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Seconda puntata del diario ‘vegan & gluten free’: dopo la colazione (vedi post precedente), il pranzo!

Da Labalenavolante

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Cari aficionados, come state?

Torno dopo qualche vagabondaggio che mi ha portato lontana dal blog per più tempo del solito.. mi siete mancati!!

Presto vi racconterò dove mi ero cacciata, chi mi segue su FB forse ha già intuito di cosa sto parlando ghgh..

Ma non divaghiamo, eccomi qui a condividere con voi un altro pezzo del mio ‘diario alimentare’. Ricordate il mio esperimento? Tre mesi con i mocassini di una vegana celiaca? Se non avete idea di cosa sto blaterando, date un occhio qui.

Oggi sono trascorsi circa 2 mesi e mezzo da quando ho iniziato questo percorso e, dopo aver condiviso con voi il mio nuovo modo di iniziare la giornata, vorrei raccontarvi di come è cambiata l’organizzazione dei miei pranzi.

gluten-free vegan eats

Uh, nel frattempo ho anche trovato un libro che mi ha dato qualche spunto molto interessante. Pensate: un ricettario interamente vegan e gluten free! Lo conoscete? Si intitola Great gluten free vegan eats, di Allyson Kramer. Prossimamente condividerò qui sul blog la recensione

;-)

Comunque, dicevo, il pranzo. Un tempo, quando portavi il cibo da casa, quasi ti guardavano strano. Oggi pare sia diventato di moda; il pranzo al sacco è diventato bento box, dal nome giapponese dei contenitori col tappo in plastica, oppure lunch box. Esistono numerosi libri di ricette a proposito, spesso caratterizzati da pietanze a forma di coniglietto o gattino.. Ecco, il mio invece assomiglia più alla borsa di Mary Poppins, da cui emerge una quantità di vivande tale da far impallidire un matrimonio calabrese.

Quella del prepararsi il mangiare a casa la trovo un’ottima abitudine, sia per risparmiare e anche per variare menù.

Che poi, a dirla tutta, il cibo preparato a casa, dalle nostre mani, ha decisamente un sapore diverso.

Per i miei pranzi vegan e senza glutine ho optato per cibi facili da confezionare, comodi quindi da portare con me dentro a dei contenitori. Ce n’è per tutte le esigenze (e per ogni tasca).  Alcuni esempi?

-quando voglio ottenere il massimo risultato col minimo sbattimento: mi porto della frutta. Unica accortezza: cerco di seguire gli abbinamenti ‘giusti’ ( a proposito mi è stata molto utile una tabella, che potete vedere qui );

-quando voglio giocare il jolly: far frittata (è una ‘frittata’ vegan, in cui al posto delle uova si usa la farina di ceci mischiata con acqua per ottenere la pastella) con verdure diverse a seconda della stagione (dalle zucchine con timo e menta, al cavolo nero saltato con aglio, ai tenerumi) e contorno di verdure crude oppure cotte a vapore;

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-quando sono ricca (perchè purtroppo non è esattamente economica..): insalata di quinoa come questa;

-quando sono presa benissimo e mi sento creativa: involtini di verdure grigliate ripieni di hummus o di altra salsa (baba ganoush oppure salsa di carote marocchina);

-quando mi voglio viziare (opzione molto gettonata): pizzette (realizzate con l’infallibile ricetta di Felicia);

-quando piove e fa freddo e io ho solo voglia di tana: passata di verdure, magari con l’aggiunta di riso o patate, per renderla più cremosa (eccone alcune ricette qui e qui), come la ricetta che vi propongo oggi;

-quando dopo pranzo non devo rimettermi subito a lavoro e anzi è consentito abbiocco senza ritegno: peperonata con contorno di leg-burger (burger di legumi);

-quando mi prende quel languorino di un non so che di etnico: spaghettini di riso saltati nella wok con verdurine e conditi con salsa di soia e zenzero;

-quando ho voglia d’estate: insalata di riso integrale condita con olive, capperi, basilico, pomodorini, cipollotto e olio evo;

-quando sono salutista: insalatone di verdure di stagione magari abbinate a germogli e semi (per me soprattutto girasole e sesamo, i miei preferiti) e condite con olio evo;

E voi, avete qualche idea di pranzetto vegan e senza glutine da condividere? Su su non siate avari di suggerimenti!!!!

IL PIANO B.

Perché sì, sono umana anch’io, quindi capita di svegliarmi di soprassalto 5 minuti dall’ora prevista in cui dovrei già essere sull’autobus. In quei casi il tempo per confezionarsi un pasto decente è fuori discussione. È già tanto se tolgo il pigiama. Più probabilmente infilo sopra qualcosa, col pigiama sempre lì, che sbuca fuori.

Arriva l’ora di pranzo e mi tocca andare a mangiare fuori.

No panic.

Per me che vivo in una città multietnica il cibo esotico mi viene in aiuto. All’indiano trovo riso con legumi e spezie o curry di verdure, mentre al cinese posso ordinare spaghetti di riso con verdure saltate (come quelli in foto qui sotto). Al ristorante giapponese in genere chiedo zuppa di miso (con alghe e tofu) e sushi vegan (i rotolini con l’alga esterna e dentro riso e avocado oppure cetriolo).

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In alternativa se trovo un fruttivendolo faccio il pieno di frutta di stagione bio, e poi in un qualunque supermercatino cerco della frutta secca tipo fichi o mandorle per la merenda (che cerco comunque di avere sempre in borsa).

Se non si ha a disposizione nessuna di queste opzioni, quasi in ogni bar è possibile chiedere un’insalatona.

Oggi la ricetta che vorrei condividere con voi è una vellutata semplice, a base di carote e patate, resa particolare dall’aroma della salvia e dalle lenticchie nere Beluga, un legume che ancora non conoscevo e che ho trovato di recente (di origine italiana gente, io le ho prese di Viterbo, ma provengono soprattutto dalla Sicilia).

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Spero che vi piaccia

;-)

INGREDIENTI

(per 2 persone)

2 cipolle rosse bio;

3 carote medie bio;

2 patate bio;

1 litro d’acqua;

1 pizzico di sale integrale bio;

4 foglioline di salvia bio;

1 bicchiere di lenticchie nere Beluga (oppure rosse decorticate o altro tipo) bio;

1 spicchio d’aglio;

1 foglia d’alloro;

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In un pentolino ho versato l’acqua, le cipolle tagliate finemente, le carote e le patate tagliate a tocchetti,  la salvia e ho lasciato sobbollire finchè le verdure si sono cotte. A quel punto ho spento il fuoco e frullato tutto, aggiustando di sale.

A parte ho fatto cuocere le lenticchie nere in acqua con uno spicchio d’aglio e una fogliolina d’alloro (per il metodo nostrano che aiuta a evitare gonfiori, si aggiunge una foglia di alloro ai legumi durante la cottura, o se preferite potete usare l’alga kombu). Una volta cotte le ho scolate e aggiustate di sale, aggiungendole alla vellutata.

Per guarnire ho usato delle foglioline di salvia e aggiunto una macinata di pepe e un filo di olio extra vergine d’oliva.


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