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Servizio pubblico - sovversivo a chi?

Creato il 25 ottobre 2013 da Funicelli
La geniale proposta di Brunetta, Occupy Santoro per trasformare i talk show in lunghi elenchi di rettifiche per i potenti di turno, ha occupato la copertina della puntata di ieri di Servizio pubblico.
Dedicata poi ai movimenti antagonisti, quelli di cui i telegiornali si occupano solo quando i cortei sfociano in guerriglia, quando arriva qualche pacco bomba.
La ricetta di Brunetta, da vero antiliberale, nasce dall'intervista a Servizio pubblico di Michelle Bonev, invitata in studio dopo le sue rivelazioni che hanno fatto quasi il giro del mondo. Occupiamo anche il Telegraph?
La Bonev non andava ascoltata, nemmeno quando parlava dei finanziamenti e degli aiuti presi a suo tempo dalla Rai, per grazia di Berlusconi e dei suoi ministri. Come la Carfagna.
Anche De gregorio non andava ascoltato e si è visto come è andata a finire: Berlusconi è stato rinviato a giudizio per la compravendita dei senatori.
L'aggressione a Bertazzoni da parte di Casa pound: cosa volevano fare quelli di casa pound, quando hanno sfilato, con tanto di mazze e bottiglie, davanti al corteo dei notav?
Una provocazione? Alla fine ci ha rimesso solo Bertazzoni, invitato gentilmente a sgomberare (sia dai caschi neri, che dalle forze dell'ordine).
I sovversivi in Val di Susa
Chi sono i No Tav? Cosa vogliono fare? E' stato importante mostrare i loro volti, farli parlare, metterli di fronte a persone con altre idee.
Si scopre così che in Val di Susa c'è un mondo che quell'opera, decisa dai rappresentanti dello Stato senza coinvolgerli, non la vogliono. Per bloccarla sono disposti anche a fare azione di sabotaggio contro le cose.
Gente anziana e ragazzi giovani: anche le nonne sono No Tav, come raccontavano a Ruotolo due ragazze indagate dalla procura di Torino.
Sabato in piazza c'erano anche loro, assieme al movimento per la casa: gente senza casa, senza territorio, senza scuole, senza sanità che non si riconosce nei partiti (e che dall'altra parte i partiti stessi si vergognano di loro).
In studio erano presenti Lele Rizzo e Davide Richetto, oltre ai deputati Carbone (PD) e Meloni (Fratelli d'Italia).
La piazza è stata una aggregazione sociale di un popolo che dice basta all'austerità e che indica anche i colpevoli di questa crisi: i ministeri, i partiti istituzionali (di governo, credo intendessero).
La mancanza di leadership non li spaventa, perché sanno cosa vogliono e sono organizzati.
Persone che, per senso di responsabilità, si sono messe in moto per cambiare le cose: non si sono fermati alla sola critica, all'indignazione fine a se stessa.
http://www.serviziopubblico.it/puntate/2013/10/24/news/una_piazza_antagonista.html?cat_id=10
Tutta questa partecipazione non spaventa l'ex ministro Meloni che però ha ricordato che questa classe politica, che loro (questi movimenti) criticano, è la rappresentazione del paese e dunque non si deve generalizzare.
Dire che tutto fa schifo è un alibi per fare schifo un pò noi.
Gli imprenditori in Val di Susa: gli atti di sabotaggio contro le cose sono macchinari dati alle fiamme, danneggiati. Sono le minacce agli autisti dei mezzi.
Sono danni materiali a imprenditori che, intervistati da Ruotolo, hanno tutti detto la stessa cosa. Hanno vinto i no tav e lo Stato ha perso.
E se dopo le cose, gli atti di sabotaggio arrivassero alle persone? Per questo la procura di Torino ha ravvisato il pericolo terrorismo, in Val di Susa.
Ma c'è anche un altro aspetto di cui parlare: questi imprenditori non sono immacolati. Uno di questi ha patteggiato due condanne per reati contro la pubblica amministrazione. Una delle sue aziende era fallita, ma ha vinto l'appalto per il TAV (prestando i dipendenti all'azienda che ha vinto l'appalto).
C'è il rischio concreto che in Val di Susa sia arrivata la ndrangheta e che i miliardi che lo stato ha messo da parte per questa opera finiscano nelle tasche delle ndrine.
Come successo per l'alta velocità o la Sa Rc.
Il costo delle grandi opere: l'intervento di Dragoni ha messo in luce un altro aspetto critico di questo paese, da sempre alle prese col problema delle infrastrutture.
In Italia le opere non si fanno non perché ci sono i No Tav, per l'effetto nimby. Ma perché spesso i costi lievitano troppo, perché impiegano decenni per completarsi (se si completano). Dietro le grandi opere spesso si celano disastri ambientali, corruzione, mafie.
Il ponte sullo stretto costerà come penali (decise da funzionari di questo stato) almeno 500 ml.
La Salerno RC costerà alla fine più di 10 miliardi. La Nasa per mandare Curiosity su Marte ha speso solo 2,4 miilardi.
L'alta velocità costerà 15 miliardi di euro, o forse 32 miliardi, per un costo al km di 32 milioni di euro.
Forse qualche ragione a criticare le grandi opere c'è: non sono sempre il futuro del paese, come diceva ieri sera la Meloni. Cosa lesceremo ai nostri figli? Un tunnel nel cui far passare merci, quando oggi le aziende chiudono?
Quei soldi potrebbero essere impiegati per mettere in sicurezza il territorio, investiti in cultura e istruzione (per preparare meglio i nostri figli).
Questo ha risposto Lele Rizzo ai due politici in studio, facendo una figura di molto superiore a loro.
Usando argomenti non da politichese, usando parole di speranza.
Perché se abbiamo questo debito pubblico, non è colpa dei No Tav: forse è più colpa dei governi Berlusconi di cui l'ex ministro era parte. Forse è più colpa dell'operazione Alitalia del 2008 quando la compagnia di bandiera è stata privatizzata ai capitani coraggiosi.
Ma ai politici queste parole non piacciono: non piace sentirsi dare delle colpe. Chiedere di cambiare mentalità è un'impresa difficile.
L'intervento di Travaglio: la legge la deve rispettare solo chi la subisce.
Dal gesto di Maradona, al nero di Verdini.
Dalla testimonianza di Lea Garofalo (che per questo è morta) alla mancata testimonianza del presidente della repubblica.
Quello che ieri ha convocato la sua maggioranza per discutere della legge elettorale.
Ma tanto si fa sempre in tempo a dare la colpa a Grillo (che ha chiesto l'impeachment per il presidente) e degli antagonisti.

Il futuro di questo paese non è legato solo al completamento delle grandi opere. O ai 14 euro in più al mese nelle tasche di chi lavora. 
Speriamo solo che questi due mondi, quello della politica e quello dei movimenti antagonisti, riprendano a parlarsi. Per decidere che opere fare e come. Per decidere sul piano case. Per evitare che la gente sia costretta ad occupare palazzi lasciato vuoti.


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