Facebook è un bel cesto di esistenze, un campione abbastanza rappresentativo della fauna umana locale o globalizzata.
Uno dei passatempi migliori è quello di sbirciare gli album fotografici dei propri contatti: vacanze, tempo libero, schiere di animali domestici, luoghi esotici, figli, matrimoni, fidanzati in schiera (e successive foto tagliate a metà), collezioni di scarpe e tragiche sbornie.
Tra la noia mortale di tramonti sul mare e cene aziendali di serie, capita di trovare storie interessanti o destinazioni che stuzzicano i desideri.
L’altra sera stavo giusto guardando un mio amico lanciarsi giù da un torrente furibondo in un album intitolato “Hydrospeed”:
Invidia pazzesca. Voglia di informarsi, prenotare, travestirsi da Ape Maja e fiondarsi giù.
Poi comincio a guardare bene le facce.
E un po’ ci ripenso, io che ho i polmoni grossi come una mozzarella e il culo di piombo.
Scatta il “vorrei ma non posso”. Decisamente no.
Poi mi imbatto in una foto, l’ultima dell’album, e subito mi sento a casa.
Perché vedete, c’è chi è nato per cavalcare le cascate, e chi per abbeverarsi dalla sponda: io assomiglio più ad un placido bovino che ad un’ape combattente. Nonostante lo spirito insonne, a fottermi è l’inettitudine del corpo e la mollezza dell’indole.
Quanti desideri non avveriamo perché non ci sentiamo all’altezza? Quante esperienze ci precludiamo perché dormiamo sul tempo, temiamo l’azzardo, stringiamo il culo e rendiamo stitica la nostra vita?
Che lo spirito delle api sia con voi.