Il 30 marzo 1911 scompare Pellegrino Artusi, nato nel 1820 a Forlimpopoli. Da dove è fuggito a Firenze, dopo la drammatica
notte del "Passator cortese" (1851). Suo padre Agostino fu preso di mira da Stefano Pelloni assieme agli altri benestanti del paese. Una delle sue due sorelle, Gertrude, "fuggì per i tetti,
seminuda e terrorizzata, tornandone con i cappelli imbiancati" (V. Emiliani). La giovane ne resta segnata per tutta la vita con scosse convulsive. Aggravate da un matrimonio (combinato, secondo
le usanze del tempo) con un tipo rozzo, villano e manesco che, aggiunge Emiliani, la fa finire in manicomio a Pesaro.
Nel 1891 Artusi pubblica a sue spese un'opera destinata alla celebrità, "La scienza in cucina e l'arte del mangiare bene": con bistecca e risotto ha condito una lingua che ha unito l'Italia (G.
L. Beccaria). Ad Emiliani dobbiamo un efficace ritratto di Artusi: un solido borghese non scalfito dalle "terribili questioni sociali emerse dall'Italia unificata". Un'occhiata ai fatti: dal
gennaio 1869 c'è la tassa sul macinato che provoca agitazioni e rivolte delle masse contadine, costrette a pagarla immediatamente al mugnaio, osserva G. Candeloro in una pagina integralmente
ripresa da Montanelli.
Nelle nostre zone avvengono scontri sanguinosi con la forza pubblica: 26 morti soltanto nel Reggiano. In tutt'Italia, sono 250. Più migliaia di feriti. A Bologna è sequestrato "L'amico del
Popolo" per un articolo intitolato "Il balzello della fame". La Romagna, ricorda M. Cattini, ha i più alti coefficienti di mortalità, grazie anche alla pellagra. Nelle nostre campagne si vive
peggio che altrove. Già da tempo.
Tra 1765 e 1768 pure Rimini è colpita da una grave carestia che costringe alla fame, sino al pericolo di vita, il "popolo minuto". I poveri rappresentano il 20% della popolazione. Roma nega una
sovvenzione per soccorrere i bisognosi. A mons. Giuseppe Garampi procuratore di Rimini nella capitale, spiegano che "si tiene per esagerato ogni bisogno". E che "la Campagna fornisce ora Erbaggi
e Frutti, coi quali supplire a qualche deficienza di Pane".
Le sintetiche cronache di L. Tonini (1843-74) registrano ripetute sommosse per il grano da parte di marinai, braccianti e donne dei marinai. Nel 1847 è ucciso un mercante di cereali, Massimiliano
Pedrizzi, accusato di esportarlo a danno della città. Aumenta la miseria e nel 1859 si vieta il libero questuare. In Romagna, scrive Artusi, "si può far vita gaudente con poco". [1036]
Antonio Montanari
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il Ponte,Rimini, 17 aprile 2011