Best of the East
Best Team: Atlanta Hawks
Le Aquile sono tornate a volare. Grazie a tre vittorie consecutive in settimana, arrivate contro gli interessanti Pelicans, i disastrati Hornets, schiacciati 105-75, e contro i Celtics, Atlanta si è guadagnata la terza piazza assoluta in Eastern Conference, alle spalle solo di Raptors e Wizards, con il rassicurante record di 10 vittorie e 6 sconfitte. La Philips Arena è diventata terreno di conquiste per gli Hawks (8-2), che dovranno migliorare in trasferta (2-4) se vogliono mantenere la posizione privilegiata che si sono guadagnati. Eroi di questo inizio di stagione sono stati Jeff Teague (17.4 punti e 7.3 assist di media), che guida la seconda squadra nella statistica delle assistenze in tutta la NBA (25.6 a partita), leggermente alle spalle dei Warriors (25.7), e la nona per punti segnati (103.8), oltre a Paul Millsap (16.9 punti e 8.1 rimbalzi a partita) e Al Horford (13.7 punti e 6.4 rimbalzi). Sono, però, ben sei i giocatori in doppia cifra di media, a dimostrazione che questi Hawks sono prima di tutto un ottimo collettivo. Le prossime sfide contro Heat e Nets dovranno continuare a dimostrarlo.
Best Player: LeBron James
Ai Cavaliers serviva un cambio di passo, dopo essere finiti sotto il 50% di vittorie. James ha ripreso a macinare gioco e avversari e Cleveland è tornata sulla strada maestra, vincendo quattro partite consecutive in settimana contro Magic, Wizards, seconda forza ad Est e sconfitta 113-87, Pacers e, di misura, contro i Bucks, operando il sorpasso in graduatoria proprio nei confronti di Milwaukee. Ora i Cavs sono al quinto posto in Eastern Conference, con un record certamente più emozionante, fatto di nove vittorie e sette sconfitte, quattro delle quali arrivate contro avversari della Western. Il Prescelto ha messo insieme delle statistiche eccellenti nel mentre: 25.7 punti, arrivati con il 48% al tiro, 5.2 rimbalzi e, soprattutto, 9 assist a partita, utilissimi ad una squadra che è tornata su livelli più che accettabili di punti segnati di media (103.8) ed in particolare proprio nelle assistenze (21.8, di cui 7 sono di James). Il plus/minus di +73 negli ultimi 140 minuti giocati è una statistica degna del giocatore più forte del pianeta. La strada, però, è ancora tutta da percorrere.
Best of the West
Best Team: San Antonio Spurs
Dopo un primo inizio di stagioni tra luci e ombre sembrava finita la magia a San Antonio, ma ci hanno pensato otto vittorie consecutive a zittire ogni critica. Dopo la sconfitta con i Kings, gli Spurs hanno messo in fila Sixers, Cavaliers, Timberwolves, Nets, Pacers, la stessa Sacramento, Celtics e nuovamente Philadelphia. Contro Indiana e Sacramento, a causa di un piccolo problema occorso a coach Popovich, l’orgoglio italiano Ettore Messina è diventato il primo head coach di origine europea nella storia NBA e, successivamente, anche il primo a vincere. Al solito, a far grande San Antonio è un rendimento straordinario tanto in casa (6-1) quanto in trasferta (7-3) ed un collettivo fantastico, con cinque uomini oltre la doppia cifra di media e la bellezza di undici con almeno cinque punti segnati a partita. Guidano la carovana Tony Parker (17.3 punti e 5.7 assist), Kawhi Leonard (15.1 punti e 7.7 rimbalzi), finalmente incisivo anche in regular season, e l’eterno Tim Duncan (14 punti e 9.9 rimbalzi) L’unica nota negativa? Con il record di 13-4, ad Ovest, incredibilmente, non si va oltre il quarto posto, a pari merito con i Rockets.
Best Player: James Harden
J. Harden – Immagine fornita da Panini SPA (https://www.facebook.com/panininba)
Delle pretendenti alla vetta della Western Conference, la squadra che sta faticando maggiormente nell’ultimo periodo è certamente Houston. Per continuare a tenere vive le speranze dei Rockets, James Harden sta vivendo una stagione da assoluto protagonista. Le sue medie parlano da sole: 25.2 punti di media, secondo miglior marcatore della Lega pur con non eccelse statistiche al tiro, 6.2 rimbalzi e 6.7 assist a partita, che fanno di lui una delle guardie più complete del panorama NBA, come dimostra il suo PIE di 19.1, in parte penalizzato dalle scarse doti difensive del prodotto di Arizona State. Nessuno ha segnato quanto lui nelle ultime dieci partite giocate (28 punti di media) ed è secondo in termini di palle rubate (2.8). La squadra texana è, al momento, al quarto posto della Western Conference, a pari record con gli Spurs (13-4), ha vinto sette degli undici scontri diretti con le rivali dell’Ovest e ben sette sfide su otto giocate in trasferta. Stranamente le peggiori prestazioni sono venute tra le mura amiche (6-3), ma con un Harden a questi livelli nessun avversario è imbattibile.
Best of the Rest
THE AMAZING STEPH (pt.3): rischia di diventare un appuntamento fisso del mercoledì. Se le vittorie dei Warriors continuano ad aumentare (15), la striscia positiva sembra inarrestabile e arriva a dieci successi consecutivi, Golden State deve ringraziare il suo prodigio. Sotto 97-95 in casa contro i Magic a meno di cinque secondi dal termine, Curry si lancia verso l’area di Orlando, disorienta Tobias Harris e si prende lo spazio per la tripla della vittoria. Sapete già come va a finire. Splash, 98-97, Warriors win!
WELCOME BACK, RUSSELL!: è tornato in campo contro i Knicks e si è concesso soltanto 24 minuti sul parquet. Nel frattempo, però, non ha perso tempo e ha deciso di far vedere all’intera NBA che la sua stella non si è spenta: 32 punti, 7 rimbalzi e 8 assist, primo nell’era dei 24 secondi a produrre così tanto in 24 minuti o meno. New York, in questo lasso di tempo, ha visto i sorci verdi e ha prodotto appena 36 punti di squadra. Westbrook, da solo, dice 49. Bentornato allo straripante Westbrook. Firmato, i tifosi dei Thunder.
Worst of the East
Worst Team: Charlotte Hornets
Che disastro questi Hornets! Altre tre sconfitte su altrettante gare giocate nell’ultima settimana, contro Trail-Blazers, Warriors e Hawks, e fanno nove consecutive per Charlotte, che ha un record ormai disastroso (4-14). Colpisce, soprattutto, lo score fatto segnare contro le non imprescindibili avversarie di Conference (3-5) e quello fatto registrare in trasferta (1-8). I problemi sono un po’ ovunque: è calato il rendimento di Al Jefferson rispetto alla scorsa, fantastica stagione, soprattutto a rimbalzo (7.5 a partita), visibilmente quello di Kemba Walker in termini di punti segnati (14) e al tiro (36.4% e 27.3% da oltre l’arco), mentre Lance Stephenson ancora non sembra nemmeno entrato nell’ottica della sua nuova squadra e segna appena 9.6 punti di media, tirando in maniera orribile tanto dal campo (36.7%) quanto, soprattutto, da tre punti (18.4%). Gli Hornets si situano al 26° posto per punti segnati, appena 93.6, e ne subiscono ben 7.6 in più di quanti riescano a produrne. D’accordo che nella Eastern Conference tutto è possibile, ma c’è un limite alla decenza.
Worst Player: J.R. Smith
l’ombra di quel giocatore che guidò, insieme a Carmelo Anthony, i Knicks a 54 vittorie stagionali. New York è una delle poche franchigie che si possano “vantare” di essere messe peggio degli Hornets, avendo vinto soltanto quattro partite nelle prime diciannove gare giocate, con un record osceno contro le avversarie di Eastern Conference (3-10) e tanto al Madison Squadre Garden (3-7), quanto in trasferta (1-8). Smith segna 9.2 punti a partita in 25 minuti d’impiego, tirando con il 39.7% dal campo e con un terribile 27.8% da oltre l’arco. Alle scarse percentuali aggiunge la miseria di 2.2 rimbalzi e 3.4 assistenze a partita, per comporre un PIE di 7.1, ben al di sotto della media NBA. I Knicks vengono da cinque sconfitte consecutive e Smith ha saltato quasi tutta quella contro gli Heat e l’intero derby contro i Nets. Parrebbe un’influenza, ma, forse c’è qualcosa in più. Sicuramente, però, Smith non è stato quel qualcosa in più per la squadra della Grande Mela quest’anno. Anzi..
Worst of the West
Worst Team: Sacramento Kings
I Kings sono stati la vera sorpresa di questo inizio di stagione. Dopo aver sconfitto, tra le altre, Blazers, Clippers, Suns e Spurs, ecco che, arrivati a 9-5 e saldamente in zona playoff, quattro sconfitte consecutive contro le prime della classe, Rockets, la stessa San Antonio, Grizzlies e Raptors hanno punito Sacramento, riportandola sui livelli pronosticati alla vigilia (9-9) e al nono posto, a pari merito con i Nuggets, della Western Conference. Nonostante sia difficile imputare qualche accusa ai Kings, è innegabile che siano stati i peggiori nei piani alti ad Ovest nelle ultime gare, dato che le prime otto hanno tutte una striscia vincente aperta e le prime undici, escluso il team di coach Michael Malone (4-6), hanno un record positivo nelle ultime dieci partite giocate. La continuità che sta trovando la stella DeMarcus Cousins (23.5 punti e 12.6 rimbalzi di media), seguito a ruota da Rudy Gay (21.1 punti e 6.4 rimbalzi) e da Darren Collison (15.1 punti e 6.5 assist), dovrebbe coincidere con una serie di risultati utili anche per la squadra, se si vuole restare in corsa per i playoff. Bisogna vincere, anche contro le prime della classe.
Worst Player: Dante Exum
La quinta scelta assoluta dell’ultimo, ricchissimo Draft è stato l’australiano Dante Exum, sbarcato in quel di Utah con tante speranze e qualche aspettativa, se non altro quella di cercare di migliorare la tragica regular season dell’anno passato. I Jazz, però, non hanno cambiato passo, vincendo soltanto cinque delle prime diciotto gare giocate e perdendo le ultime sei partite consecutive e otto delle ultime dieci uscite sul parquet. Le medie di Exum sono, a dir poco, deludenti: 4.7 punti, con il 36.7% al tiro e il 30.2% da oltre l’arco, 1.5 rimbalzi e 2.2 assist in appena 18 minuti di media giocati. Dopo che il mondiale in Spagna della scorsa estate aveva mostrato tutte le imperfezioni ancora da affinare e migliorare nel gioco della guardia classe 1995 e la Preseason non era stata per nulla esaltante, nemmeno queste prime partite nella NBA sono servite a Exum per convincere i critici, che hanno cominciato a definirlo bust già da qualche tempo. Un ragazzo della sua personalità e del suo talento avrà tempo e modo di migliorare, ma dovrà cominciare a farlo in fretta.
Worst of the Rest
MOTOR CITY SENZA BENZINA: matureranno mai, questi Pistons? Ad analizzare il roster di Detroit vien davvero difficile capire come una squadra che ha tra le sue fila giocatori del calibro di Josh Smith, Andre Drummond, Greg Monroe e Brandon Jennings possa aver vinto soltanto tre partite delle prime diciotto giocate, soltanto due delle nove contro le avversarie di Eastern Conference ed essere così penosa tanto in casa (2-8) quanto in trasferta (1-7). Un minuto di silenzio per i tifosi di Motown, please.
(NEARLY) THE WORST EVER: Pacers, Bucks, Heat, Rockets, Magic, Bulls, Raptors, Mavericks, Rockets, Spurs, Celtics, Suns, Knicks, Blazers, Nets, Mavericks e Spurs. Non è una lista della spesa, ma sono le prime 17 avversarie della regular season dei Sixers. Lo score parla da sé: 0 vittorie, 17 sconfitte. La peggior prestazione di sempre è lo 0-18 dei Nets 2009/10. Per festeggiare il possibile record arriva niente meno che la peggior compagine della Western Conference, i Timberwolves. Appuntamento per le 3 di stanotte a Minneapolis. Forse sarà meglio andare a dormire presto.