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Se calcio e filosofia vanno a braccetto

Creato il 15 giugno 2014 da Cittasottile

Due contendenti come squadre contrapposte, che usano la parola a mo’ di palla lanciandosi frasi, pensieri e idee in un gioco con regole prese dal calcio. Due ore dopo sarebbero stati giocatori in carne d’ossa, del bel Paese e della Perfida Albione, a contendersi la palla nel cuore della foresta amazzonica; intanto, a contendersi la parola e a condurre il filo del discorso verso la rete avversaria, nel salone della biblioteca Ginsburg di San Salvario erano due giovani filosofi, preparati e allenati a camminare con il linguaggio sul crinale tra calcio e semiotica, filosofia morale e miti sportivi.

Ringrazio Arsenio Bravuomo, poeta e blogger, coach di logo-atleti, di avermi inviato via Facebook a questo gioco molto divertente: il calcio filosofico, un’invenzione tedesca che trova adepti ora anche a Torino. La partita dura venti minuti, dieci per tempo; la monetina decide chi sceglie tra palla, ovvero il calcio d’inizio, o campo, ovvero l’argomento. La parola-palla si può perdere per assenza di argomenti, oppure per fallo: ad esempio, fallo di “autoreferenzialità”, ovvero quando si comincia a parlar di se stessi, o di “eteroreferenzialità”, ovvero si esce dal discorso. Ci son due guadalinee e un arbitro e che decidono sulla base delle regole del calcio quando è fallo e quando è goal, e ci sono due commentatori tecnici, un filosofo e una “psicocommentarice”, che esprimono i giudizi del dopopartita. Eliminatorie e finale, come per un campionato di calcio.

Età media sotto i trenta, escludendo per fuori età massima il sottoscritto e i suoi amici che hanno assistito divertiti alle evoluzioni argomentative, alle stoppate linguistiche, ai dribbling lessicali dei contendenti (e di un pubblico partecipe e rumoroso, con tanto di ola quando serviva). Argomenti: il piede, il gioco, l’educazione,… Sono uscito divertito e contento: l’intelligenza non è sepolta sotto il frastuono della modernità, ma trova luoghi di libertà per esercitarsi e allenarsi, qualora la notte prima o poi abbia una fine.



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