di Salvatore Denaro
Ogni anno il rapporto di Human Rights Watch fotografa la situazione di oltre 90 Stati riguardo la tutela dei diritti umani. Il Rapporto 2012, oltre a focalizzare l’attenzione sulle rivoluzioni che hanno contraddistinto importanti aree del Nord-Africa e del Medio Oriente, ha operato un importante lavoro di analisi che ha riguardato i maggiori Paesi europei e, in generale, gli Stati dalle solide fondamenta democratiche.Che le grandi democrazie abbiano al loro interno sistemi di garanzia per i diritti umani efficaci, potrebbe sembrare un fatto normale. Purtroppo il rapporto ha evidenziato come spesso questi sistemi abbiano nel loro interno delle “falle”, non sempre e non tanto dal punto di vista normativo, ma anche sul piano dell’applicazione pratica. Nella sezione riguardante l’Europa, le preoccupazioni principali riguardano soprattutto la condizione delle minoranze, con particolare riferimento ai musulmani, ai rom e ai migranti.Proprio per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, infatti, le rivolte nordafricane dello scorso anno hanno condotto migliaia di immigrati e richiedenti asilo a tentare di raggiungere le vicine coste europee. Le Nazioni Unite hanno tuttavia stimato 1400 migranti morti nelle acque del Mediterraneo nei primi sette mesi del 2011. Una situazione di così grande emergenza è stata caratterizzata da mancanza di coordinamento delle autorità nazionali, inesistenza di una cabina di regia europea, mancato rispetto di importanti obblighi internazionali da parte delle navi da guerra della NATO presenti nel Mediterraneo. Le istituzioni europee e gli Stati direttamente interessati hanno dimostrato di essere ancora inadeguati ed impreparati a gestire situazioni del genere. Ad esempio lo scorso luglio Spagna, Italia e Malta hanno dovuto discutere per cinque giorni prima di mettere in salvo oltre cento migranti in una barcone ormai alla deriva.Lo scorso Aprile è stata proprio una nave dell’Alleanza Atlantica a non soccorrere una barca in difficoltà in acque internazionali. In quell’occasione morirono 63 migranti libici e proprio lo scorso 29 marzo fa il Consiglio d’Europa ha affermato che le forze NATO (in quel periodo presenti in modo capillare nel Mediterraneo in occasione dell’intervento in Libia) e le autorità italiane hanno agito con estrema superficialità. Tineke Strink, relatrice del Rapporto che il Consiglio d’Europa ha presentato a Bruxelles, ha affermato: “Nonostante la zonasi trovasse sotto un’alta sorveglianza militare, nulla è successo” – aggiungendo– “l’ipotesi più probabile è che tutti sapessero e che tutti abbiano voltato gliocchi da un’altra parte per non doversi accollare la responsabilità di dare rifugio ai migranti”. Un ufficiale NATO ha confidato al The Guardian che salvare quella nave ed evitare la tragedia sarebbe stato facile come “mangiare una fetta di torta”, parole che evidenziano ancora di più le responsabilità del comando navale NATO di Napoli, colpevole, secondo il Rapporto del Consiglio d’Europa, di non avere trasmesso l’SOS alle unità che pattugliavano l’area, tra le quali il pattugliatore italiano “Borsini”.Il Rapporto di Human Rights Watch accoglie positivamente le modifiche all’atto costitutivo di Frontex (Agenzia per il controllo delle frontiere esterne degliStati Membri dell’UE) nella parte in cui impone il rispetto dei diritti umani nelle sue operazioni. Tuttavia, critica l’assenza di un meccanismo che possa condurre Frontex a rispondere penalmente di eventuali violazioni dei diritti umani.Oltre a questi casi, che hanno riguardato direttamente le istituzioni nazionali ed europee, il rapporto si sofferma su alcuni elementi di criticità all’interno della società europea. Alcuni gravi fatti di cronaca, come la strage diOslo del 22 luglio scorso in nome di ideali xenofobi ed antimusulmani, hanno riportato in cima all’agenda europea la questione della convivenza interculturale in Europa. Certamente le dichiarazioni di Sarkozy e Cameron in merito al fallimento della politica del multiculturalismo rappresentano un fattore di estrema preoccupazione, un incremento del rischio di un ulteriore indebolimento del sistema di garanzia per i diritti umani nei confronti delle minoranze etnico-religiose, sempre più radicate nel territorio europeo.La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) di recente ha pubblicato i nuovi Report in cui ha dimostrato che molte società europee sono caratterizzate da un crescente aumento di fenomeni razzisti e discriminatori verso le comunità musulmane, nonché da un forte incremento di fenomeni di violenza nei confronti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Ad esempio, secondo tale Commissione, in Spagna ci sarebbero sia delle gravi lacune dal punto di vista normativo per quanto riguardo l’applicazione delle norme penaliper combattere i crimini a sfondo razziale, sia un’inadeguata metodologia di raccolta dei dati su razzismo e discriminazione, necessaria per conoscere afondo il fenomeno e quindi contrastarlo in modo più efficace.Human Rights Watch ha inoltre espresso particolare preoccupazione per alcune tendenze legislative che continuano ad alimentare tensioni sociali e minare il rapporto di convivenza con le minoranze etnico-religiorse. Il 2011 è stato l’anno in cui Francia e Belgio hanno introdotto il divieto per le donne musulmane di indossare il velo islamico nei luoghi pubblici, nonostante il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, e numerose organizzazioni internazionali per i diritti umani abbiano espresso il loro parere negativo verso una legge che potrebbe mettere in discussione la libertà d’espressione, di religione ed il principio di non discriminazione.In questo senso, il Consiglio d’Europa lo scorso febbraio ha pubblicato un rapporto che fotografa in modo dettagliato i diritti umani di rom e nomadi all’interno del territorio europeo. Un lavoro che ha verificato l’aumento esponenziale in questi ultimi anni di pregiudizi e discriminazioni su gran parte di queste popolazioni.Recentemente in Europa si è ampiamente discusso della nuova politica francese riguardo le espulsioni di massa nei confronti di rom non aventi cittadinanza francese, ma anche della propostashock del governo slovacco di erogare un sussidio economico per le comunità socialmente isolate del Paese in cambio di sterilizzazioni volontarie. Si tratta di tendenze politiche che sembrano rispondere ad una diffusa esigenza di chiusura e paura, dettata dalla ricercadi capri espiatori di natura esterna, spesso necessari alle democrazie occidentali per distrarre un’opinione pubblica sempre più colpita dagli effetti della crisi economica.Infine, anche la situazione dei richiedenti asilo è costantemente sotto osservazione dalle organizzazioni per i diritti umani. Il Comitato dei diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite ha sottolineato come in molti Stati europei alcuni diritti sociali riguardanti alloggio, accesso al lavoro e prestazioni sanitarie non rispettano in pieno gli obblighi previsti a livello internazionale. Se nei confronti della Germania le osservazioni del Comitato si sono limitate a questi aspetti, per quanto riguarda Grecia e Italia la situazione è ben più grave.Secondo il Comitato, in Grecia migranti e richiedenti asilo continuano ad essere detenuti in condizioni assolutamente disumane in attesa delle decisioni delle autorità preposte. Oltre a ciò, Human Rights Watch ha denunciato una crescente spirale di violenza razzista nella capitale Atene, principalmente contro la comunità pakistana. Per quanto riguarda l’Italia, oltre alle ormai consuete osservazionida parte di moltissime ONG sulle condizioni dei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) e in merito alla cattiva gestione dell’ondata di sbarchi a Lampedusa dello scorso anno, negli ultimi anni si è registrato un incremento dei respingimenti in mare, spesso in violazione della Carta Europea dei Diritti dell’Uomo. È quanto stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso HirsiJ amaa and others v. Italy dello scorso 23 febbraio. Secondo i giudici di Strasburgo, l’imbarcazione in cui erano presenti cittadini somali ed eritrei è stata intercettata e rinviata in Libia in violazione dell’art. 3 (torture e trattamenti inumani), dell’art. 4 del protocollo 4 (espulsioni collettive di stranieri) e dell’art. 13 (diritto ad un ricorso effettivo). Questo è solo un esempio che dimostra l’assoluta inottemperanza, questa volta da parte dell’Italia, alle procedure di garanzia per i richiedenti asilo previsti degli obblighi internazionali. I vincitori della causa riceveranno dallo Stato italiano 15.000 euro a testa come risarcimento danni, più il rimborso dei costi del processo. Hanno partecipato al processo, come parte terza, non solo importanti organizzazioni non governative come Human Rights Watch ed Amnesty International, ma anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.Una sentenza storica chenel rappresentare un precedente importante a livello internazionale, sembra ricordare ai governi europei che la salvaguardia dei diritti umani, il rispetto degli obblighi nazionali ed internazionali assumono particolare valenza anche in acque internazionali, a maggior ragione quando si tratta di soggetti particolarmente vulnerabili come profughi e richiedenti asilo.* Salvatore Denaro è Dottore in Scienze Internazionali (Università di Siena)Magazine Opinioni
Sentenze, osservazioni e rapporti. Se anche in Europa si violano i diritti umani...
Creato il 04 aprile 2012 da Bloglobal @bloglobal_opiPossono interessarti anche questi articoli :
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