Questo è un marchio commerciale. Non l’indicatore di uno standard
“Mi pare d’aver capito che se i sacchetti della spazzatura non hanno questo marchio non li ritirano!? ho capito male io giusto ??“. Con questa domanda posta da un cittadino all’amministrazione comunale di Nuraminis si è aperto nella comunità il dibattito sulle buste da utilizzare per il ritiro dell’umido.
La replica dell Comune arriva presto: “Esatto in parte! parliamo infatti della sola frazione dell’umido. NON e’ sufficiente usare sacchetti che all’apparenza possono sembrare idonei. Per essere certi del ritiro, servono sacchetti realizzati in materiale riciclabile con questo logo stampato“.
Risposta enigmatica, seguita dall’intervento di un altro cittadino che avanza nuove perplessità alle quali l’amministrazione di Nuraminis risponde così: “se tu conferisci nell’umido i giusti materiali e se usi i sacchetti appropriati, NON ESISTE MOTIVAZIONE ACCETTABILE che giustifichi il mancato ritiro“.
Il problema però è che i sacchetti appropriati indicati dal Comune, sono quelli marcati MATER-BI. In un volantino recentemente recapitato ai nuraminesi, il Comune aveva già chiarito che “il solo sacchetto adatto al confermimento del rifiuto umido“, è quello recante il marchio Mater-Bi. Nel volantino il marchio è presentato come “simbologia del materiale utilizzato” per la realizzazione del sacchetto. Ma non è proprio così.
Mater-Bi è il nome commerciale di un tipo di bioplastica brevettato e commercializzato dalla Novamont. La Novamont è una società fondata nel 1990 dal gruppo Montedison. Nel 1996 è stata acquisita dalla Banca Commerciale Italiana e dalla Investitori Associati. Come i nostri 6 lettori sapranno, la Montedison è stata un grande gruppo industriale, attivo soprattutto nel settore della chimica (con una forte influenza da parte di Mediobanca).
Fin dal febbraio 2012, Marco Banini, Comitato nazionale Plastiche Biodegradabili, denunciava il tentativo di stabilire (attraverso una legge) un regime di monopolio, stabilendo che gli unici sacchetti da utilizzare per la raccolta dell’umido (come quelli per la spesa) dovessero essere quelli Mater-BI. La polemica è stata incandescente, sia perché il monopolio avrebbe costretto alla chiusura oltre 2000 aziende produttrici di sacchetti biodegradabili, sia perché secondo altre associazioni ecologiste, Mart-bi sarebbe un prodotto anti-ecologico.
Ma è la stessa Assobioplastiche (che rappresenta anche Novamont) a rispondere alle accuse di monopolismo, mettendo a disposizione un elenco dei diversi prodotti in commercio rispettosi dello standard di legge.
Perché, dunque, il Comune di Nuraminis non si limita a indicare lo standard che le buste devono rispettare, invece che “imporre” al cittadino la marca da acquistare? La domanda potrebbe essere fatta anche al Consorzio che gestisce il servizio di raccolta rifiuti e gliela dovrebbe fare il Comune, che rappresenta gli interessi della cittadinanza.
Sollecitato da questo blog, il Comune ha affermato che “non e’ nostro compito indagare sul perché chi di dovere abbia scelto il prodotto di un azienda piuttosto che quello di un altra e sopratutto quali motivazioni hanno portato a questa scelta“.
E invece no: è interesse dell’amministrazione tutelare i cittadini da qualsiasi posizione dominante, impedendo lo stabilirsi di monopoli. Fino a prova contraria, nel momento in cui si chiede ai cittadini di acquistare un prodotto specifico (indicandone perfino la marca), l’ente ha l’onere di provare che non esistono sul mercato altri prodotti equivalenti, tali da garantire le stesse prestazioni in termini di riciclaggio dell’umido.
Il Comune ci ha risposto che “non si costringe nessuno ad utilizzare una marca invece che un’altra“. Sarà. Ma allora perché lo stesso Comune ha scritto: NON e’ sufficiente usare sacchetti che all’apparenza possono sembrare idonei. Per essere certi del ritiro, servono sacchetti realizzati in materiale riciclabile con questo logo stampato“. Ma è chiaro o no che quel “logo stampato” è “una marca invece che un’altra” ?