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Sentenza che evita pene al senatore Antonio D’Ali (62 anni, banchiere, era stato sottosegretario all’Interno per 5 anni, dal 2001 al 2006), del Pdl. L’accusa era di concorso esterno in associazione mafiosa e per D’Alì i pm Guido e Tarondo, avevano chiesto una condanna a 7 anni e 4 mesi. Ora si procederà in appello, ma il senatore porta a casa in primo grado una sentenza abbastanza originale: prescrizione fino al ’94 e poi assoluzione da quell’anno in poi. Il giudice del tribunale di Palermo Gianni Francolini ha quindi assolto l’imputato dal reato di associazione mafiosa, ma solo dal 1994 in poi, mentre prima di quell’anno la formula della prescrizione ha gettato nell’oblio le eventuali colpe. L’accusa che i pm Guido e Tarondo imputavano al senatore era che avrebbe cercato di far trasferire il prefetto di Trapani, Fulvio Sodano, che aveva sventato un tentativo della mafia di riappropriarsi occultamente della “Calcestruzzi ericina”, sequestrata al boss Francesco Virga. Inoltre, il politico si sarebbe adoperato perché un immobile di San Vito Lo Capo, di proprietà di un imprenditore ritenuto vicino a Cosa nostra venisse affittato come caserma dei carabinieri. Soddisfatta la difesa del senatore Pdl e soddisfatto anche D’Alì, che ha seguito la sentenza da Roma: “l’assoluzione perché il fatto non sussiste conferma l’assoluta correttezza della mia attività politica. Sono una persona per bene. C’è voluto un giudice per deciderlo ma sono sereno così”. Il senatore ha poi aggiunto, intervistato al telefono: “la riforma del sistema giustizia è necessaria per il Paese. È un fatto riconosciuto da tutti. Io non ho chiesto di avvalermi della prescrizione o di altro. Mi sono difeso nel processo. Ma che occorra la riforma della giustizia, e non lo dico certo partendo dal mio caso. La prima telefonata di congratulazioni che ho ricevuto è stata quella del presidente Berlusconi. Mi ha detto che era felice per me”.