A Twickenham arriva la seconda sconfitta al Sei Nazioni per l’Italia, che deve arrendersi all’Inghilterra con il risultato di 47-17. Trenta punti di distacco dividono la squadra più in forma del torneo dagli azzurri, ma la prestazione di Parisse e compagni è andata al di là del risultato. Le lacune sono evidenti, ma l’Italia, con tre mete realizzate in questo tempio del rugby, può permettersi di rispedire al mittente l’invito del rinomato quotidiano inglese The Times di andarcene dal Sei Nazioni per manifesta inferiorità.
Durante la mattinata le pagine del Times titolavano “L’Italia merita il Sei Nazioni?”. La Nazionale, dopo soli 4’ davanti agli 80mila di Twickenham, ha permesso a capitan Sergio Parisse di zittire i polemici portando gli azzurri in vantaggio. L’Italia regge la situazione fino al 24’, quando Vunipola segna la prima meta inglese. La decisione è dubbia, quindi l’arbitro ricorre al TMO (il sistema di moviola, abitualmente utilizzato nel rugby), ma nonostante l’aiuto della tecnologia riesce a prendere la decisione sbagliata, come mostrato anche dall’arbitro Maria Beatrice Benvenuti nello studio di Rugby Social Club. Questo errore nella valutazione della moviola va ad aggiungersi a quello della partita scorsa, che costò agli azzurri l’annullamento della meta di Haimona. Un’altra meta – questa regolare e meravigliosa –di Joseph, assieme ad un piazzato ed alla trasformazione di Ford, chiude il primo tempo sul 15-5 per il XV della Rosa.
Il secondo tempo viene battezzato da un piazzato di Ford, subito seguito dalla prima meta di Morisi che porta il risultato sul 18-10, accorciando le distanze. Anche in questa occasione Kelly Haimona sbaglia la trasformazione, così come sbaglia poco dopo due calci. Il primo è un errore grave, da posizione vicina e centrale. Il secondo è un imbarazzante piazzato da 50 metri – indubbiamente troppo lontano per calciare tra i pali – che pecca sia di precisione che di potenza. Da qui in poi un quarto d’ora di sola Inghilterra: prima Youngs sorprende la nostra difesa da pochi metri, poi il velocissimo Joseph sigla la sua seconda meta bucando le maglie azzurre. In un attimo, anche Cipriani e Easter fanno girare la testa all’Italia, con le trasformazioni di Ford e dello stesso Cipriani. Al 69’ il punteggio è di 47-10, ma l’Italia non ci sta e continua ad attaccare. Al 79’ Luca Morisi fa il bis di mete, e finalmente Allan trasforma, mettendo la parole fine ad una sfida con un risultato pesante, maturato soprattutto durante un quarto d’ora di black out azzurro dopo un’ora di testa a testa.
Grazie a questa vittoria l’Inghilterra si porta in testa alla classifica provvisoria dell’edizione 2015 del Sei Nazioni assieme ai campioni in carica dell’Irlanda. La Francia – sconfitta dai greens 18 a 11 – è al terzo posto in attesa della sfida di Edimburgo tra Scozia e Galles. L’Italia invece occupa il sesto posto, coltivando la speranza di rimediare a questi primi due scoraggianti risultati già il 28 febbraio all’Olimpico contro la Scozia.
Per quel che riguarda gli azzurri, soddisfacente il ritorno al ruolo di estremo per Luke McLean, uno dei migliori italiani in campo. Dal suo piede sono partiti tanti calci per spazzare il pallone precisi e puliti, e forse varrebbe la pena provare ad affidargli i piazzati, che Kelly Haimona non riesce ad ingranare ma che sono fondamentali per stare al passo con gli avversari. Perfino Allan, entrato negli ultimi minuti, ha un piede più preciso e fortunato di Haimona. Difficilmente comprensibile anche la scelta di Brunel di schierare, in sostituzione di Zanni, Marco Bortolami, 35enne capitano delle Zebre, che in Nazionale ha da tempo fatto il suo corso, come dimostrato dalla sua brutta prestazione.
Tornando invece alle parole del Times prima della partita, è innegabile che il quotidiano londinese abbia acceso i riflettori su un problema evidente che affligge la nostra Nazionale, ovvero la mancanza di risultati positivi. Troppo raramente l’Italia agguanta la vittoria nel Sei Nazioni, e quasi sempre in casa: al di là delle Alpi ottenemmo soltanto un pareggio con il Galles a Cardiff nel 2006 ed il trionfo sulla Scozia ad Edimburgo nel 2007. Ma questo non può giustificare le dure parole riservate agli azzurri, che al di là dei risultati riescono a dimostrare impegno e coraggio nel tenere aperte le partite il più a lungo possibile. È bene ricordare che il Sei Nazioni, nato nel 2000, sostituì il precedente Cinque Nazioni, composto dalle stesse compagini attuali ad esclusione dell’Italia. Il torneo nacque nel 1910, quando le varie squadre britanniche, che già si sfidavano regolarmente da decenni, accettarono l’ingresso della Francia nella competizione. I galletti dovettero attendere il 1954 per poter mettere per la prima volta in bacheca il trofeo, vinto peraltro ex equo con Inghilterra e Galles. Anche la Francia, quindi, dovette attendere 44 anni dal suo ingresso prima di vincere il Cinque Nazioni, e dovette perfino condividerlo con altre due nazionali. Un miglioramento è necessario, ma pretendere grandi risultati dall’Italia dopo soli 16 tornei è, francamente, chiedere troppo.
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