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Settimana NBA: Hawks e Mavericks da Oscar, nuova vita per i Pistons

Creato il 07 gennaio 2015 da Basketcaffe @basketcaffe

Best of the East

 

Best Team: Atlanta Hawks

Ormai è chiaro a tutti: gli Hawks sono la miglior squadra della Eastern Conference di questo inizio di stagione. Dopo il tonfo contro i Bucks, ecco che sono arrivate altre cinque vittorie consecutive, a cominciare proprio dalla vendetta immediata contro Milwaukee, per proseguire con i successi contro Cavaliers e Jazz e terminare con due grandissime prestazioni contro Trail-Blazers e Clippers. Atlanta ha un collettivo straordinario, che porta ben cinque uomini oltre gli 11.5 punti di media: Jeff Teague (17.4 punti e 7.1 assist), Paul Millsap (17.2 punti e 8.1 rimbalzi), Al Horford (14.6), Kyle Korver (12.8 punti con il 51% da oltre l’arco) e DeMarre Carroll (12.8 punti e 6 rimbalzi). Gli Hawks hanno un rendimento eccellente su entrambi i lati del campo, producendo 102.6 punti a partita sulla bellezza di 25.3 assistenze e subendo appena 97.6 punti di media.Inoltre, hanno raggiunto la vetta ad Est grazie ai passi falsi dei Raptors e, con 26 vittorie e sole 8 sconfitte, hanno il terzo miglior record in NBA. Che dire, chapeau.

Best Player: Brandon Jennings

Senza Josh Smith, i Pistons hanno ritrovato loro stessi. Sei partite, sei vittorie. Pacers, Cavaliers, Magic, Knicks, Kings e Spurs battuti uno di seguito all’altro, con uno scarto medio di 15 punti, considerando anche che con San Antonio la vittoria è arrivata di misura. Il trascinatore assoluto di quest’ultima settimana è stato Brandon Jennings. La guardia classe ’89 ha infilato, nel complessivo delle sfide contro New York e Sacramento, 64 punti, con 25/38 dal campo e 9/16 da oltre l’arco, cui ha aggiunto 10 assistenze e 4 palle rubate, oltre ad un plus/minus di +29, in 56 minuti d’impiego. Se contro i texani la prestazione complessiva è stata ben più modesta (13 punti con 5/18 al tiro), la straordinaria giocata che ha vinto la partita allo scadere è stata proprio di Jennings, con un lay-up mortifero che ha steso i padroni di casa. I Pistons sono saliti a 11 vittorie, ancora troppo poche in confronto alle 23 sconfitte, ma nulla è impossibile in Eastern Conference. Sempre che non finisca la magia.

 

Best of the West

 

Best Team: Dallas Mavericks

In seguito all’arrivo di Rajon Rondo, avevano soltanto bisogno di ingranare la marcia. Dopo due sconfitte consecutive prima di Natale, i Mavericks non hanno più sbagliato, mettendo insieme sei vittorie di fila. Lakers e Thunder sono state un gustoso antipasto, poi Dallas si è spostata in Eastern Conference, facendo man bassa di successi contro Wizards, Celtics, Cavaliers e Nets. I texani hanno raggiunto il quarto posto ad Ovest, con 26 vittorie e 10 sconfitte, un eccellente record tanto in casa (13-5) quanto in trasferta (13-5) e la consapevolezza di essere tra le favorite per qualcosa di grande. I Mavs segnano più di tutti in NBA (109.5 punti a partita), costruiscono molto bene il gioco (23.5 assist di media) e, nonostante subiscano molto (101.9 punti a partita) hanno un plus/minus di +7.6 di media. Rondo sembra essersi ambientato molto bene (12.7 punti e 8.2 assist) e questo non può che mettere in guardia tutte le avversarie. O meglio, spaventarle.

Best Player: Stephen Curry

Stephen Curry – Immagine fornita da Panini SPA (https://www.facebook.com/panininba)
I Warriors non sembrano intenzionati a svegliarsi dal sogno che stanno vivendo in questa regular season. Dopo la brutta sconfitta di Natale contro i Clippers, sono arrivate quattro vittorie consecutive contro Timberwolves, Sixers, Raptors e Thunder a rimettere in carreggiata la corazzata di Steve Kerr. Il trascinatore è stato, nemmeno a dirlo, l’incredibile Steph Curry. La guardia da Davidson, escludendo la passeggiata di salute contro Philadelphia da 13 punti e 9 assist, ha messo insieme 25.3 punti di media, con il 52% al tiro e quasi il 40% da oltre l’arco, cui ha aggiunto 17 rimbalzi, 24 assist e 8 palle rubate complessive, oltre ad un plus/minus di +58 in 96 minuti sul parquet. Forse l’unico dato ancor più incredibile sono le sue medie stagionali: 23 punti, 5.2 rimbalzi e 7.8 assist, con un PIE fantastico di 18.2. Golden State ha vinto la bellezza di 27 partite sulle 32 disputate finora ed ha, per distacco, il miglior record della Lega. Keep on dreaming, Warriors!

 

Best of the Rest

 

AS HOT AS SUNS: non si fermano più i Suns di Jeff Hornacek. Altre tre vittorie consecutive, con Sixers, Raptors e Bucks messi con le spalle al muro, e un record che ora rilancia le quotazioni di Phoenix anche oltre l’ottava piazza di Western Conference. 21 vittorie e 16 sconfitte, nove successi nelle ultime undici partite giocate, uno score ora positivo tanto in casa (9-7) quanto in trasferta (12-9) e gli Spurs nel mirino. Davvero niente male.

UN CAMPIONE SENZA ETA’: un’altra stagione incredibile, 18.4 punti a partita, con il 46.5% al tiro, 5.9 rimbalzi e un PIE di 14.2. Vero trascinatore dei suoi Mavericks, tra le migliori squadre in NBA al momento, arrivato al settimo posto tra i migliori marcatori di sempre nella Lega, oltre i 27.049 punti di Moses Malone, e con Shaquille O’Neal nei radar. Semplicemente, il miglior giocatore europeo di sempre oltreoceano. Di chi stiamo parlando? Dirk Nowitzki, ovviamente.

 


 

Worst of the East

 

Worst Team: Cleveland Cavaliers

Dura la vita senza LeBron James. Una sola vittoria su sei match giocati senza il Prescelto e un periodo da incubo per i Cavaliers, che hanno raccolto un solo successo, contro gli Hornets, nelle ultime sei partite. Pistons, Hawks, Bucks e Mavericks si sono imposti su Cleveland prima che la concomitante assenza di Kyrie Irving portasse alla miserrima sconfitta contro i Sixers. Fortuna vuole che le avversarie di Eastern Conference si stiano facendo del male da sole e i Cavs siano rimasti al quinto posto, pur con un record ben più ridimensionato (19-16). James dovrebbe tornare nella sfida contro i Bulls tra una decina di giorni, ma nel frattempo Cleveland affronterà niente meno che Rockets, Warriors, Suns e Clippers, oltre a Kings e Lakers, con il serio pericolo che il record torni precipitosamente sotto il 50% di vittorie. Servirà il miglior Irving, dato che Kevin Love si è dimostrato un leader poco affidabile, e servirà vedere il peso degli innesti di Iman Shumpert e J.R. Smith. Oltre a sperare che il Prescelto rimanga in salute.

Worst Player: Kyle Lowry

E’ stata una settimana da incubo per i Raptors. Tre sconfitte consecutive hanno fatto perdere ai canadesi la vetta della Eastern Conference ed, anzi, Toronto è caduta al terzo posto, alle spalle di Hawks e Bulls. Trail-Blazers, Warriors e Suns non sono certo avversari facili, ma se si vuole puntare in alto serve vincere anche questo tipo di partite. Con DeMar DeRozan ancora ai box, il peso del leader è tutto sulle spalle di Kyle Lowry, che, finora, aveva vissuto una stagione fantastica. Gli ultimi sette giorni, però, non hanno convinto, con la guardia da Villanova che ha segnato 22 punti di media, ma tirando ben 60 volte ed infilando il canestro in sole 24 occasioni, di cui solo 5/16 da oltre l’arco, cui ha aggiunto anche 10 palle perse ed un -28 di plus/minus complessivo in 110 minuti sul parquet. Le prossime sfide mettono i Raptors di fronte a Hornets, Celtics, Pistons e Sixers. Si fa in fretta a perdere il contatto con la vetta dell’Est, ma c’è modo di rifarsi ampiamente.

 

Worst of the West

 

Worst Team: San Antonio Spurs

Che succede agli Spurs? Una settimana in chiaroscuro, iniziata con la sconfitta contro i Grizzlies, aveva comunque portato a due successi in fila, di misura contro i Pelicans e poi in maniera convincente contro i Wizards, prima del disastro combinato contro i Pistons. Con 8 secondi sul cronometro, sul +1 palla in mano, Tim Duncan serve una brutta rimessa a Patty Mills, il quale perde il contatto con il pallone, dando il via al contropiede di Detroit, concluso dal tiro della vittoria di Jennings allo scadere. Tutto questo, ancora una volta, davanti al pubblico attonito dell’AT&T Center. Il record stagionale è a quota 21 vittorie e 15 sconfitte, una sola partita sopra gli scatenati Suns, che occupano l’ultimo posto utile per i playoff. Lo score latita contro le avversarie di Division (4-6), di Conference (12-13), in trasferta (9-9) e delle ultime dodici uscite, San Antonio ne ha vinte soltanto quattro. La squadra manca della cattiveria e del furore agonistico della scorsa stagione. Che sia finita la fame di vittorie?

Worst Player: Josh Smith

Josh Smith – Immagine fornita da Panini SPA (https://www.facebook.com/panininba)
Sembra una maledizione. L’esordio vincente contro i Grizzlies di Josh Smith con la nuova casacca dei Rockets aveva fatto ben sperare, ma le restanti sei partite sono state un disastro (quasi) completo. Due successi contro i derelitti Hornets e gli Heat in crisi di risulati e quattro sconfitte, arrivate di misura contro Spurs e Wizards, in maniera decisa contro i Bulls e molto più nettamente contro i Pelicans (-28). Per Smith le cifre sono da giocatore di medio-basso livello: 10.7 punti, con il 42% al tiro e il 14% da oltre l’arco, 5.4 rimbalzi e 1.9 assist, cui aggiunge ben 3 palle perse a partita. Houston è scesa al quinto posto in Western Conference, una sola partita sopra i Clippers, che inseguono al sesto posto. L’ala classe ’85 ha segnato 21 punti contro Memphis e Chicago, mentre nelle restanti cinque partite un misero totale di 33 punti, con 15/40 al tiro e 1/7 da oltre l’arco. Non proprio il migliore dei modi di presentarsi ai suoi nuovi tifosi, soprattutto se si considera il rendimento dei Pistons senza di lui.

 

Worst of the Rest

 

THE DIRTY DOZEN: dodici sconfitte consecutive. Tante ne hanno messe insieme le due peggiori compagini al momento nella Lega. Per la Eastern Conference scendono in campo i New York Knicks, 5 vittorie nelle prime 37 partite giocate, 3-15 al Madison Squadre Garden, 2-17 lontano da casa, 4-18 contro le avversarie di Eastern Conference e un roster ridotto ai minimi termini, anche per liberare spazio salariale utile a ricostruire tutto dalle fondamenta in estate. Sperando che arrivi in fretta.

THE (OTHER) DIRTY DOZEN: per la Western Conference abbiamo invece i Minnesota Timberwolves, che non vedono i playoff da oltre una decina d’anni, hanno a roster le ultime due prime scelte assolute al Draft e, nonostante questo, hanno vinto 5 partite delle prime 33 giocate, solo 2 delle prime 21 contro la Western Conference, 3-14 in casa e 2-14 lontano da Minneapolis. Ah, e dodici sconfitte consecutive. Il 2015, di certo, non potrà essere peggio di così.

 

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