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Se il Movimento è fermo

Creato il 28 maggio 2013 da Danemblog @danemblog
Per descrivere come il Movimento 5 Stelle stia affrontando i risultati del turno di amministrative appena celebrato, non c'è miglior strumento che le parole del candidato sindaco a Roma, Marcello De Vito.
Un primo passaggio da partito novecentesco: "Non è un calo vistoso come abbiamo sentito dire". 
E poi, sulla falsariga "Abbiamo pagato l’assenza nei talk show e lo scollamento delle persone alla politica".  
Per concludere con un tocco di complottismo anarco-capitalista 2.0, la colpa è della "forza economica e mediatica degli altri partiti" e ancora nello specifico dei media "oltre al poco spazio sui giornali, anche le tv hanno contribuito a descrivere la nostra attività in una certa maniera".
Sulla media nazionale, il M5S viaggia adesso intorno al 10% (risultato che doveva essere anche alle politiche, e invece) contro il 25% del dato nazionale di febbraio. Tanto il "- 15%". Tantissimo, un'enormità. Se è segno di un'implosione ancora non si sa, si vedrà in futuro. Così caldo, dico che di sicuro non si può stancamente dare la colpa solo all'astensionismo. Perché allora, se il Movimento perde punti perché la gente non va a votarlo, e la gente non va a votare perché non si sente rappresentata - per protesta - allora significherebbe ammettere quello che colui che scrive questo blog sostiene da sempre, e cioè che Grillo raccoglie quasi esclusivamente i "voti di protesta" che stavolta non si sono mossi o si sono assopiti. Altrimenti, sarebbe da dire che l'offerta messa sul piatto dai 5 Stelle non è valida, non ha appeal, non è degna di fiducia. Che significherebbe altrettanto, che anche il Movimento, è stato inquinato dai passaggi istituzionali, dal potere e dalla politica praticata, ed è diventato un partito come gli altri: oggetto, come sarebbe, dello scontento dell'elettorato.
Delle due una in assoluto non è. Più probabile forse un'insalata ben condita: nel senso che quel voto preso alle politiche, era un voto di protesta, segno dello scontento e di una fiducia investita pro tempore nel segno del "il meno peggio". A questo si unisce il tradimento di quella fiducia, l'immobilismo del Movimento in sede parlamentare, che trasforma il Movimento stesso in un pezzo di quel sistema che non va. Almeno così è quello che passerebbe, o è passato, nell'elettorato.
Questo è: non la metterei su più complicata. La gente ha votato Grillo a febbraio, perché credeva che fosse migliore di quello che è. Fiducia, e speranza, appunto. Con altrettanta semplicità, visto l'andamento di questi tre mesi, la stessa gente (a Viterbo, per dirne una, M5S passa dal 31,8% al 5,8%) ha deciso di non votarlo e di votare qualcun altro o di non votare proprio. S'è scoperta la contraddizioni in termini: se ti chiami "movimento" non puoi essere immobile. Fermo, incastrato, sui tanti e continui no, sulle contraddizioni interne, su manieristiche e manualistiche discussioni di quotidianità, di cui non interessa niente a nessuno, per primi agli elettori . Fatto salvo quello sparuto gruppetto, che infuoca i forum (strumento d'antan) e che rappresenta si e no l'1% di quegli altri - un club, quello delle Quirinarie, che fino a qualche tempo fa volevano farci passare per "gli italiani".
Analisi più raffinate, flussi elettorali e motivazioni profonde, le lascio - casomai - a freddo. 

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