Come previsto, a meno di due settimane dall’inizio del nuovo anno scolastico, si torna a parlare di scuola digitale, di promesse ministeriali ancora da mantenere e, in generale, della situazione effettiva e di quella auspicata. In attesa di parlarne in modo approfondito nel mio breve saggio che uscirà presto in ebook grazie a :duepunti edizioni (di cui ho dato un piccolo assaggio in un post precedente), segnalo oggi alcuni interessanti apporti alla questione, affrontata da diverse prospettive.
La prima è quella relativa alla cosiddetta “curva di apprendimento” degli insegnanti nei confronti delle tecnologie, curva di apprendimento in questo caso visualizzata con uno strumento ai docenti molto familiare: una matita. Ogni parte della matita rappresenta una categoria di insegnanti e il loro attegiamento nei confronti delle tecnologie. Le categorie sono 5, a partire dalla gomma sulla matita:
1. la gomma rappresenta quelli che tendono a disfare quanto di buono fanno gli innovatori, gli sperimentatori e chiunque abbracci l’innovazione in modo effettivo ed efficace.
2. la parte metallica si addice ai “resistenti” (Eco parlava di “apocalittici”), coloro cioè che insistono a voler mantenere i loro metodi tradizionali e pensano che non ci sia spazio per le tecnologie nella scuola.
3. Il corpo di legno della matita sono coloro che vorrebbero usare la tecnologia se qualcuno desse loro gli strumenti, la formazione e le indicazioni adeguate. Insomma, necessitano solo di auto da qualche esperto.
4. E si arriva alla punta della matita, divisa in due categorie: gli osservatori e i pionieri: questi ultimi sono la vera e propria grafite che traccia il solco e incide il foglio, disegnando e delineando nuovi scenari. La parte in legno è composta invece da coloro che osservano quanto fatto dai pionieri per trarre dalle loro pratiche il meglio e imparare dagli errori.
Mi sembra una metafora molto efficace e la voglio accompagnare da un video altrettanto interessante che pone 8 questioni su tecnologie e apprendimento, rilevando prima di tutto due elementi: anche le forbici sono una tecnologia, solo ormai tanto integrata in classe da non essere più colta come tale. E come tutte le tecnologie, se usata male può risultare inefficace, se non dannosa. Così è e sarà anche per ogni altra tecnologia, se non ci si pone prima le domande giuste per un loro uso appropriato.
Sulla scuola auspicata (o sognata) e quella effettiva, reale, penso siano speculari due articoli comparsi recentemente: uno intitolato Scuola Digitale, quali saranno le novità per l’anno scolastico in arrivo? e che sinceramente mi sembra a dir poco ottimista e non tiene conto di una realtà che invece viene descritta nell’articolo che gli fa da contraltare: Scuola digitale? Una chimera dove si parla di un sondaggio effettuato da Skuola.net e soprattutto dei dati del Miur, che raccontano ancora una scuola arretrata, soprattutto in alcune parti del Sud, e assolutamente non preparata per un qualsiasi shift digitale che non sia meditato, graduato e, soprattutto, inserito all’interno di una cornice pedagogico-didattica adeguata.
Tra questi due opposti si colloca perfettamente Scuola, uno sponsor per finanziare il salto digitale, un articolo che prende atto delle criticità e dei ritardi istituzionali per leggere la questione in chiave propositiva, auspicando l’ausilio e l’intervento di sponsor per contribuire alla dotazione tecnologica degli studenti e delle scuole, nonché della necessità di una piattaforma di coordinamento tra scuole, uffici ministeriali e realtà private da contattare e far entrare come soggetti attivi. Difficile, certo, ma sicuramente meno utopistico di molti altri discorsi e assolutamente necessario perché dalla mina di quella matita da cui siamo partiti si arrivi al corpo ligneo.