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Se ieri era un pericolo, oggi è una minaccia

Creato il 19 febbraio 2013 da Malvino
Il M5S non è più un «movimento» ma è diventato una «comunità». Tutto sommato ha poca importanza se sia vero, e ne ha ancor meno se Beppe Grillo ne sia convinto quando lo dice. La cosa importante è la reazione dei suoi quando lo urla dal palco: sembra ci credano, sembra riescano a trovarci motivo di orgoglio, sembra abbiano trovato risposta a un bisogno di appartenenza.Questa è l’unica novità dello Tsunami Tour, che per il resto è replica del solito one-man-show: i grillini si sentono «comunità». Così diventa finalmente chiaro di cosa volesse essere embrione il «non-partito» creato dalla Casaleggio Associati: in questione, dunque, non era la struttura del M5S, ma la sua stessa natura, che ora mostra i caratteri distintivi della cosa «prepolitica».D’altronde, definirla «antipolitica» è sempre stato improprio. In senso stretto, infatti, l’«antipolitica»non esiste: anche il rifiuto più netto delle varie espressioni della dimensione politica di per se stesso è un atto politico, né può trovare forma che non sia politica. Peraltro è definizione che Beppe Grillo e i suoi non hanno mai fatto propria, e che anzi hanno sempre respinto.In secondo luogo, anche a voler dare al termine il significato che in sé condensa i tratti peculiari del populismo e del qualunquismo, l’«antipolitica» rimane categoria in cui il M5S è sempre stato stretto. È luogo di raccolta, infatti, di numerose suggestioni culturali dalle più varie provenienze (giacobinismo, luddismo, pauperismo, ecologismo, democrazia diretta, un po’ di filosofia New Age) che vi confluiscono perdendone la specificità, pur senza arrivare a una vera e propria sincresi: un guazzabuglio di umori, insomma, più che di idee, nel quale chi ha inclinazione alla deriva qualunquista o quella populista trova modo di sentirsi al servizio della palingenesi.Alla pars destruens della sistematica grillina («comunque vada, sarà un bagno di sangue») viene così ad aggiungersi quella construens («puntiamo al 100%»). Finalmente è chiaro che la polemica antipartitocratica trovava solo un’occasione nell’analisi del sistema politico italiano, ma che in realtà era mossa da un’urgenza profonda, che potremmo definire esistenziale.Il «partito», infatti, si dà sempre come «parte» di una società, che legittimamente aspira a farsene maggioranza, mentre tende a farsi coincidente con la «società» o con lo «stato» solo quando esprime velleità totalitarie. Solo in quel caso assume la forma «organica» della «comunità», che invece si dà sempre come un «tutto», fuori dal quale c’è sempre l’estraneo o il nemico.Lo statuto di questo «tutto» è necessariamente quello «organismo vivente», sicché l’appartenenza ad esso è strettamente funzionale – possiamo parlare di vera e propria cogenza – alla riproduzione della struttura gerarchica che nel «corpo» lega le parti in quell’unità di fine che comunemente è detta «vita», assicurata dalla piena rispondenza di ogni «membro» al «capo».Ecco, dunque, che tutte le discussioni sul deficit di democrazia interna al M5S perdono significato: in una «società», in un «partito», in un «movimento» esse hanno sempre un senso, e guai se non lo hanno, ma in una comunità lo perdono inevitabilmente, perché non è dato «corpo (umano)»che si regga sulla relazione democratica delle sue parti: la necessità di un Io genera un vincolo di subordinazione tra le «parti» e, se questo viene a mancare, l’«organismo»smette di essere vitale.Altrettanto vale per la struttura gerarchica a cerchi concentrici che è tipica della setta e che dà statuto al vincolo di subordinazione. Perciò perde senso anche la critica di settarismo che in tanti hanno mosso a Beppe Grillo, perché non si dà setta senza struttura di tipo «organico». Altrettanto vale per le accuse di gestione proprietaria del M5S: non è data titolarità di un «organismo vivente» senza che l’Io se ne possa dire pienamente padrone.Così, se guardiamo alla «communio» come carattere fondativo della «communitas», ci troviamo dinanzi al modulo ancestrale di organismo «prepolitico» e, per ciò che riguarda il M5S, che non è più un «movimento» ma è diventato una «comunità», il cerchio si chiude. Qui gli individui sono chiamati a restare essenzialmente uniti nonostante i fattori che li separano, proprio al contrario di ciò che si realizza nella «società» e nel «partito» – e in massima misura nella «società» e nel «partito» che siano davvero democratici – dove gli individui rimangono essenzialmente separati nonostante ciò che li unisce. Siamo dinanzi a una «cosa» che ieri era ridicola e oggi è mostruosa. Se ieri era un pericolo, oggi è una minaccia.   

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