Magazine Basket

Settimana NBA: Dallas vuole i playoff, Melo e i Knicks probabilmente li salutano

Creato il 08 aprile 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Best of the East

 

Best Team: Chicago Bulls

Di questi Bulls si parla, forse, troppo poco. Dati per spacciati dopo l’ennesimo infortunio occorso a Derrick Rose, gli uomini della Wind City si sono invece rimboccati le maniche e stanno portando a termine una stagione da protagonisti. La striscia aperta di cinque vittorie consecutive, arrivate contro Celtics, due volte, Hawks, Bucks e Wizards, li ha issati al terzo posto ad Est, a pari record con i Raptors. Con le otto vittorie nelle ultime dieci partite giocate, il record è schizzato ad un ottimo 45-32, anche se non sarà facile sbarazzarsi dei canadesi per raggiungere la terza piazza di Conference. La media punti più alta è ancora quella di Rose, anche se D.J. Augustin, Carlos Boozer, Taj Gibson, Jimmy Butler e Mike Dunleavy sono tutti oltre i dieci punti segnati a partita. Insieme a loro c’è il giocatore che ha fatto fare il vero salto di qualità a Chicago, ovvero Joakim Noah. Il centro sta tenendo medie fantastiche (12.5 punti, 11.1 rimbalzi e 5.2 assist) ed è il leader assoluto di una grandissima squadra. Sperando che i playoff lo confermino.

Best Player: Al Jefferson

Ci voleva un grandissimo campione per portare Charlotte ai playoff, ci voleva Al Jefferson. I Bobcats, anche grazie alla striscia aperta di quattro vittorie consecutive, giunte contro Wizards, Sixers, Magic e Cavaliers, si sono guadagnati un posto nella post-season, dopo che le ultime stagioni si erano concluse tra il grottesco ed il tragico. Nelle ultime quattro, per il loro centro delle meraviglie, sono arrivati 24.25 punti con il 48% al tiro e 13 rimbalzi, sempre in doppia-doppia al suono della sirena finale. Per lui sono 21.7 i punti e 10.6 i rimbalzi di media da inizio stagione e il record di Charlotte è risalito fino ad oltre il 50% (39-38), dopo che, solo lo scorso anno per citare il caso più recente, i Bobcats erano stati tra le peggiori franchigie della Lega al termine della stagione regolare (21-61). Basti pensare che hanno ottenuto più successi in casa finora (23), che in totale lo scorso anno. Alla fine ce l’hanno fatta, il settimo posto, con vista sul sesto, ormai è in tasca. E nessuno si azzardi a chiamarli ancora Lolcats.

 

Best of the West

 

Best Team: Dallas Mavericks

I Mavericks, questi playoff, li vogliono a tutti i costi. Dopo averli persi nel finale di stagione lo scorso anno, quest’anno i texani si trovano ancora nella zona calda, ma stanno facendo di tutto per uscirne con un biglietto per la post-season. In settimana sono arrivate tre vittorie consecutive, di cui una di assoluto prestigio contro gli scatenati Clippers di questo periodo e due non altrettanto complicate, ma fondamentali contro Lakers e Kings. I problemi, però, sono dietro l’angolo. Dopo la gara da vincere contro i Jazz, ecco che arrivano, per chiudere la stagione regolare, gli Spurs e le due sfide infuocate contro le rivali dirette, Suns e Grizzlies nell’ordine. Ad oggi Dallas è settima a quota 47-31, una vittoria sopra Phoenix e due sopra Memphis, che però non ha ancora mollato la presa. Il leader di Dallas non è cambiato ed è uno di cui ci si può fidare. Servirà il miglior Dirk Nowitzki per andare oltre ogni ostacolo e volare verso i playoff. Una volta preso il treno, poi, tutto può succedere.

Best Player: Gerald Green

Phoenix, dopo le due sconfitte consecutive contro Lakers e Clippers, aveva bisogno di una scossa per non sciogliersi a un passo dalla gioia playoff. Il fulmine che ha ridato luce ai Suns si chiama Gerald Green. Nelle due vittorie, tanto strepitose quanto fondamentali, contro Blazers e Thunder, Green è stato il protagonista assoluto. 32 punti con 12/20 al tiro e 5 rimbalzi contro Portland, stesa con un quarto periodo da grandissima squadra, mentre sono stati 24, con 7/11 al tiro, i punti nel successo su Oklahoma City. In totale, tra le due sfide, da non dimenticare uno straordinario 9/14 da oltre l’arco. Il fatturato della guardia dei Suns si è alzato ben oltre gli standard di un puro “schiacciatore”, come veniva considerato: 15.8 punti, 3.4 rimbalzi e 9.6% di PIE sono dati per un ottimo giocatore, in crescita costante da inizio stagione. Abbiamo già visto la situazione della franchigia dell’Arizona, galvanizzata per altro dal rientro di Eric Bledsoe. Serviranno tutti i migliori per completare una stagione da sorpresa assoluta.

 

Best of the Rest

 

HAWKS & KNICKS: Atlanta è tornata. E l’ha fatto nel momento più importante della sua stagione. Le due nettissime e fondamentali vittorie contro Cavaliers e Pacers, in attivo di 19 lunghezze contro entrambe al termine, hanno riportato i Falchi ad un record, per quanto mesto e triste, da playoff, almeno in questa Eastern Conference (34-42). Ora le speranze dei Knicks sono appese ad un filo e gli Hawks potranno presto festeggiare la post-season.

QUALCUNO FERMI KD: con i 38 punti messi a segno nella sconfitta contro i Suns, Kevin Durant è entrato nella storia della Lega, raggiungendo le 41 partite consecutive (una in più di sua maestà Michael Jordan) con oltre 25 punti segnati. Sono 34.8 i punti segnati di media a partita nel periodo, ottenuti per altro con il 51.6% al tiro. A questi ha aggiunto ben 7 rimbalzi e 6.1 assistenze ad ogni uscita. Il prossimo obiettivo è il titolo di MVP, che per quest’anno pare quasi scontato. E il successivo non può essere che l’anello.

 


 

Worst of the East

 

Worst Team: Cleveland Cavaliers

Che disastro. Non è bastato avere ancora una volta la prima scelta assoluta al Draft. Non è bastato aggiungere giocatori di assoluto prestigio a stagione in corso, vedi Luol Deng. Non è bastato che Hawks e Knicks facessero di tutto per starsene fuori dalle otto pretendenti al titolo. I Cavs dovevano essere la sorpresa di questa stagione, ma sono tutto fuor che una squadra che possa anche solo lottare ai playoff. Basti pensare che, se avessero vinto le ultime due partite contro Atlanta e Charlotte, adesso avrebbero lo stesso record di New York e, se non altro, sarebbero ancora in corsa. Le occasioni perse da Cleveland quest’anno, però, sono tantissime; hanno perso ben 29 partite contro gli avversari della disastrata Eastern Conference, vincendone solo 19. Il record è negativo, tanto alla Quicken Loans Arena (17-21), quanto lontano da casa (14-26). Hanno deluso tutti, nessuno escluso, compreso quel Kyrie Irving che doveva essere uno dei migliori giocatori della Lega. E il ritorno di LeBron, con tutta probabilità, resterà un sogno.

Worst Player: Carmelo Anthony

Melo dovrà fare ancora tanta strada prima di diventare un campione. I Knicks, grazie alla netta vittoria nel derby contro i Nets, si erano finalmente guadagnati l’ottava piazza utile per i playoff. Sarebbe bastato vincere per mantenerla. Invece, contro Wizards e Heat, sono arrivate due sconfitte consecutive. Anthony ha pensato bene di regalarsi un 5/14 con 0/5 da tre punti per soli 10 punti, quasi pareggiati per altro dalle 9 palle perse totali, contro Washington e un 4/17 (23.5%) con 1/5 da oltre l’arco per 13 punti contro Miami. Nessuno discute le medie tenute finora dall’ala di New York, altissime sia in termini di punti (27.5) sia in termini di rimbalzi (8.2). Se, però, nel momento decisivo della stagione, quando bisogna dimostrare di essere un leader e un trascinatore per portare la squadra ai playoff, le prestazioni sono di questo tipo, allora il giudizio non può che essere negativo. Se nelle 33 vittorie dei Knicks c’è sicuramente lo zampino di Melo, c’è parte di lui anche nelle 45 sconfitte. E il dato è allarmante.

 

Worst of the West

 

Worst Team: Memphis Grizzlies

Se Mavericks e Suns si stanno avvicinando sempre di più ai playoff, sembra che l’anello debole, il team che ne resterà fuori, possano essere i Grizzlies. Delle ultime sei partite giocate, Memphis ne ha vinte solamente due, entrambe contro i Nuggets, e ne ha perse ben quattro, al cospetto di Warriors, Blazers, T-Wolves e Spurs. Certo, non avversari di basso lignaggio, ma per lottare per la post-season in una Conference equilibrata e spietata come la Western, bisogna cercare di vincerle tutte. Se i tre successi consecutivi, che hanno preceduto questo periodo infelice, avevano portato i Grizzlies ad essere la favorita per finire al settimo posto, ora per loro si prospetta un finale di fuoco per non essere l’esclusa dal treno che porta alla post-season. La prossima uscita sarà la proibitiva sfida contro gli Heat, mentre poi, contro Sixers e Lakers, ci sarà il tempo per mettere fieno in cascina. Le ultime due partite, con tutta probabilità, saranno quelle decisive: Suns e Mavericks a stretto giro di posta. L’imperativo è solo uno: vincere.

Worst Player: Caron Butler

Arrivato ad inizio marzo per dare profondità al roster di guardie dei Thunder, Butler, pur giocando quasi mezz’ora di media a partita, sta portando tutto meno che l’apporto desiderato. Delle sedici partite giocate, Oklahoma City ne ha vinte dieci (62%), dato di tutto prestigio, ma molto più basso rispetto alla media stagionale tenuta dalla squadra (55-21, 72%). Butler, dopo aver lasciato i derelitti Bucks, ha abbassato notevolmente la sua media punti (10.5 & 9.3), i rimbalzi (3.3 & 4.2), gli assist (1.5 & 1.2), ma soprattutto la sua percentuale al tiro (38% & 35%), pur avendo un minutaggio più alto di circa tre minuti a partita. Non stupisce che le sue statistiche possano abbassarsi in una squadra che presenta, tra gli altri, Durant e Westbrook tra le sue fila, ma se tutti i dati si rilevano essere inferiori ai precedenti significa che qualcosa non sta funzionando al meglio. I Thunder devono fare attenzione a non disunirsi per non perdere il secondo posto di Conference e, soprattutto, in vista dei playoff.

 

Worst of the Rest

 

PISTONS GOING HOME: l’arrivo di giocatori del calibro di Josh Smith e Brandon Jennings, unito al talento di Andre Drummond e Greg Monroe, aveva davvero fatto sperare in qualcosa di grande. Invece a questi Pistons manca ancora un grande passo prima di essere squadra da playoff. Prima di essere una squadra, per cominciare. Con tutta probabilità arriveranno a 50 sconfitte (28-49 ad oggi) e sono già sicuri di un record negativo in casa (17-23), come in trasferta (11-26). Sorry, Motown.

WORST OF THE LEAGUE: non arriveranno ai livelli dei Bobcats di due stagioni fa (7 vittorie in 66 partite), ma nemmeno ci andranno molto lontani questi Bucks, fermi a 14 successi totali. Si potrebbe almeno far festeggiare ai tifosi la decima vittoria tra le mura amiche (9-29), visto che in trasferta sembra difficile alzare il 5-34 che hanno raccolto finora. Se non altro Milwaukee si può consolare con un grande Brandon Knight, che sembra poter essere la base su cui costruire un roster migliore. E augurarsi di fare lo stesso percorso di Charlotte. Quella di quest’anno, però.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :