Best of the East
Best Team: Miami Heat
Non è cambiato nulla dallo scorso anno, ma, al tempo stesso, è cambiato tutto. Gli Heat si confermano, almeno per ora, prima forza della Eastern Conference, unici ancora imbattuti nel raggruppamento, con tre vittorie in altrettante uscite. Se fino adesso l’assenza di LeBron James non ha pesato nel rendimento dei vice-campioni NBA, sarà comunque destinata ad essere decisiva con l’andare della stagione. Per ora Miami si gode le prestazioni mostruose di Chris Bosh (25.7 punti, 11.3 rimbalzi e 4 assist) e il ritorno ad altissimi livelli di Dwayne Wade (16.3 punti, 5 rimbalzi e 6.7 assist). Le tre vittorie contro i talentuosi Wizards, i derelitti Sixers e gli ottimi Raptors sono anche merito di Luol Deng, che ha segnato 15 punti di media con il 57.6% al tiro, e della ritrovata coppia Mario Chalmers-Norris Cole, la quale ha messo sul piatto complessivamente 26 punti e 6.7 assist a partita. Resta da vedere per quanto durerà il momento magico senza il Prescelto. Se son rose fioriranno, già dalla prossima uscita contro i Rockets, anch’essi imbattuti dopo tre partite.
Best Player: Nikola Vucevic
Se i Magic proprio non ne hanno azzeccata una finora, perdendo nettamente tutte e tre le prime partite stagionali contro Pelicans, Wizards e Raptors, c’è un giovane giocatore tra le loro fila che si sta facendo notare sul palcoscenico NBA. Si tratta di Nikola Vucevic, centro che, nonostante sia un classe 1990, è già giunto al quarto anno nella Lega. Se i 15 punti, con la bellezza di 23 rimbalzi, dell’esordio contro New Orleans hanno stupito tutti, anche considerata la caratura degli avversari che gli facevano compagnia sotto canestro, Anthony Davis e Omer Asik, altrettanto hanno fatto le due seguenti uscite, in cui ha messo insieme 23 punti e 12 rimbalzi contro Washington e 15 punti, 12 rimbalzi e 4 assist contro Toronto. Fin quando è rimasto in campo nei primi due match, i Magic sono rimasti in partita (-3 e -2 i suoi plus/minus), mentre contro i canadesi il dato è stato ben più deludente (-24). Vucevic è diventato il quarto giocatore negli ultimi 20 anni a mettere insieme almeno 35 punti e 35 rimbalzi nelle prime due partite della stagione. Peccato, però, che i compagni non siano all’altezza.
Best of the West
Best Team: Memphis Grizzlies
Dopo aver raggiunto i playoff all’ultimo assalto lo scorso anno, in questa regular season i Grizzlies sono intenzionati a partire col piede giusto. Lo hanno fatto nelle prime uscite, battendo tre tra le più interessanti compagini della Lega, senza mai perdere. Timberwolves, Pacers e Hornets, in una partita molto combattuta pur nel risicato punteggio (71-69), sono le vittime sacrificali della partenza da urlo della franchigia del Tennessee. Memphis deve ringraziare soprattutto Marc Gasol, che finora è stato dominante con 24.7 punti di media e il 58.8% al tiro, cui aggiunge 7.7 rimbalzi, e Zach Randolph, un fattore da 19.7 punti e 12.7 rimbalzi, tirando, per altro, con quasi il 60% dal campo. Il nuovo acquisto Vince Carter porta con sé tutta la sua esperienza e la sua qualità, ma la carta d’identità non aiuta. Unico neo le cattive prestazioni di Mike Conley al tiro (34% dal campo e 26.7% da oltre l’arco). I Grizzlies, prima di quattro agili uscite con Bucks, Lakers, Grizzlies e Pistons, dovranno affrontare le ostiche sfide con Pelicans, Suns e Thunder. Prima il dovere, poi il piacere.
Best Player: Anthony Davis
Provate a fermarlo. La rivoluzione chiamata Anthony Davis ha iniziato a sconvolgere la NBA e i risultati sono stati incredibili: 26 punti, 17 rimbalzi, 9 stoppate e 3 palle rubate contro i Magic, in una partita cominciata male, ma alla fine vinta nettamente dai suoi Pelicans; 31 punti, 15 rimbalzi e 3 stoppate contro i Mavericks, cui aggiunge un +3 al plus/minus nonostante i suoi al termine abbiano perso. Davis è il quarto giocatore della storia ad aver messo a segno almeno 50 punti con 30 rimbalzi e 10 stoppate nelle prime due partite di regular season, entrando in un club esclusivo composto da leggende di questo sport quali Patrick Ewing, Hakeem Olajuwon e Bob McAdoo. New Orleans stenta a decollare e nella Western Conference partite come quella contro i Mavs devono essere vinte se si vuole avere ambizioni per i playoff. Davis ha l’opportunità di fare cose straordinarie, data la giovanissima età e il talento a dir poco straripante, il più cristallino dell’intera Lega. Continuare a (ri)scrivere la storia e portare i suoi ai playoff potrebbero essere tra queste.
Best of the Rest
BACK ON TRACK: i Warriors, nonostante abbiano raggiunto i playoff, sono stati tra le delusioni dell’anno passato e Klay Thompson non è esente da colpe. La prima partita di quest’anno ha posto qualche dubbio sul suo rendimento (4/14 al tiro e 2/8 da tre punti), subito, però, sotterrati sotto 41 punti con un devastante 14/18 al tiro e 5/7 da oltre l’arco contro i Lakers. Prestazione confermata dai 29 punti contro i Trail Blazers nella terza vittoria consecutiva per Golden State. Warriors are back!
FLYING ROCKETS: nella Western Conference, si sa, la strada verso i playoff è molto più complessa che dai cugini della Eastern. Meglio partire con tre vittorie come ha fatto Houston, che ha sconfitto nell’ordine Lakers, Jazz e Celtics, tre grandi del passato ormai su livelli di mediocrità da qualche stagione. Se a James Harden (25.3 punti, 5.3 rimbalzi e 7.3 assist di media), e Dwight Howard (16.3 punti e 9.7 rimbalzi) si aggiunge poi un Terrence Jones atomico (16.7 punti e 8.7 rimbalzi) si può davvero volare a veder le stelle.
Worst of the East
Worst Team: Philadelphia 76ers
I Sixers, che la scorsa stagione hanno fatto “poche” apparizioni tra i peggiori soltanto per evitare di citare ogni settimana una squadra ormai fuori dai giochi, almeno durante la prima settimana si erano guadagnati il premio di migliori nella Eastern Conference. Quest’anno, invece, Philadelphia parte già malissimo e mette a segno tre sconfitte consecutive contro Pacers, Bucks e Heat, per altro chiudendole tutte con almeno 12 punti di scarto a sfavore. Nerlens Noel, talento a cui si attaccavano le flebili speranze della squadra in attesa del ritorno sul parquet di Michael Carter-Williams, che potrebbe saltare lunga parte della stagione, ha avuto un difficile inizio nella sua avventura NBA, dovuto ad un pessimo 38.5% al tiro, con soli 7.3 punti, conditi però da 8.3 rimbalzi. Fortuna che c’è Tony Wroten, che segna 19 punti e smazza 7.7 assist a partita, altrimenti il secondo peggior attacco della Lega (89.3 punti di media) sarebbe ancor peggiore. Come se ce ne fosse bisogno.
Worst Player: D.J. Augustin
I Pistons sono seriamente intenzionati ad essere tra le peggiori franchigie della Lega anche quest’anno, nonostante siano una squadra apparentemente di grande talento, e Augustin sembra avere tutta l’intenzione di aiutarli. Tre partite e tre sconfitte per la franchigia di Motown, con Nuggets, Timberwolves e Nets a fare banchetto delle disgrazie del team guidato da coach Stan Van Gundy. L’esordio per Augustin propone un 5/10 al tiro, con 2/6 da tre punti, tre assist e tre palle perse, mentre la successiva partita con Minnesota è la peggiore del lotto e la guardia si abbandona ad un pessimo 6/18 dal campo, con 1/5 da oltre l’arco. Non contento, contro Brooklyn conferma la pessima prestazione con un 1/5 al tiro e 0/2 da tre punti. Non proprio il modo migliore per ringraziare dell’opportunità di essere titolare al posto di Brandon Jennings. Il risultato è che Detroit ha il peggior attacco della Lega e segna soltanto 86.7 punti a partita. Quando si sveglierà dall’incubo?
Worst of the West
Worst Team: Los Angeles Lakers
Torna la leggenda Kobe Bryant, tornano i vecchi, straordinari Lakers. No, l’adagio proprio non funziona. La sconfitta all’esordio contro i Rockets è seguita dalla tremenda disfatta contro i Suns, che alla fine chiuderanno sul +20 (119-99), dalla debacle nel derby contro i Clippers e dalla netta caduta contro i Warriors. Il tutto senza alcuna vittoria in cascina. I gialloviola sono, al momento, la peggior squadra dell’intera NBA, unici con quattro sconfitte, con il peggior defensive rating della Lega (120.2 punti subiti ogni 100 possessi), il peggior net rating (-19.6 punti), il peggior plus/minus complessivo (-17), il quartultimo peggior fatturato a rimbalzo (37.8 a partita) e in termini di stoppate (2.8 a partita). Insomma, un disastro assoluto, in cui si salvano soltanto alcuni sprazzi dell’eterno talento del Black Mamba. Inoltre, la prima scelta al Draft, Julius Randle, ha subito un gravissimo infortunio al suo esordio assoluto e salterà l’intera stagione da rookie. Peggio di così proprio non può andare.
Worst Player: Carlos Boozer & Jeremy Lin
Da chi cominciare? Per non fare torto a nessuno, l’ordine alfabetico impone Boozer in apertura. Un buon esordio contro i Rockets da 17 punti con 7/13 al tiro e 7 rimbalzi, poi, negli altri tre match, 22 punti complessivi, tirando 9/24 dal campo, con 15 rimbalzi e la bellezza di 10 palle perse, cui aggiungere un -55 di plus/minus a dir poco agghiacciante. Impossibile far peggio? Lin, escludendo la sua miglior prestazione, ovvero i 17 punti con 9 assist contro i Clippers, tira 3/16 dal campo e 0/4 da oltre l’arco, per un totale di 19 punti in tre partite, conditi da 13 assist, 11 palle perse e il terrificante plus/minus di -57. Che, finora, si siano dimostrati entrambi tra i peggiori acquisti estivi in NBA è dimostrato dai risultati di squadra, delineati poco sopra. Con queste tragiche individualità, nemmeno una leggenda come Bryant può far molto.
Worst of the Rest
WHAT HAPPENS TO THE NORTHWEST DIVISION?: cinque squadre che, nelle prime uscite stagionali, stanno facendo a gara a chi ne perde di più. Incredibile ma vero, in testa alla Division ci sono i Nuggets, con una vittoria e una sconfitta. Sotto si trovano Trail Blazers, Thunder, Jazz e Timberwolves, tutte a quota 1-2. Se in casa il rendimento è accettabile (5-3), in trasferta il disastro è completo (0-6), così come contro le avversarie della Western Conference (3-8). Chi suonerà la sveglia?
NOT SO MAGIC: all’elenco delle squadre soprannominate “mai una gioia” manca all’appello Orlando, che ha iniziato la sua regular season con tre sconfitte consecutive. Le partite sono citate in precedenza per elogiare il talento di Vucevic, ma ecco un macabro dettaglio. Dopo la sfida contro i Bulls di questa notte, cui seguirà quella dei Sixers contro i Rockets di domani, ci sarà lo scontro diretto tra le due squadre più emozionanti della Eastern Conference, cui arriveranno entrambe, molto probabilmente, senza neanche una vittoria. Godetevi lo spettacolo, mi raccomando.
articolo aggiornato a lunedì 3 novembre