In ultima analisi è tutta una questione di valori, ossia di giudizio e dunque è una questione relativa ed irrisolvibile se non si cambia paradigma.
Da una parte – chiamiamola squadra A – si schiera chi è convinto che ogni mezzo sia lecito per vincere la partita, dall’altra – nella squadra B – chi fa della questione morale la ragione delle sue azioni. Il problema è che i secondi giudicano i primi nella convinzione che, tutto sommato, quelli agiscano consapevoli di ‘sbagliare’, turandosi il naso, per interessi che essi stessi considerano abietti.
In realtà credo non sia affatto così. Sia da una parte che dall’altra si agisce convinti di aver scelto la squadra giusta, il lato migliore, quello che il destino vuole, alla fine dell’ultimo atto, alla chiusura del sipario, vincente.
Ostinarsi a giudicare gli avversari utilizzando una scala di valori etici porta inevitabilmente a perdere la partita per incapacità manifesta di comprendere la natura del gioco. I giocatori della squadra A sono convinti che l’imposizione della forza, la violenza, la tortura, la guerra, la propaganda, la menzogna, il controllo mentale e qualsiasi altro mezzo si possa immaginare, siano leciti se utili al raggiungimento dello scopo; i giocatori della squadra B, al contrario, pensano che l’unica arma accettabile sia l’azione di convincimento, la pedagogia.
I primi hanno a disposizione risorse incalcolabili, strutture, denaro, centri di potere, organizzazioni, armi. I secondi hanno – da questo punto di vista – le pezze al culo, se va bene hanno dei blog. Persino l’editoria e la stampa tradizionale sono ormai appannaggio esclusivo degli avversari, figuriamoci i media più efficaci disponibili in quest’epoca tecnologica.
Taluni lettori ed amici mi hanno scritto chiedendomi le ragioni del mio silenzio. Ebbene, ho voluto osservare la partita dall’esterno.
Da una parte ho visto la squadra A. Quella dei Bilderberg, dei CFR, dei Fondi Monetari, delle Banche, delle Multinazionali, delle ONG tentacolari, della Massoneria, dei Rosacroce, dei Gesuiti (o Vaticano che dir si voglia), delle Sette Sataniche (o New Age che dir si voglia), delle Università, delle Think Tanks e dei Comitati, quella degli eserciti, della NATO, del Pentagono, della UE, degli USA, dell’ONU e – diciamocelo – di tutte le gerarchie di potere religioso-politico-economico-militare-amministrativo-mediatico visibili ed invisibili esistenti su questo pianeta.
Dall’altra parte la squadra B: nessuno.
“Come nessuno? Almeno i blogger ed i liberi pensatori on e off-line vorrai metterceli dentro!”
Purtroppo no. Per una ragione semplice: nessuno, da quella parte, sembra giocare per vincere. Dal lato dello schieramento in cui militerei volentieri non c’è nessuno che gioca realmente la partita, nessuno che persegue un obiettivo che non sia quello di puntare il dito verso l’avversario dicendo: “Guarda come sono cattivi! Guarda che animacce nere!” Da quel lato del campo, già scarno di mezzi umani, finanziari, organizzativi e via discorrendo, non trovo davvero nessuno che partecipi con l’obiettivo di vincere. I più si affannano in discussioni pressoché sterili su chi, tra gli avversari, sia il più crudele, o il più in alto nelle piramidi del potere, su chi sia più satanico negli intenti o più efficace in fase operativa.
Secondo Nwo-truthresearch, per esempio, sono i Gesuiti a sedere in cabina di regia nella squadra A, secondo Franceschetti sono i Rosacroce, a sentire altri è la Massoneria, oppure i petrolieri, o i banchieri, o gli ebrei, o gli americani, oppure le sette sataniche. Machissenefrega! E’ la squadra A, sono gli avversari. Punto. Dico io.
Spossati dall’insuccesso permanente, dall’assenza totale di risultati, dalla sterilità del proprio agire, nella squadra B, tutti finiscono per condividere nell’intimo il malcelato sentore che è la mediocrità umana a rivestire un ruolo chiave nel permettere che i peggiori istinti dominino nel grande campo di gioco della vita. Il problema sta proprio lì. Essere incompresi ai più, inefficaci ed inattivi diviene il paradigma di un circolo vizioso auto-commiserativo che, a questo punto, mi pare stia divenendo in certi casi persino auto-compiacente, se non addirittura auto-celebrativo. Come scrissi in passato, è lo stesso errore dei piddini che trovano la propria ragion d’essere non nel reagire ma nel puntare il dito sull’altra parte. “Ma quanto è brutto e cattivo Mussoloni… ma quanto è brutta e cattiva l’Elite del Nuovo Ordine Mondiale…”. Stessa solfa, stessa inefficacia, stessa debolezza.
A chi mi ha scritto, ho risposto che non amo ripetermi, che ciò che sentivo di dire l’avevo detto e che riproporre con parole diverse gli stessi concetti non fa parte delle mie abitudini. Ciò non sottintende che ciò che ho pubblicato in passato sia la verità definitiva, che sia l’ultima parola che si possa esprimere sui temi che ho trattato. Tutt’altro. Significa soltanto che se continuassi, finirei per ripetere le stesse idee in nuove varianti estetiche e poco più. A che pro?
Per questa ragione preferisco, anche qui, linkare un ottimo post che descrive con buona approssimazione le ragioni del mio silenzio:
http://mon-dart.blogspot.com/2011/06/immaginare-soluzioni-diverse.html
Per dirla in un linguaggio giovane: la partita è persa, non è più tempo di seghe mentali, ora si tratta di salvarsi il culo.
Si può essere nel torto, si può sbagliare, ma bisogna essere coerenti. Non si possono denunciare le scie chimiche e viverci sotto; non si può denunciare il sistema cancerogeno della filiera alimentare e nutrirsi di cibi confezionati acquistati al supermercato; non si può denunciare l’avidità insita nel sistema del denaro continuando a pagare il mutuo casa, le tasse, le bollette. L’elenco delle contraddizioni è lungo, potrei continuare… ma non ne ho voglia.
Dal canto mio ho lasciato l’Italia alla volta dell’Africa cinque anni orsono, d’istinto, ben prima di leggere e di scrivere alcun post. Alla blogosfera mi sono avvicinato nel 2008 con tutte le difficoltà che derivano dal vivere nel Terzo Mondo ed ho raddrizzato la mira delle mie letture l’anno successivo. Ora è tempo di lasciare anche la blogosfera, ringraziandola di ciò che mi ha dato e sperando d’aver reso – pur se non richiesto – parte di ciò che ho ricevuto.
Sto cercando la spiaggia giusta da cui osservare l’ultimo atto del copione, con le mie donne, qualche amico ed un fucile a portata di mano.
Date retta a un cretino; fatelo pure voi.