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Sfratto e polizia: ragazzo all’ospedale con un occhio nero e un braccio gonfio. La protesta del padre

Creato il 01 luglio 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

“E’ arrivata la polizia, ha picchiato mio figlio Abel: il suo occhio è nero, il suo braccio è gonfio”. Lo dichiara Titu, padre di famiglia rumeno che stasera attorno alle 21, quando lui e i suoi erano stati sfrattati, non aveva più un posto sicuro dove dormire. Lui e due familiari sono stati ospitati da parenti. Le due donne e il minore che fanno parte della famiglia sono state ospitate dalla casa dell’accoglienza, a spese del Comune di Cremona. L’unità della famiglia, che ha vissuto in questi ultimi mesi in via Filzi 44 con i nonni, è stata spezzata. L’umano diritto alla casa è stato negato dall’assimilazione di tale diritto da parte del mercato.
Lo sfratto è stato voluto dall’impresario immobiliare proprietario dell’appartamento di Titu e dell’intera palazzina, con 23 alloggi, la metà dei quali affittati. Titu non ha potuto pagare l’affitto a causa del lavoro precario e del salario basso che ha ottenuto come muratore. Oggi stesso ha lavorato nella zona del Lago di Garda, nel video dichiara di aver firmato un contratto per un mese. Tornato a casa, si è reso conto che le più aspre previsioni si erano realizzate e che la sua vita, come quella della sua famiglia, era cambiata.


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