di LUCIA PALMERINI
Grillo fa paura, fa paura alla destra ma soprattutto a Vendola e Bersani, fa paura a Monti e al suo mentore il presidente Napolitano.
Grillo non nasce ieri, non è uno sprovveduto e non si può più parlare di anti-politica solo perché si scaglia contro la politica-tradizionale. E proprio qui sta il punto, Grillo è politica vera, seria e soprattutto partecipata, di quella che scende nelle piazze, che conquista trasversalmente ogni categoria della società.
Grillo coinvolge sia i giovani disillusi, spesso cacciati ed osteggiati dai partiti, che vedono in lui la rivincita, colui che ascolta e che fa sentire importante anche il ragazzo più timido, ma coinvolge anche giovani disinteressati alle sorti del paese, che passano il loro tempo su facebook e twitter, li stana usando maestralmente i loro stessi mezzi di comunicazione, li attacca alle spalle e mostra loro una realtà alla quale poco a poco si appassionano, diventando a loro volta esponenti fondamentali di un movimento, come una catena di sant’antonio.
Ma la bravura di Grillo sta anche nel parlare agli anziani, attraverso i nipoti, attraverso la piazza ed il passaparola; anziani che non vanno su internet ma che ascoltano, carpiscono dai più giovani notizie a cui loro non hanno accesso, cercano nei trafiletti di giornale anche il più piccolo riferimento a quel Grillo di cui tanto si parla ma che la televisione poco mostra. Anziani che vedono la piazza della loro città strapiena e traboccante di persone giovani, entusiaste e sorridenti e si chiedono perché nessuno ne parli.
Grillo piace ai quarantenni, poco rappresentati in politica, e poco presenti alla vita della società, spesso intenti a sopravvivere in un mondo gestito male dai vecchi. E gli piace non per gli slogan o i comizi che sono veri e propri show, ma per i contenuti. Contenuti che fanno paura alla “politica vera”, contenuti tosti, contenuti che se veramente messi in piedi porterebbero alla disoccupazione centinaia di politicanti e burocrati che da anni vivono dei nostri soldi.
Ecco perché Grillo fa paura.
Perché coinvolge tutti, rende ogni italiano consapevole dell’importanza del proprio voto e si rivolge a tutti, senza distinzione, usando una strategia di comunicazione da far rabbrividire il migliore Berlusconi dei nostri tempi.
Se fino a ieri Grillo veniva oscurato nelle varie televisioni, e dimenticato dai vari leader degli altri partiti con la tecnica “occhio non vede, cuore non duole”, oggi Grillo fa paura e mai come questa volta il voto di domenica e lunedì prossimo è incerto.
L’unico che si era accorto della presenza di Grillo, tanto da citarlo svariate volte è stato Matteo Renzi, anche lui grande comunicatore ma soprattutto conoscitore delle moderne strategie di comunicazione. Inutile dire che un qualunque partito che punti sul merito e sui contenuti e che vuole vincere avrebbe fatto di Matteo Renzi il suo capitano. Non il PD, partito che sembra essere affezionato alla posizione di eterno secondo, al ruolo di opposizione, un pò come se la Ferrari non usasse in gara la settima marcia ma si limitasse alla quarta o la quinta. Sembra infatti sempre più plausibile che il PD riuscirà a perdere anche stavolta, o meglio a non-vincere. una gara che sembrava già vinta in partenza.
Uno dei motivi è proprio Grillo, che coinvolge dal più giovane al più anziano, che conquista anche chi con la politica non ci ha mai avuto a che fare, che riporta la passione per la politica stessa tra i cittadini, e guarda caso era lo stesso obiettivo (peraltro raggiunto) da Matteo Renzi. Portare le persone in piazza, credere nel cambiamento, credere nel miglioramento.
Credere che il proprio voto vale, e non poco.