Un po’ di tempo fa “Cartatraccia” in un commento a un mio post dedicato a come Dostoevskij piazzava il suo prodotto parlava di due concetti interessanti. Verso i quali spesso non si ha la necessaria attenzione.
I concetti erano qualità e vendibilità (o forse si potrebbe dire “appetibilità”?)
La qualità, questo è evidente, ci deve essere. Però chiunque è persuaso di aver scritto un capolavoro (persino io, e ho detto tutto), e il terreno si fa scivoloso.
E la vendibilità?
Ecco, in questo caso è come trovarsi a scalare il passo Pordoi con una gomma a terra. Però possiamo provare ad affrontare questo argomento osservando come era il mondo prima e come è adesso.
Prima, quando il Web non esisteva, o realizzavi certi volumi di vendite, oppure erano dolori. Magari riuscivi comunque a cavartela. Per esempio, uno scrittore come Thor Vilhjiàlmsson non realizzava certo dei libri che si vendevano come il pane.
Però aveva un editore, vinceva premi.
Poi, è arrivato il Web, e la faccenda è cambiata. I best-seller continuano a esserci e ci saranno sempre. Però adesso hai dalla tua parte gli strumenti per… Per realizzare che cosa?
Lo scrittore Kevin Kelly (cofondatore tra l’altro della rivista Wired) ha enunciato la teoria dei 1000 veri fans. Per poter vivere, caro il mio artista (questo è il suo pensiero), hai bisogno di 1000 veri fans.
Joel Friedlander in un suo post, parla invece di bisogni insoddisfatti. Io proverei a forzare questa sua affermazione, ribadendo la mia idea:
Il lettore non sa cosa vuole, glielo devo dire io.
Ecco perché in fondo ai miei post c’è una sorta di motto:
Prima la storia, poi il lettore
È dannoso? Pericoloso? Si rischia di finire ai margini?
La letteratura è piena di esempi che dimostrano come voltare le spalle al pubblico, ti consegni all’insuccesso. Hermann Melville scrive “Moby Dick” che piacerà solo a qualche critico. Diventerà dopo un classico: dopo la sua morte, e sono necessari anni perché succeda.
Ma Dostoevskij mica parla di robetta. E Dickens?
Esiste un modo per ottenere questo genere di risultati, anzi, c’è solo un modo.
Devi divertirti. Perché se ti diverti, trovi il tuo pubblico.
Non affermo che nella tua opera i personaggi devono ridere ogni 3 righe. Al contrario: sei TU quello che deve divertirsi.
Tutto è in mano tua. Prezzo; diritti; tu scegli la strategia di lancio, se e quando abbassare il prezzo, e per quanto tempo.
Non devi riscrivere personaggi o finale perché altrimenti l’editore non è convinto di vendere, e via discorrendo. Nessuno (be’ quasi nessuno) ha mai avuto una tale libertà per la sua opera. Come fai a non essere felice? A gioire?
E allora?
Allora divertiti.