12idee per la crescita, il programma in onda su Rai3, ideato per far conoscere le proposte per un’economia sostenibile, consapevole e soprattutto anticrisi, dedica la puntata alla scuola, il luogo dove si trasmette cultura, dove si incontrano le culture e le generazioni.
Ma come sta la scuola italiana?
Nel corso del ’900, specie a partire dal dopoguerra, la scuola ha rappresentato un grande dispositivo di modernizzazione e di civilizzazione del paese. Negli ultimi venti anni tutto è cambiato velocemente. Fino alla caduta del muro di Berlino, il mondo con cui si competeva era un mondo piccolo: metà Europa e Stati Uniti. Poi il mondo si è allargato, e mercati anche, e il nostro paese ha dovuto misurarsi con altri grandi paesi, quali la Cina, l’India, il Brasile, il Giappone. L’Italia che ostenta la propria collocazione tra le nazioni più ricche del mondo, non ha attivato una strategia che sostenga la crescita culturale dei cittadini, anzi si è fatto in modo che si è ridotto il consenso sociale intorno alla cultura. Tra le cose “sdoganate”: rozzezza e l’ignoranza.
Patrizio Bianchi – ass. scuola, formazione professionale, università e ricerca Regione Emilia romagna – ” Oggi, c’è una percezione molto diversa dal passato. È diventato più importante l’elemento scuola, direi cruciale. Il sistema formativo fatica. Bisogna rigenerare dei flussi di conoscenze e legarli ad una scuola capace di guardare fuori da sé e dare sicurezza. Un’infrastruttura che stia dietro al paese e che permetta a tutti i livelli, dai bambini all’università, di avere la sicurezza che si è in grado di cambiare. Non c’è mai stato tanto bisogno di cambiare come oggi. Bisogna che la nostra scuola torni ad essere l’elemento che permette di sapere“.
I dati, purtroppo, dicono che l’Italia tra tutti i paesi sviluppati è quello che meno investe nella sua scuola. Il rapporto tra spesa pubblica ed educazione è il più basso, e i risultati si vedono. Siamo il paese che ha il numero più basso di laureati e diplomati e anche il tempo che viene dedicato dalle imprese alla formazione continua è il più basso. Gli indicatori di scolarizzazione e le ridotte capacità di assorbimento e valorizzazione delle competenze all’interno dei mercati del lavoro evidenziano come questo dispositivo si sia incepapto. La spesa pubblica dedicata all’istruzione è il 4.5% del Pil, al di sotto della media europea che è al 5.50%.
Secondo l’Eurostat, l’I
talia è al penultimo posto per percentuale di spesa dedicata all’istruzione. Questo dato si traduce nella realtà. Nella fascia compresa tra i 25 e i 54 anni, solo il 16.1% è in possesso di laurea o di un’educazione di alto livello. La media dei paesi europei è il 28%. Tutti i giovani faticano ad entrare nel mondo del lavoro, i laureati però lo fanno meno. La disoccupazione tra i giovani, tra il 2007 e il 2012 è cresciuta del 67%, ma sale al 40% tra i laureati.Soluzioni? Tornare a credere e dunque investire nella tradizione manifatturiera, recuperando gli antichi mestieri che ci hanno reso unici nel mondo.
“È una sfida enorme – dice Stefano Boerio, architetto urbanista – una sfida di scuola e formazione, dobbiamo recuperare alcuni mestieri che la grande industria ha assorbito. È un grande progetto didattico e di investimento sulla scuola pubblica. Dobbiamo capire dove far rinascere questo percorso di trasmissione del sapere, che non riguarda solo alcune nicchie di artigianato, ma anche gli altri tanti settori. Dobbiamo investire nella ricerca per ceracre di capire quali siano le necessità del mercato e come le nostre competenze, possano rispondere ai bisogni concreti della società attuale.
Dobbiamo recuperare la tradizione del passato con un occhio al futuro. Creare qualità nelle scuole, partendo dalla selezione dei docenti e dalla loro formazione continua. Dobbiamo fare ricerca in ambiti applicativi. Fare buona attività di ricerca unita a una pervasiva cultura imprenditoriale. Il fattore culturale è importante. Negli Stati Uniti l’elemento di creazione di imprese di ricerca è stato fortemente sostenuto da un sistema finanzaiario. È stato l’elemento vincente. In Italia ci sono straordinarie potenzialità che però non vengono supportate da un sistema finanziario adeguato. Dobbiamo creare un mondo fecondo tra scuole e impresa. Dobbiamo mettere i nuovi semi della conoscenza. È la sfida futura.“Bisogna che la scuola torni ad essere il cuore del nostro sistema” chiude Patrizio Bianchi, come dargli torto?