopo la ri-elezione del presidente Napolitano, la direzione del partito si è azzerata. Ma i capitani del Pd, che adesso non rimane se non metterli in minoranza e liquidarli del tutto, sono un manipolo di “s-comuni-cati” poiché hanno delegittimato la teoria politica, giuridica e filosofica dei Beni Comuni. Sono letteralmente fuori dal dialogo con un pezzo di tempo presente che questa teoria mette a tema, ne sono estromessi. Rispetto allo Zeitgeist non fanno né la parte dei vincitori né quella dei critici. Sono capaci solo di perdere. Il dato politico che emerge dal ricorso al bis di Re Giorgio, dato cui un’idea aggiornata di sinistra deve mettere mano, è l’auto-estromissione, la scomunica fai da te, che il Pd è stato bravo a realizzare snobbando il pensiero dei Beni Comuni. Tale approccio alla realtà rappresenta la forma più lucida e interessante di analisi dei limiti dell’ultraliberismo da un lato e di quelli dell’austherity dall’altro. Ricalibrare il discorso pubblico intorno alle cose che appartengono alla moltitudine e mai al singolo è il modo migliore per rintracciare un’alternativa alle contraddizioni del potere dominante e, dunque, per ritessere le fila di un Paese secondo una direzione più vivibile, contemperando l’universalità della Costituzione e la comunanza di beni e servizi. Il Pd che ha detto no a Stefano Rodotà capo dello Stato è lo stesso partito che silura la chance di un adeguamento a sinistra e che chiude la porta in faccia all’opportunità di prendere finalmente posizione sull’oggi, sull’età contemporanea, smettendo i panni dell’eterno indeciso e del cronico sprovveduto. I democrat, che venivano da una campagna elettorale sconfortante (il nome della coalizione di centrosinistra si ricorderà era addirittura Italia bene comune) e da un voto ancor più triste, hanno di nuovo avuto sotto mano l’ennesima possibilità di emanciparsi dalle loro stesse nevrosi e invece sono ricaduti nella solita, terribile e perfino mortale, coazione a ripetere. In una parola: il Partito democratico è fuori dal tempo, non ne coglie lo spirito, perché è esso stesso quel tempo, ne incarna gli equivoci e i contrasti, spazzato com’è, tanto il presente quanto il Pd, da regole di riproduzione della vita economica e politica al contempo in vigore e non più funzionanti.
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