Liberation, sabato 8 settembre 2012. ”Levati dalle scatole, ricco coglione”
di Vladimiro Giacché, da Pubblico
La storia è questa: il presidente francese Hollande annuncia una tassa straordinaria del 75% sui redditi da lavoro superiori al milione di euro annuo, dando seguito a quanto promesso in campagna elettorale. Il 23 agosto, 12 industriali francesi con aziende quotate alla Borsa di Parigi criticano la proposta.
Anche Bernard Arnault, amministratore delegato di LVMH e numero uno del lusso a livello mondiale, “mette in guardia” il premier Ayrault sugli effetti del progetto. E fa filtrare la notizia che la sua società starebbe organizzando la fuga all’estero dei suoi manager di primo piano.
Il 6 settembre le Figaro annuncia alcune modifiche alla tassa: il tetto di applicazione della tassa sarà alzato a 2 milioni di euro per le coppie; saranno (chissà perché) esclusi sportivi e artisti; si conferma invece che la tassa varrà solo per i redditi da lavoro (quelli da capitale, notoriamente, sono intoccabili).
Purtroppo però il reddito annuo di Arnault, la cui ricchezza è stimata da Forbes in 41 miliardi di dollari (è il quarto uomo più ricco del mondo e il primo di Francia), è ancora superiore alla nuova soglia di 2 milioni. E non stiamo parlando dei dividendi (335 milioni di euro già nel 2007), che appunto non rientrano nella nuova tassa, ma dei soli redditi percepiti in quanto manager del suo gruppo: i 4 milioni di euro ricevuti ne facevano già nel 2008 il manager più pagato di Francia.
Ed ecco il colpo di scena: l’8 settembre il quotidiano belga Le libre belgique annuncia che Bernard Arnault ha fatto richiesta di cittadinanza in Belgio. Una richiesta che il quotidiano Libération ha commentato con la bella copertina che abbiamo riprodotto.
Ora sembra che Arnault abbia fatto marcia indietro. Vedremo. Anche Hollande in un’intervista a TF1 sembra tornare (ancora) sui suoi passi. Riconferma la soglia del milione di euro per l’applicazione dell’aliquota maggiorata. E parla – senza entrare troppo nel dettaglio – anche di tassazione dei redditi da capitale.
Ma non dice solo questo. Annuncia una manovra straordinaria di bilancio da 30 miliardi di euro, così ripartita: 10 miliardi a carico delle famiglie (tutte, quindi soprattutto quelle sotto il milione di euro), 10 a carico delle imprese (in modi non chiariti), e 10 in tagli alla pubblica amministrazione (ad eccezione di scuola e sicurezza).
Dimentica di aggiungere che una parte di questi miliardi la sta già spendendo in questi giorni. Per salvare dal fallimento l’ennesima banca: il Credit Immobilier de France. Che ha obbligazioni per 1,75 miliardi di euro in scadenza a ottobre che non è in grado di ripagare.
Attendiamo le prossime puntate di questa telenovela. Ma almeno tre cose sono già chiare:
1) Gli Stati continuano a socializzare le perdite maturate da imprese finanziarie private.
2) Tra tasse e riduzione della spesa pubblica, la parte maggiore del carico delle manovre correttive di bilancio continua a gravare sulla classe media e su chi vive del proprio lavoro (al di sotto del milione di euro…).
3) I tentativi di imporre aliquote straordinarie di tassazione per i ricchi si scontrano con le differenti normative fiscali dei diversi paesi europei, che dovrebbero essere rese omogenee almeno tra i paesi che hanno una moneta in comune.
Ma, guarda caso, di unione europea in questo senso non si parla mai.
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