Le ore di cassa integrazione hanno raggiunto nei primi nove mesi del 2012 quota ottocento milioni, con un incremento di quasi il 10% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Oltre un milione di lavoratori si trova in cassa ordinaria, straordinaria e in deroga.
Il sussidio pro capite è stato decurtato di quasi seimila euro, per un totale di oltre tre miliardi.
Le previsioni per l’anno prossimo sono drammatiche.
L’incubo Fiat incombe sul paese e sulle prospettive di finanziamento della cassa.
Eppure, non risultano precedenti noti di ripetizione coattiva, da parte degli uffici previdenziali, della spesa, legittimamente sostenuta in favore degli aventi diritto, nei confronti delle persone e delle società che abbiano colpevolmente provocato lo stato di crisi.
La terra brucia, l’economia smotta (ma non per tutti, perchè in finanza se molti perdono, pochi guadagnano) e politica e istituzioni di settore indugiano.
Il Nuovo Mille, giornale liberale on line, ha identificato vari casi che valgono spese milionarie di cassa integrazione e li ha segnalati alle istituzioni preposte, richiedendone l’intervento.
Il caso Parmalat spa, conseguente ad un controverso impegno di tesoreria da parte del socio di controllo francese, ha costituito oggetto di una interrogazione parlamentare in tema di cassa integrazione, ma finora non risulta che gli uffici previdenziali abbiano accertato le responsabilità e che, all’esito, le abbiano prospettate all’autorità giudiziaria competente. Eppure,
non si può imputare, in particolare all’Inps, inerzia di impegno nel recupero degli impieghi non dovuti, come la stampa ha reiteratamente riconosciuto negli ultimi due anni, da quando l’attuale rappresentanza si è dotata di un ufficio efficiente e ben diretto.
Allora, a maggior ragione, l’ufficio non deve esitare a far valere le ragioni del diritto dinanzi a qualche santuario della cattiva finanza che produce distruzione di ricchezza, disoccupazione e distrazione di impieghi virtuosi del denaro pubblico.
Anche la corte dei conti finora ha ignorato il fenomeno, non certo per difetto di competenze, presumibilmente per esigenze di soddisfazione di impegni prioritari.
Ma la cassa integrazione è ormai un impegno prioritario e ancora di più lo sarà il prossimo anno e gli anni successivi, finchè l’economia nazionale non potrà emergere dalla crisi, anche affrontando i nodi di questo tipo.
I sindacati non sono stati allertati in merito e i loro uffici studi non si sono accorti della ricchezza sottratta alla naturale destinazione del dignitoso sostentamento degli aventi diritto.
In particolare, le operazioni di leveraged buy out di società quotate e non quotate incorse nella cassa integrazione devono essere tutte sottoposte allo scrutinio attento dell’Inps e gli impieghi recuperati nei confronti di persone e società colpevoli dello stato di crisi devono essere trattenuti nel territorio di appartenenza e devoluti in favore degli aventi diritto che, per cause illecite, abbiano subito la depauperazione del proprio reddito.
Gli avvocati possono svolgere un ruolo primario. La parola agli uffici previdenziali.