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Sentenza Mediaset, Berlusconi chiede uno sconto di pena

Creato il 10 gennaio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Silvio Berlusconi potrebbe ottenere la liberazione anticipata riguardo alla condanna all’affidamento in prova ai servizi sociali inflittagli con la sentenza Mediaset del 2013. In un documento di tre pagine e mezzo, depositato presso il Tribunale di Sorveglianza di Milano, i legali dell’ex premier chiedono infatti che il loro assistito benefici della sconto di 45 giorni sulla pena previsto per i condannati che hanno dimostrato buona condotta durante il semestre di esecuzione della pena. La richiesta verrà ora trasmessa all’Ufficio esecuzione penale esterna per una prima valutazione, mentre la decisione finale, che potrebbe arrivare nella prossima settimana, spetterà al magistrato di sorveglianza Beatrice Crosti, responsabile del fascicolo. L’affidamento in prova ai servizi sociali, concesso dal Tribunale del capoluogo lombardo, dovrebbe terminare il prossimo 23 aprile. Ma gli avvocati del premier chiedono uno sconto e dichiarano come il servizio presso la struttura per anziani Sacra Famiglia di Cesano Boscone abbia comportato un’effettiva rieducazione del soggetto, che dalla sua esperienza “ha accolto con entusiasmo uno spunto di riflessione sulla condizione degli anziani“. Non mancano dichiarazioni concilianti verso i giudici: Berlusconi si scusa infatti per le frasi contro la magistratura pronunciate nelle trasmissioni tv Porta a porta e Piazza pulita e nell’aula del processo napoletano a Valter Lavitola.

Silvio Berlusconi in camice bianco tra gli anziani di Cesano Buscone

Photo credit: HotGossipItalia / Foter / CC BY

Berlusconi era stato condannato con sentenza definitiva il primo agosto del 2013, dopo un percorso giudiziario particolarmente travagliato, lungo quasi un decennio. Solo per giungere al rinvio a giudizio sono stati infatti necessari tre anni: tra richieste di ricusazione avanzate dai legali e ritardi burocratici il processo è iniziato ufficialmente a novembre 2006, con il leader forzista imputato di falso in bilancio, appropriazione indebita e frode fiscale insieme ai figli Marina e Pier Silvio e al presidente di Fininvest Fedele Confalonieri. La condanna in primo grado a 4 anni di reclusione arriva solo nel 2012: sei anni sono trascorsi tra slittamenti dovuti al Lodo Alfano, poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta, richieste di trasferimento del procedimento a Brescia, legittimi impedimenti di Berlusconi e cambi di capi d’imputazione. Iter simile in secondo grado, con un susseguirsi di legittimi impedimenti per malattia dell’ex premier, per la campagna elettorale, per l’elezione del Capo dello Stato e la nomina del Governo, fino alla conferma della condanna in appello. L’atto conclusivo, appunto, ad agosto 2013: la Cassazione condanna l’ex Cavaliere a quattro anni di reclusione, di cui tre coperti dall’indulto del 2006, per frode fiscale. La decisione della Suprema Corte ha avuto pesanti strascichi per il leader azzurro: nell’ottobre dello stesso anno è stato interdetto per due anni dai pubblici uffici e a fine novembre il Senato ha votato a favore della sua decadenza dalla carica di senatore.

Sentenza Mediaset, Berlusconi chiede uno sconto di pena

Photo Credit: theglobalpanorama / Foter / CC BY-SA

Un’eventuale accoglimento dell’istanza non avrebbe effetti sull’agibilità politica di Berlusconi: in base alla legge Severino – che estende fino a 6 anni l’interdizione dai pubblici uffici per pene superiori ai due anni – il leader di Forza Italia resterebbe comunque incandidabile fino al 2019. Ma l’ex Cavaliere ha rischiato in questi giorni di ricevere un formidabile assist proprio dall’avversario Renzi: nel decreto fiscale del 24 dicembre era infatti contenuto un’articolo, il 19 bis, che depenalizzava la frode “quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile“. Una norma che, se fosse entrata in vigore, avrebbe cancellato la sentenza Mediaset e soprattutto gli effetti della legge Severino, restituendo in un sol colpo all’inquilino di Arcore libertà e agibilità politica. Deflagrato il caso politico, con la sinistra del Pd e il Movimento Cinque Stelle sulle barricate, Renzi ha annunciato che, per fugare ogni sospetto di inciucio, rinvierà la norma in Parlamento solo dopo l’elezione del Capo dello Stato e la fine della condanna di Berlusconi. Inevitabile la caccia agli estensori dell’ormai famigerato 19bis, ma sia Palazzo Chigi che il Tesoro non lasciano trapelare nulla su una norma che nel testo licenziato dal Cdm non c’era. Fioriscono intanto ricostruzioni e dietrologie sulla mossa del governo: l’avvocato Franco Coppi, intervistato dal Fatto Quotidiano, ritiene che “il provvedimento sia legato alle trattative per il Quirinale“, forse per rafforzare il patto del Nazareno in vista della consultazione, mentre il Quotidiano Nazionale sostiene che potrebbe essere stato Fitto, anima del dissenso interno a FI e antirenziano doc, a scoperchiare il vaso di Pandora, passando la notizia del “regalo” ai media e suscitando le ire di Berlusconi.

Tags:Berlusconi,cesano boscone,delega fiscale,fitto,franco coppi,legge severino,mediaset,Renzi,sentenza,servizi sociali,Tribunale di Milano Next post

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