A volte mi capita di immaginare Lionel Messi che si presenta in campo con noi al giovedì sera per la partita settimanale di calcio a 7 tra amici: lo immagino prendere la palla e fare un’autorete, poi riprendere il gioco da centrocampo e farci impazzire segnando quindici gol in 5 minuti, il tutto da solo e in scioltezza.
Ora, alla stessa maniera, immaginate Sebastian Vettel che scatta dalla prima piazzola in griglia di partenza, si ferma a bere un cappuccino (con brioche) e poi riparte rimontando tutti e finendo primo in scioltezza.
Ecco quest’ultima scena non è frutto dell’immaginazione ma è, a parte la brioche, ciò che è accaduto ieri sul circuito di Buddh, in India, dove il tedesco si è laureato per la quarta volta in quattro anni campione del mondo di Formula 1.
Ora, quattro titoli li hanno vinti solo Juan Manuel Fangio, Alain Prost e Michael Schumacher prima di lui, quindi non è una novità, i quattro titoli di fila in particolare li ha vinti Schumacher, quindi manco questa è una novità. Ma c’è una novità, Michael al quarto alloro consecutivo, settimo totale, aveva 34 anni, Re Sebastian ne ha solo 26.
Quanti GP ha vinto Vettel? Più di tre decine, quante pole ha fatto? Una marea. E ha sempre solo 26 anni. Dove può arrivare Vettel?
Alla gara decisiva per la conquista dell’iride il tedesco ha tirato dal primo all’ultimo giro con una grinta invereconda, come se dovesse vincere il suo primo GP, a Monza 2008 su Toro Rosso.
Non si perde mai, ha un solo obiettivo in testa, andare veloce, veloce, sempre più veloce.
La Red Bull è la vettura perfetta per consentire di raggiungere tale traguardo ma Seb ci mette un bel po’ del suo.
Anno 2014, le auto saranno completamente differenti, i progetto assolutamente nuovi, riuscirà Adrian Newey a confermare il suo genio anche alle nuove condizioni? Sarà in grado di affidare nelle mani del campione una nuova Red Bull competitiva come ha saputo fare negli ultimi anni?
Si finisce sempre lì: conta di più la macchina o il pilota?
Certo, Vettel difficilmente vincerebbe un gran premio al volante di una Caterham ma qualcosa mi dice che nel giro di qualche gara finirebbe a punti o giù di lì.
Il fuoriclasse è capace di infondere forza alla squadra, è un leader capace di guidare non solo la propria vettura ma tutta la squadra oltre gli orizzonti.