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Una quindicina di ragazzi venuti da ogni parte della città, sperduti su di un campo in terra rossa e attorno a Guido, il maestro di tennis.
Ci fece Guido: Ora io vado dall'altra parte, tirerò una pallina e la farò rimbalzare proprio qui su questa riga, voi dovete appoggiare la vostra racchetta dove pensate che ricadrà a terra facendo il secondo rimbalzo.
Avevamo 15 racchette tutte uguali che appoggiammo sul campo, qualche metro oltre alla riga dove Guido ci disse avrebbe tirato la palla. Così si formarono alcuni mucchietti di racchette (erano tutte uguali, ce le forniva il circolo) e noi dovevamo tenere a mente dove stava la nostra.
La mia stava in quello nel mezzo, che era il più numeroso.
Guido va di là e tira una palla che batte nei pressi della riga e rende subito chiaro a tutti che avevamo sbagliato, ma proprio di parecchio, il nostro pronostico di ricaduta.
Infatti la palla rimbalza molto oltre l'ultimo mucchietto di racchette, circa 4/5 metri.
Quindi c'era chi aveva sbagliato di 4 metri, mettiamo, chi di 4,20, chi di 4,40 e chi magari di 5 metri.
L'esperimento era riuscito e Guido ci aveva dimostrato quanto non fosse da sottovalutare, il rimbalzo della palla e di conseguenza la posizione in cui noi avremmo dovuto trovarci per colpirla. La manfrina poteva finire lì, avevamo tutti ciccato alla grandissima, quello il succo.
E invece Guido, che conosceva i suoi pollastri, volle spingersi oltre e chiese di chi fossero le 4 racchette nel mucchio più vicino al rimbalzo (comunque LONTANISSIME), beh, salta fuori che una decina di ragazzi l'avevano messa lì, anche se le racchette erano solo 4. E come giuravano spergiuravano! Un miracolo. Guido ghignava sotto ai baffi, ma io non ci trovai niente da ridere.
La mia racchetta non ci stava nel mucchio, chiamiamolo, dei meno sbagliati e mai sarei riuscito a vantarmi del contrario, ma era matematico che qualcuno stava facendo il furbo, avendone occasione.
La racchetta indistinguibile poteva appartenere a chiunque e c'era chi aveva deciso di approfittarne. Oggi si sarebbe appropriato di una racchetta non sua, domani avrebbe chiamato fuori una palla dell'avversario che colpisce la riga e dopodomani, magari, eccolo a folleggiare alla Regione col denaro dei contribuenti.
Riflettendo su L'Amaca di ieri, mi è tornato in mente quest'episodio della mia vita che mi aveva lasciato in bocca lo stesso gusto amaro assaporato dopo la lettura del pezzo di Serra.
Dentro ognuno di noi covano tanti bei semini, ce li consegnano con il nostro fagottino di nascituri, poi saranno le circostanze, le conoscenze, le famiglie a innaffiare e concimare un semino piuttosto che un altro. Va da sé che i semi di Fiorito, quando spuntano, si vedono, pure se hai undici anni.
È che alla fine ti chiedi, quando non riesci nemmeno a fare tua una racchetta virtuale in un contesto giocoso, se sei davvero così onesto o se sei soltanto un Bischero, con la B maiuscola.
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