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Creato il 25 settembre 2013 da Marcopress @gabbianone

Giancarlo Galan ha il merito di dire sempre le stesse cose. Coerenza. Dice proprio cose di Forza Italia, e cioè come Forza Italia avrebbe dovuto essere, agire, crescere, lettera, testamento.
Se quindi esalta il ritorno di Fi, è certissimo che ci crede davvero. «Le idee devono essere quelle di ispirazione liberale e gli uomini sul tipo di quelli che si presentarono nel ’94», dice Galan citando i Martino e gli Urbani e demolendo i Gasparri e i Cicchitto, «all’inaugurazione della nuova sede di Roma, tutti a spingere per farsi fotografare con Berlusconi».
E poi aggiunge: «Niente cariche, niente tessere, via tutto. Quando abbiamo fatto i congressi nel Pdl, la cosa più rilevante che abbiamo ottenuto è stata una montagna di iscrizioni false. Via. E chi non gradisce questo tipo di organizzazione può tranquillamente accomodarsi altrove, non in Forza Italia».
Via è il concetto più convincente dell’ultimo Galan, che è uguale al primo Galan. Ma ha preso atto che, vent’anni dopo, è cambiato il mondo. E si tira fuori, come dovrebbero fare tutti – in un partito non partito -, tutti quelli con due mandati alle spalle.



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