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Se mi lasci ti cancello (eternal sunshine of the spotless mind)

Creato il 21 marzo 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema

“Eternal sunshaine of the spotless mind”- “L’eterno splendore di una mente senza peccato” è il vero titolo di questo film che per fare botteghino, visto i protagonisti Jim Carrey e Kate Winslet, ai tempi soliti alla commedia, uscì in Italia con il titolo: “Se mi lasci ti cancello”, trascinando nelle sale un pubblico poco attento a quello che è uno dei film d’amore più bello e profondo dell’ultimo decennio. Vincitore del premio Oscar 2005 per la migliore sceneggiatura, il film dell’allora emergente Michel Gondry propone una trama ricca di spunti di riflessioni. La storia si basa sull’intuizione di un professore che inventa un dispositivo capace di cancellare i ricordi spiacevoli, esorcizzando quindi quello che, in un mondo cinico e consumistico come il nostro, è ancora una delle poche cose democratiche, una di quelle cose che ci rende al suo cospetto tutti uguali, un qualcosa dove neanche i soldi son capaci di trovare soluzione: la paura di soffrire per amore. Credo che il senso del film sia proprio mirato nel far comprendere al pubblico che senza questa paura non esista vita vissuta, ed è proprio tramite la voglia di affrontare tale paura, di accettare le persone per come sono e noi per come siamo che si ha la possibilità di immettersi in quello stato semiorgiastico chiamato felicità. Quando i protagonisti della vicenda Joel e Clementine s’incontrano per caso sulla spiaggia di Montauk, si innamorano ma sono incoscienti di averlo già fatto, incoscienti perché entrambi già sottoposti l’uno verso l’altro alle cure innovative del “dispositivo cancella ricordi”. Il film a quel punto fa un passo indietro e percorre nella testa di Joel la cancellazione di Clementine, attraversando il tragitto dai ricordi dai più vicini a quelli più remoti, dando allo spettatore la possibilità di vivere una storia d’amore partendo dall’agonizzante fine sino ad arrivare all’emozionante e passionale inizio. Un percorso nel quale ognuno di noi può riconoscersi, un percorso che parte dall’odio passando per l’apatia, l’intolleranza, il sesso, la comprensione, la dolcezza fino a quel secondo magico da dove parte l’ormai passata infatuazione. Un amore autentico (come tutti gli amori comprensivo di un odio altrettanto autentico) tanto è vero che il nostro Joel, a metà percorso, decide di non volersi più sottoporre al trattamento, prendendo coscienza nel suo stato onirico, come in una sorta di sogno lucido, dove può parlare all’interno dei suoi ricordi e capire quanto l’amore, se compreso e curato, può essere eterno. Immaginate che bello potrebbe essere parlare con il nostro primo amore nel giorno in cui lo abbiamo conosciuto ma con la coscienza di oggi….C’è una frase nel film che, secondo me, rende perfettamente l’idea di quando si è innamorati, di quanto -quando accade- ci si sente nei giusti binari con la vita: Joel e Clementine sono sdraiati su di un lago ghiacciato guardando le stelle e lui esclama: “Mi sento così felice, non avevo mai provato cosa fosse la felicità, sono esattamente nel punto dove voglio essere!”. Pensate se vi è mai capitato di provare uno stato simile. In sostanza, il film ci insegna a non crearci aspettative perché queste nascono per essere inflitte, la storia ci induce a pensare che solo passando per il non aver paura di mostrare come siamo sin da subito ci si può non annoiare mai. Del resto, se ci pensiamo bene, di noi stessi non ci annoiamo mai proprio perché non possiamo mentire a noi stessi, perché non possiamo essere chi scegliamo di essere…siamo solo noi. Questo è tutto! In contrappasso, voglio lasciarvi riflettere su una citazione di Nietzsche, che viene fatta all’interno del film e che trovo sia emblematica per il senso dello stesso “BEATI GLI SMEMORATI PERCHÈ AVRANNO LA MEGLIO ANCHE SUI PROPRI ERRORI”…..buona ri-visione!

GURU NIKKO

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