Pochi sanno che la grande chiesa laica italiana, il quotidiano “Repubblica”, è finanziata dall’ingegnere miliardario Carlo De Benedetti. E’ lui che paga gli stipendi ai numerosi a-teologi del quotidiano di Largo Fochetti (Mancuso, Augias, Odifreddi, Flores d’Arcais, Saraceno, Spinelli ecc.), cercando da anni di diventare l’alternativa morale alla Chiesa cattolica.
Qualche giorno fa De Benedetti era presente assieme al fratello Franco al quarantesimo anniversario della Consob, dove era stato invitato anche l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Appena il cardinale ha preso la parola, però, i De Benedetti si sono alzati e sono usciti, perdendosi una bella omelia incentrata sul bisogno «che tutta l’economia e la finanza siano etiche». Franco De Benedetti, poche ore dopo, ha twittato: «Parla il cardinale Scola. Un organo dello Stato non si fa dare lezioni di etica dalla Chiesa. E lascio la sala».
Un vero peccato, sopratutto per Carlo. Il quale, lo ha ammesso lui stesso, è noto per aver pagato tangenti ai tempi dell’Olivetti. Affermando anche orgoglioso al Wall Street Journal: «Se dovessi rifare tutto di nuovo lo rifarei: pagherei le tangenti ai politici per ottenere le commesse pubbliche». A proposito di Olivetti, il patron di “Repubblica” non ha mai risposto alle domande di Beppe Grillo, la cui prima tratta proprio il primo di una serie di fallimenti che segnano la carriera di De Benedetti: «Lei si sente responsabile del fallimento dell’Olivetti di cui è stato presidente per molti anni? Una società all’avanguardia nell’innovazione ridotta in macerie? Può illustrarci le iniziative di manager che mise in atto per evitarne il tracollo? Risponda per cortesia anche se si trova in Svizzera». La seconda domanda di Grillo si concentra invece sul sospettoso incremento di patrimonio dell’ingegnere dopo il fallimento della nota azienda.
La terza domanda del leader Movimento 5 stelle si è soffermata sulla centrale a carbone di Vado Ligure, la Tirreno Power, controllata in gran parte da De Benedetti attraverso Sorgenia (un altro investimento del “sistema De Benedetti” che sta finendo in fallimento), accusata di disastro ambientale e della morte di centinaia di persone. La quarta domanda è sull’uso dei 491,3 milioni di euro percepiti in seguito alla sentenza definitiva sul Lodo Mondadori, i quali non sono stati usati per salvare gli 81 dipendenti del suo giornale licenziati in tronco nel 2013. E così via…
Un dispiacere dunque che Carlo non abbia voluto ascoltare il richiamo alla “finanza etica”, così come per tutti gli altri imprenditori non presenti (di destra o di sinistra). Recentemente ha espresso il suo apprezzamento per Papa Francesco: «Mi piace molto perché parla il linguaggio della verità e vuole scardinare quella fogna che è il Vaticano, è il Papa dei nostri tempi». Ora si spiega anche la mediatica passione di Eugenio Scalfari per il Pontefice, culminata in un’intervista non accettata dalla Santa Sede. Lo ha capito anche Papa Francesco dopo che Scalfari -riportando l’intervista su “Repubblica”-, gli ha messo in bocca parole e riflessioni che non aveva mai fatto. Così, nell’ultimo incontro, il Pontefice gli ha espressamente chiesto di mantenere privati i loro incontri, segnando così l’ennesimo progetto fallito di De Benedetti.
La redazione