Ieri sera c’è stata l’inaugurazione di Shit and Die, il progetto espositivo curato da Maurizio Cattelan, Myriam Ben Salah e Marta Papini per One Torino di Artissima 2014. Il titolo è una delle 100 frasi dell’opera “One Hundred Live and die” di Bruce Nauman, in cui 100 scritte al neon colorate riprendono altrettante azioni della vita-morte di un essere umano.
Cattelan, Myriam Ben Salah, Marta Papini.
Maurizio aveva 100 atti tra cui scegliere e ha giustamente selezionato Shit. Del resto, uno che ha chiamato un magazine “Toilet Paper”, una rapporto freudianamente complicato con la cacca se lo porta dietro. Alla fine, chi non ce l’ha?
Uno impara a parlare sentendo echeggiare: Fai la cacca! Bravo! Già nel vasino! Bravissimo*. Inspiegabilmente, intorno ai 3 anni, la dea cacca diventa emanazione del demonio e va pertanto evitata. E’ tossica, brutta e puzza. Se la pesti, tua madre ti sgrida e ti fa lasciare le scarpe in garage. Qualsiasi cosa brutta, viene per brevità definita “cacca”. Se ne pronunci il nome a tavola, parte la censura. Per il resto dell’età adulta, continui a maledirla -in caso di dissenteria-, invocarla -in caso di stitichezza-, evocarla -in caso di colloquio-.. Ad abusarla, in assenza di insulti più specifici, e anelarla, nei momenti di stress (persino il Maestro cantava “Ovvio, il medico dice sei depresso, nemmeno dentro al cesso possiedo un momento”).
Ha inspirato artisti, registi (ricordo un episodio di Scrubs dal titolo “My porcelain God” starring Michael J. Fox, ed uno di Sex And the City in cui Carrie che riusciva finalmente a farla a casa di Big) e scrittori (L’incredibile storia di Lavinia è secondo me uno dei libri per l’infanzia più belli dell’universo mondo). Ma la consacrazione definitiva l’ha celebrata Whatsapp, dedicandole una apposita emoji. Per me, la cacca ha vinto tutto.
Ah già, la mostra! La mostra Shit and Die si trova a Torino presso palazzo Cavour dal 6 novembre 2014 fino all’11 gennaio 2015. Articolata in 7 sezioni, contiene opere di Thomas Braida, Valerio Nicolai, Emiliano Troco, Aleksander Veliscek. Ida Tursic & Wilfried Mille. Molte di esse citano/canzonano figure pubbliche e esseri mitologici personaggi storici torinesi. Alcune opere provengono da altri Musei, tra cui spicca quello dedicato a Cesare Lombroso, teatro di una mia colorita visita circa 1 anno fa. In un eccesso di autostima, ho cercato di entrare all’inaugurazione puntando tutto sul mio temibilissimo-sguardo-da-cerbiatta, ma ho fallito. Niente, ci riprovo stasera con la mia profumatamente-pagata-tessera-musei.
Dopocena, io e voi-sapete-chi siamo stati a Shit and party presso il Lapsus. La serata è andata bene: mi sono idratata con 4 Disaronno Sour e ho deriso spudoratamente gli outfit di artisti e galleristi. Quando è arrivato Cattelan, ha accettato gentilmente di fare un autoscatto insieme a me (proprio così: non ho detto selfie, bravissima me). Anzi, i nostri nasi hanno accettato di fotografarsi.
Stavo per chiedergli se mi faceva arrivare a casa un paio di tazze della collezione Seletti wears Toiletpaper, quelle con lo sturalavandini, che sto giusto giusto andando a convivere ma è intervenuto voi-sapete-chi, che mi ha trascinata via mormorandomi all’orecchio: “Adesso torniamo a casa, su, da brava, lascia stare il signore”. Uffa.
*La madre di un mio ex ci tenne a informarmi: “La sua prima parola è stata cacca”