Magazine Per Lei

Se devo essere sottomessa, almeno datemi un paio di manette di pelo

Creato il 24 luglio 2013 da Phoebe1976 @phoebe1976

AAAAC6HQjTIAAAAAAQ-zmw.jpgUna mia amica molto cara mi ha regalato un libro, anzi due, di una scrittrice che non conoscevo. Ne diceva meraviglie ed io, che ad un libro non dico mai di no, ho accettato il regalo con entusiasmo e immenso piacere. Che c’è di più bello che dei libri in regalo? Per me nulla, nemmeno un diamante di Tiffany. Se non ci credete, chiedete all’Amoremio che un Natale di diversi anni fa mi regalò un trolley pieno di libri presi direttamente dalla mia wishlist di Anobi. Ditemi voi se non è amore vero questo.

Ma sto divagando, veniamo a noi.

Il libro in questione, a prima vista, non mi sembrava male. Il titolo, “Sposati e sii sottomessa”, lo interpretavo come una iperbole dotata di tutta l’ironia del caso, ché io sottomessa non lo ero nemmeno a quattordici anni davanti a mio padre incazzato come un’aquila perché mi aveva beccato ad andare in motorino senza casco con uno.

Poi io Costanza Miriano non l'avevo mai sentita nominare, quindi boh.

Insomma, pensavo fosse un libro dissacrante ed ironico.

SBAGLIAVO.

Almeno fino a pagina 85, limite massimo cui sono giunta domenica scaraventando il libercolo contro l’ombrellone e generando il panico tra  i bagnanti che passavano nelle vicinanze.

Perché? Per la serie di assurdi luoghi comuni sputati con quella punta di prosopopea che in bocca ai cattolici non guasta mai, nonché per il condimento a base di morale cattolica con cui sono infarciti.

Tuttavia, per amore della mia amica a cui i libri di questa signora son piaciuti così tanto, avevo deciso di continuare a leggere il libro. Magari, mi son detta, migliora.

Poi, stamattina, uno dei miei contatti di Facebook fa rimbalzare questo link in cui la Miriano, da buona cattolica, esprime tutto il meglio di sé.

Ma andiamo per gradi.

Il libro “Sposati e sii sottomessa” non parla di sottomissione in senso letterale, ma di quell’attitudine che dovrebbero avere le donne a donarsi al proprio uomo, ad essere concilianti, invita le donne a , citandola “riappropriarsi della loro vocazione all’accoglienza della vita, quella che viene dal loro essere morbide, capaci di ricucire i rapporti, di fare spazio, di intessere relazioni, di tirare fuori da tutti il meglio. Che mettano questo loro genio femminile in cima alle priorità. Non c’entra niente con il trovare un marito ricco da (fingere di ) sopportare in cambio di sicurezza economica. C’entra invece con la lealtà, la dedizione, la dolcezza.”

Bellino. Non lo condivido affatto, ma fin qui posso capire. Anche se io credo che il discorso valga in una coppia solo ed esclusivamente a condizione di reciprocità.

Poi Costanza si butta nella beatificazione del matrimonio come istituzione e qui mi è salito il sangue al cervello.

Ma esternando il fatto che “Le donne che non vogliono avere figli sono incomplete ed immature” e che “Il sesso non votato alla procreazione è meno appagante” non c’ho visto più.
Ma è stato l'affermare da parte della Miriano che le discriminazioni sulle donne in ambito lavorativo non esistono ("Non più che per gli uomini!") a farmi capire che vive in un mondo tutto suo fatto di MioMiniPony.
Problemi suoi; in fondo io vorrei vivere in una puntata di Gilmore Gilrs.

Ora, se leggete il mio blog mi conoscete, ma in caso contrario faccio un ripasso veloce.

Nel corso del tempo ho espresso il mio parere a favore dello ius soli, dei matrimoni gay ma anche delle adozioni, sentendomi tuttavia libera di non volermi sposare, contro la Chiesa intesa come apparato clericale con potere temporale, ed in genere a favore del libero pensiero.

Non condividete? Se siete persone civili e non offendete nessuno, ne possiamo (nei limiti) parlare, sennò la porta è in fondo a sinistra.

No, non a destra. Quello è il bagno. E stamattina non mi ricordo se ho passato la pezza, quindi non vi conviene.

L’unico mio dubbio, che proverò a chiarire il prima possibile, è perché una amica che mi conosce così bene mi abbia così caldamente raccomandato e sia arrivata a regalarmi una siffatta mercanzia. Forse cerca di stimolarmi al dialogo? Vuole aprire la mia mente all’analisi critica? O, più semplicemente, c’ha visto cose che io non riesco a vedere, magari troppo frenata dall’idea che mi sono fatta sulla scrittrice. Sono snob, a volte mi succede. Con Moccia, ad esempio.

La verità è che la sig.ra Miriano, nonostante si faccia uno scudo con la sua facile ironia buonista, mi ricorda sin troppo da vicino quelle beghine in nero del mio paese che sgranano il rosario a mente in chiesa tutti i giovedì (e tutti i giorni a maggio, che è il mese mariano, si sa) che vedono assurgere poi i propri figli all’onore delle cronache perché hanno dato fuoco ad un barbone. Spinti dalla catechesi materna, ovviamente, che gli insegna a predicare bene e a badare moltissimo alle apparenze, ma a fregarsene della sostanza dei fatti.  

No, non dite che non è così, per favore.

Moltissimi dei miei conoscenti o amici che si professano cristiani praticanti sono proprio quelli che ragionano come lei, che rispedirebbero tutti gli immigrati fino alla terza generazione a casa con la barca e che pensano che essere gay sia una malattia generata dal buco nell’azoto.

Anzi che i gay siano una lobby culturale che travia la nostra società e vuole crearsi privilegi a spese della collettività.

In fondo lo dice anche Elio, sarà vero.

E poi, se esiste l’omofobia e va tutelata, vogliamo dimenticare la grassofobia? E la quattrocchifobia? Insomma, a scuola venivo presa in giro perché secchiona, non merito tutela?

Belle persone, sì.

Sono gli stessi che quando sono andata a convivere con un uomo divorziato e padre di una bambina mi hanno tolto il saluto, perché sono peccatrice e brucerò all’inferno.

Alla faccia della misericordia cattolica.

Tanto basta confessarsi e tutto viene cancellato, no? Lo insegnano anche al catechismo ai bambini di otto anni, volete che non sia vero?

Basta crederci, non occorre nemmeno pentirsi.

Un po’ come quei corsi all’Università con l’obbligo di frequenza perché il professore si ritiene l’unico depositario dello scibile umano ed all’esame va a finire che ti fa domande solo sulle sue idee.

Ora, resta un problemino: che ci faccio con questi libri?

Bruciarli non potrei, regalarli e dargli diffusione nemmeno.

Lasciarli nella libreria non saprei, ho paura che Jane Austen si risenta e che metta su insieme a Houellebecq e Tolstoj una rivolta, aiutati da Sophie Kinsella e Elif Shafak.

Che mi consigliate?


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