PERSONAGGI (San Pietroburgo). Non è un fuoriclasse. Anzi, si è sempre definito un “operaio” del calcio. E se gli capita di incontrare i Messi o i Cristiano Ronaldo da avversario, è convinto che la cosa più bella è che “potrà raccontarlo ai nipotini”. Nonostante sia la modestia fatta carne, Sergej Semak è tutta’altro che un comprimario. E’ vero, ha passato una vita a lottare in mezzo al campo a recuper palloni e a ripartire.E anche a fare gol, visto che nella sua carriera ne conta a decine. Luciano Spalletti, suo attuale tecnico allo Zenit San Pietroburgo, lo definisce un “professionista esemplare”. E da domenica, dopo il ko per 1-0 col Rubin Kazan, è nella storia del calcio di Madre Russia. Con 453 presenze nella Premier League russa, è il recordman all time per gare disputate. Primato che avrebbe raggiunto già un anno fa, non fosse per quell’annata fuori porta al Paris Saint Germain nel 2005-2006. “Ma quella volta a Parigi non c’erano i soldi che ci sono ora” – dice arrossendo ai microfoni delle tv russe.
Ma tant’è. A 37 anni suonati, questo russo dalla testa ai piedi è a tutti gli effetti uno dei totem di questo sport nella sua patria. Semak ha militato nell’Asmaral (13 presenze in campionato), nel PFC CSKA Moskva (289), nell’FC Moskva (57) e nel Rubin (61) prima di trasferirsi allo Zenit nell’agosto 2010 e rimane attualmente l’unico giocatore ad aver vinto il titolo nazionale con tre club differenti (CSKA, Rubin e Zenit), oltre ad aver capitanato il suo paese fino alle semifinali di UEFA EURO 2008. Il suo esordio è datato 7 novembre 1993. “Diversi fattori mi hanno aiutato a raggiungere questo traguardo”, ha spiegato dopo il match perso col rubin che però gli è valso il record. “La fortuna, il duro lavoro e l’ambizione, ma ovviamente senza le mie doti e abilità naturali sarebbe stato molto complicato. Voglio ringraziare i miei genitori e sono anche grato a tutte le squadre in cui ho giocato, c’è sempre stato posto per me. Se mi ritirerò a fine stagione? A giugno vado in scadenza. Fisicamente sto bene, ma vorrei anche dedicarmi alla mia famiglia. Vedremo, non voglio pensarci: certo mi ci vedo poco senza calcio”.